L'Associazione genitori non affidatari condivide il progetto del Dipartimento. 'Ma nell'attesa del 2024 vanno eliminate subito le criticità del sistema attuale'
L’Associazione genitori non affidatari si dice d’accordo con la riforma del settore tutele e curatele in Ticino proposta dal Dipartimento istituzioni, del resto contenuti e obiettivi “corrispondono in toto a quanto da noi rivendicato negli anni scorsi”. Una riforma - incentrata su Preture ad hoc, le future Preture di protezione - che entrerebbe però in vigore solo nel secondo semestre del 2024, stando alle indicazioni del consigliere di Stato Norman Gobbi. Nel frattempo? Nel frattempo, sostiene Agna, occorre attuare "subito" dei correttivi “per eliminare alcune importanti criticità che contraddistinguono le prestazioni delle attuali Autorità regionali di protezione”, le Arp. L’associazione suggerisce allora i correttivi. A cominciare dall’implementazione "immediata" nelle Arp "dell’applicativo Agiti/Juris", il software usato dalle autorità giudiziarie.
In una lettera indirizzata di recente al governo, l’associazione prende dunque posizione sul progetto di riorganizzazione elaborato e messo in consultazione dal Dipartimento presso gli enti pubblici e privati interessati sino a fine marzo. La riforma prospetta il passaggio dai Comuni al Cantone delle autorità di protezione e di riflesso della competenza di stabilire e applicare le misure per adulti e minori previste dal Codice civile svizzero. Soprattutto, prospetta l’abbandono dell’odierno modello amministrativo e l’adozione di quello giudiziario, con la creazione appunto delle Preture di protezione. Addio pertanto alle sedici Arp, del cui funzionamento e dei cui costi sono oggi responsabili gli enti locali. Nel nuovo assetto le misure verrebbero disposte da collegi di tre membri: il pretore di protezione e due specialisti, uno con formazione in psicologia/pedagogia e uno in lavoro sociale. A esercitare la vigilanza sulle Preture di protezione sarebbe la Camera di protezione del Tribunale d’appello, ora chiamata a deliberare sui ricorsi contro le decisioni delle Arp e a vegliare sul loro operato. Questo e altro contempla la riorganizzazione. Che concerne “una materia estremamente delicata: curatele, tutele, ricovero a scopo di assistenza, collocamenti, privazione dell’autorità parentale, regolamentazione dei diritti di visita sono misure di protezione che toccano i diritti e le libertà fondamentali di una persona”, ha sottolineato Frida Andreotti, responsabile al Dipartimento istituzioni della Divisione giustizia, intervenendo alla conferenza stampa di inizio febbraio quando è stato illustrato il progetto. Il relativo messaggio, ha fatto sapere a sua volta il direttore del Dipartimento, dovrebbe essere licenziato dal Consiglio di Stato entro quest’estate. Se parlamento e cittadini daranno luce verde, dato che occorrerà anche ritoccare la Costituzione cantonale, la riforma scatterà, ha aggiunto Gobbi, “nel secondo semestre del 2024”.
Un “lungo iter” che preoccupa l’Associazione genitori non affidatari, come si legge nella missiva firmata dal presidente Pietro Vanetti e dal segretario operativo Rudy Novena. Preoccupa se intanto non si rimuovono le "criticità“ che secondo Agna caratterizzano in generale l’attività delle esistenti Arp. Criticità, si afferma nella lettera al Consiglio di Stato, “che si possono eliminare senza modifiche legislative, con soluzioni in linea con quanto previsto nel progetto per la riorganizzazione del settore, la cui entrata in funzione è attesa, purtroppo, solo nella seconda metà del 2024... se tutto andrà bene”. Senza modifiche legislative, basta la "buona volontà". Ebbene nell’attesa del 2024, l’associazione suggerisce - oltre all’implementazione "immediata" dell’applicativo Agiti/Juris nelle Autorità regionali di protezione - l’introduzione “del programma informatico Mu@k per il calcolo dei contributi”. Scrivono Vanetti e Novena: "Poiché il calcolo dei contributi alimentari è uno degli aspetti che richiede molta attenzione nelle pratiche di separazione o divorzio, e le tabelle a disposizione non risolvono più le aspettative attuali dell’utenza, riteniamo che valutare soluzioni nuove sia un dovere urgente delle autorità": Mu@k sarebbe peraltro “in linea con le recenti decisioni del Tribunale federale che chiariscono importanti questioni sul diritto al contributo di mantenimento e cambiano in parte la prassi precedente”. Agna propone pure "l’introduzione nelle attuali Arp di procedure e processi di lavoro ispirati al modello ’Cochem’ " e questo “nel rispetto delle recenti sentenze del Tribunale federale che stabiliscono l’affido condiviso come regola di base”. Chiede anche che nelle Autorità regionali di protezione “al momento della sostituzione di presidenti o membri permanenti” venga applicata “la regola di designare persone che siano sempre rappresentative dei due sessi (uomo e donna)". Rileva l’associazione nella lettera: “Nella nostra esperienza di quindici anni di lavoro nell’ambito della consulenza a genitori/genitrici non affidatari e sempre più spesso anche a genitori/genitrici affidatari, ci rendiamo conto che in situazioni simili per valenza giuridica/sociale le decisioni variano se intimate da un presidente o da una presidente”. La stessa regola viene invocata nell’assegnazione “di mandati per l’ascolto dei minori, per la valutazione delle capacità genitoriali e per perizie psichiatriche”. Agna, spiega Vanetti, interpellato dalla ’Regione’, «propone che - proprio per le conseguenze pratiche che il mandato può avere, orientando in un modo o nell’altro la decisione dell’Autorità regionale di protezione che ha commissionato la perizia - il risultato e le raccomandazioni della valutazione siano sempre dati in un documento redatto da due specialisti di sesso diverso».