Per il co–presidente del Ps i ragazzi stanno soffrendo troppo e devono tornare al centro del dibattito pubblico
«Che fine hanno fatto i giovani e i bambini nel dibattito politico dell’ultimo anno?». Ha esordito così il co–presidente della sezione ticinese del Partito socialista (Ps) Fabrizio Sirica in occasione del comitato cantonale tenutosi questa sera, rigorosamente in streaming per le note ragioni pandemiche. Per Sirica è necessario mettere al centro del discorso politico le esigenze di questa fascia della popolazione. «I bambini e i giovani non sono stati sufficientemente ascoltati e lo confermano il rapporto di Pro Juventute e la notte di scontri alla foce a Lugano. La politica dunque si è dovuta svegliare – continua –, ma a conti fatti non si sono viste delle scelte».
Il co-presidente ha inoltre toccato il tema della mancanza in Ticino di strutture adeguate per giovani che si trovano in un momento di difficoltà, ricordando che molti di loro vengono ricoverati in cliniche psichiatriche insieme agli adulti o mandati in strutture italiane. «La stragrande maggioranza dei giovani è in salute, ma l’ultimo anno ha messo in difficoltà tutti loro», ha ricordato Sirica sostenendo la necessità di offrire ai ragazzi luoghi di aggregazione. «Non bisogna vedere tutto ciò come una spesa ma come un investimento», ha aggiunto, sottolineando l’importanza di portare al centro del dibattito comunale i bisogni dei giovani. Sull’importanza della politica comunale si è espressa anche la co-presidente Laura Riget: «In un sistema federalista spesso si parla della Confederazione come il livello decisionale più alto. Questa terminologia non mi piace. La politica comunale è senza dubbio quella più vicina ai cittadini e i nostri Comuni hanno bisogno di idee socialiste, ambientaliste e progressiste».
Il ‘parlamentino’ socialista si è infine concentrato sulle votazioni del prossimo 13 giugno. Il consigliere nazionale Bruno Storni ha spiegato l’importanza di sostenere il referendum sulla legge del CO2. A seguito di perplessità e pensieri contrari di alcuni membri del partito ticinese, la consigliera agli Stati Marina Carobbio Guscetti ha affermato: «Un ‘no’ sarebbe una vittoria per quegli ambienti che, per ragioni economiche, non vogliono misure necessarie a contrastare i cambiamenti climatici. Un ‘sì’ permetterà di costruire in seguito altre misure».
La consigliera agli Stati ha inoltre presentato i motivi per sostenere la legge Covid–19, ribadendo che essa non prevede l’obbligo di vaccinazione. Inoltre ha ricordato che se il referendum contro la legge venisse accolto, significherebbe la fine di vari aiuti economici come quelli per i casi di rigore e le Indennità di perdita di guadagno (Ipg–Corona).