Il vicesindaco di Lugano: 'Si è capito che le città da sole non possono farcela'. Galli (polcom): 'Valida l'idea del Dipartimento, pronti a fare la nostra parte'
«L’obiettivo era fare il punto della situazione e presentare la strategia dal punto di vista della Polizia cantonale», spiega il direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi. Una strategia che «si focalizza molto sulla prevenzione e sul far comprendere che non si tratta di un tema solo locale, considerata l’alta mobilità dei giovani e della popolazione in generale», sottolinea il presidente del Consiglio di Stato, raggiunto dalla 'Regione' al termine della seduta della Conferenza cantonale consultiva sulla sicurezza in cui il Dipartimento ha illustrato la strategia per scongiurare in Ticino il ripetersi di tensioni e scontri, come quelli avvenuti sabato sera alla Foce di Lugano, tra giovani e forze dell'ordine. Una strategia basata soprattutto sulla prevenzione e sul "dialogo costruttivo" per informare e sensibilizzare al rispetto delle regole per arginare la diffusione della pandemia, scongiurando fra l'altro gli assembramenti. Nell’ambito della prevenzione, riprende Gobbi, «l’obiettivo è evitare che certe situazioni che abbiamo visto si ripresentino. Marcando presenza, presidiando ma anche, in caso di necessità, nell’avere un dispositivo di intervento che possa essere messo in piedi in tempi brevi». Chiaro, se si parla di prevenzione «non si parla solo di un compito di polizia. Ci vuole dialogo e quindi occorre che collaborino anche tutti gli altri attori coinvolti, per far comprendere ai giovani che in questo momento nel quale si chiedono sforzi e limitazioni a tutti è importante rispettare le regole per continuare a godere delle libertà che comunque ci sono ancora». L’obiettivo finale, assicura il capo del Dipartimento istituzioni, «non è reprimere, ma evitare appunto che certe situazioni si ripresentino».
Si dichiara «soddisfatto» il vicesindaco di Lugano e responsabile del Dicastero sicurezza Michele Bertini, tra i partecipanti alla seduta della Conferenza. «Il Cantone ha preso coscienza, non soltanto a parole ma anche con i fatti, che le città, al momento quelle maggiormente toccate dal problema, non possono farcela da sole a fronteggiare il fenomeno degli assembramenti e le tensioni che ne possono derivare - dice Bertini alla 'Regione' -. Questo aiuto fattivo da parte del Cantone è dunque molto importante. E mi rallegra che si sia capito che sarebbe stato sbagliato focalizzarsi sulla Foce e i giovani di Lugano. Non è infatti un fenomeno locale. Un fenomeno che va affrontato non solo in termini repressivi ma anche in termini di prevenzione, dialogando e agendo sulle sue cause».
«È senz'altro una buona idea quella del Dipartimento istituzioni - sostiene, da noi interpellato, il presidente dell'Associazione delle polizie comunali Orio Galli, vicecomandante della Polcom di Torre di Redde, reduce dalla riunione della Conferenza -. E siamo pronti a fare la nostra parte, collaborando attivamente a questo progetto». Del resto, rileva Galli, «quello che si è chiamati ad assolvere è un compito di prossimità: con il supporto di associazioni e di altri partner cantonali e comunali si vuole dialogare con i giovani in un'ottica preventiva, per scongiurare tensioni e scontri, per evitare che si ripeta quanto accaduto lo scorso fine settimana a Lugano». Si tratterà, aggiunge il responsabile dell'Apcti, «di spiegare, di sensibilizzare al rispetto delle disposizioni anti-Covid allo scopo di contenere i casi di contagio. Non si vuole fare di tutta un'erba un fascio, molti adolescenti sono infatti consapevoli della necessità di queste norme. È che in questo particolare momento dobbiamo tutti, ripeto tutti, attenerci alle disposizioni». Il piano d'azione promosso dal Dipartimento interessa l'intero territorio cantonale. «Oggi il problema degli assembramenti riguarda soprattutto le città - riprende Galli -. Le persone, giovani e non, però si spostano e il problema potrebbe pertanto manifestarsi anche nelle zone periferiche. Occorre allora agire preventivamente, dialogando, spiegando e convincendo. Come polizie comunali e come è stato durante la prima ondata pandemica, collaboreremo con la Polizia cantonale. Attendiamo ora di conoscere i dettagli operativi».