Ppd, Lega, Ps e Udc: il Servizio ricorsi va sganciato dal Consiglio di Stato: troppe criticità. Si dia vita a un'autorità giudiziaria indipendente di prima istanza
La richiesta è ora nero su bianco: il Servizio ricorsi venga sganciato dal Consiglio di Stato. E meglio: nell'ambito del contenzioso amministrativo si dia vita anche in Ticino a un'autorità giudiziaria di primo grado. Un'autorità "indipendente". La proposta è al centro di un'iniziativa parlamentare stilata nella forma generica da esponenti di più forze politiche: i popolari democratici Fiorenzo Dadò (presidente del partito) e Lorenzo Jelmini, i leghisti Boris Bignasca e Sabrina Aldi (rispettivamente capogruppo e vice), i socialisti Laura Riget e Ivo Durisch (la prima co-presidente del Ps, il secondo capogruppo in Gran Consiglio) e il democentrista Paolo Pamini.
Sollecitano l'istituzione di "un tribunale amministrativo, indipendente e imparziale, di prima istanza". Secondo i sette deputati "non si giustifica più di conservare il Servizio dei ricorsi del Consiglio di Stato nella forma odierna". I tempi "sono maturi perché la competenza di ricorso del governo cantonale sia trasferita a un'autorità giudiziaria indipendente e imparziale e, analogamente al campo civile e penale, si potrebbe denominare tale autorità 'Pretura amministrativa'" (nella quale "potrebbe eventualmente confluire anche il Tribunale di espropriazione"). In questo contesto, prosegue l'atto parlamentare, "occorrerà debitamente coinvolgere e integrare le funzionarie e i funzionari (giuristi e non) attualmente attivi presso il Servizio dei ricorsi del Consiglio di Stato, i quali hanno già maturato una significativa esperienza in ambito amministrativo".
Della necessità o meno di separare il Servizio ricorsi dall'Amministrazione cantonale e quindi dal governo, per sottrarlo a eventuali pressioni dell'Esecutivo, si era (ri)parlato verso la fine della scorsa estate in margine alla polemica sulla politica del Dipartimento istituzioni, da alcuni partiti ritenuta piuttosto restrittiva, in materia di permessi, dopo l'inchiesta giornalistica di 'Falò' (Rsi). La "questione a monte" del dibattito, aveva dichiarato alla 'Regione' Maurizio Agustoni, "è l'indipendenza del Servizio ricorsi del Consiglio di Stato". Il capogruppo del Ppd aveva così indicato un obiettivo: "Avere in Ticino un'autorità, che oggi si chiama Servizio dei ricorsi, davvero indipendente e dunque autorevole e credibile agli occhi dei cittadini".
I cittadini appunto. Il tema riguarda o può riguardare un'ampia fetta della popolazione, considerate le molte materie trattate dal Servizio dei ricorsi: edilizia, permessi, sussidi ecc. Il Servizio, si spiega nel sito online del Cantone, "esamina e istruisce tutti i ricorsi che vengono presentati al Consiglio di Stato contro le decisioni dei Dipartimenti, dei loro Servizi e di quelli direttamente sottoposti al Consiglio di Stato, nonché quelli inoltrati contro le risoluzioni degli enti locali autonomi di diritto pubblico (Comuni, Patriziati, Parrocchie, Consorzi e altri enti) e formula quindi all’attenzione del Consiglio di Stato le relative proposte di decisione”. Progetti di decisione. Pertanto, l’ultima parola spetta al governo. Il Servizio dei ricorsi, ricorda a sua volta il relativo Regolamento, “è subordinato direttamente al Consiglio di Stato” e “risponde del suo operato unicamente al Collegio governativo”. Il Servizio, citando nuovamente il sito online del Cantone, costituisce "l'unico Servizio giuridico dell'Amministrazione cantonale direttamente dipendente dal Consiglio di Stato al quale quest'ultimo affida l'istruzione di tutti i gravami che vedono il governo cantonale agire quale tribunale di prima istanza in ambito amministrativo". Le cui sentenze possono comunque essere impugnate davanti al Tribunale cantonale amministrativo, il Tram.
Per Dadò, Jelmini, Aldi, Bignasca, Durisch, Riget e Pamini la situazione attuale presenta delle "criticità". La lista è lunga: "Ambiguità istituzionale del doppio ruolo di governo e giudice del Consiglio di Stato; illegittimità del Consiglio di Stato ad assumere abitualmente un ruolo giusdicente; assenza di chiarezza sull'effettivo potere decisionale del Consiglio di Stato (il collegio governativo materialmente non potrebbe esaminare effettivamente una così grossa mole di ricorsi); rischio di decisioni politiche o comunque non disgiunte dalle posizioni del governo o di suoi membri; sostanziale segretezza della procedura e della prassi del ruolo di ricorso del Consiglio di Stato (nessuna pubblicazione sistematica delle decisioni); impossibilità di sapere chi sia stato il giurista a occuparsi della pratica; poca considerazione per le parti e per le autorità inferiori nell’ambito della decisione resa dal Consiglio di Stato siccome non adottata da un giudice indipendente e imparziale; reticenza del Consiglio di Stato a smentire l’operato dei propri uffici e dipartimenti; interrogativi sulla qualità delle decisioni del Consiglio di Stato, dato che un ampio numero di decisioni vengono impugnate con successo al Tribunale cantonale amministrativo".
Queste e altre le ragioni che giustificherebbero, a detta degli iniziativisti, la richiesta. Quella cioè di "sopprimere la competenza generale di ricorso del Consiglio di Stato" e di "istituire un tribunale amministrativo di prima istanza", per esempio una "Pretura amministrativa", composto di "magistrati a tempo pieno, eletti nelle forme previste per i magistrati". Ovvero da parte (per il momento) del Gran Consiglio.
Peraltro, si rammenta ancora nell'atto parlamentare, "diversi Cantoni hanno istituito nel diritto amministrativo autorità giudiziarie di primo grado". Cosa che andrebbe fatta anche in Ticino, auspicano. E in tempi possibilmente rapidi ("Nel 2021 occorre intervenire in maniera lungimirante"...).