Ticino

‘Quel quarto giudice di garanzia va reintrodotto’

Magistrati dei provvedimenti coercitivi, la commissione parlamentare Giustizia propensa a cancellare il taglio deciso dalla politica nel 2016 per motivi di risparmio

Oggi i gpc sono tre (foto Ti-Press)
9 marzo 2021
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Si va verso la reintroduzione del quarto giudice dei provvedimenti coercitivi, come chiede un’iniziativa parlamentare depositata nel dicembre 2018 dal socialista Raoul Ghisletta e dall’allora deputato (indipendente) e già procuratore pubblico Jacques Ducry. Ieri la commissione parlamentare ’Giustizia e diritti’ ha discusso del tema e sembra propensa, stando a quanto appreso dalla ’Regione’, a rivedere il taglio - che ha ridotto da quattro a tre il numero dei magistrati dell’Ufficio del gpc - proposto dal Consiglio di Stato nell’ambito della manovra di risparmio del 2016 per risanare le casse del Cantone, sottoscritto poi dal Gran Consiglio e avallato nel febbraio 2017 dal popolo, chiamato alle urne da un referendum. Prima di accogliere formalmente la proposta di Ghisletta, Ducry e cofirmatari, con l’invito, nero su bianco, al plenum del Gran Consiglio a dire a sua volta sì al “ripristino del numero dei giudici dei provvedimenti coercitivi”, per citare il titolo dell’iniziativa, la ’Giustizia e diritti’ intende fare gli approfondimenti del caso, audizioni incluse (le date non sono per ora note). La posta in gioco è importante, considerati i delicati compiti del gpc, che è un giudice di garanzia. Spetta a lui confermare o meno gli arresti e le carcerazioni di sicurezza disposti dal Ministero pubblico, approvare o no le istanze di proroga della detenzione preventiva, deliberare su quelle di messa in libertà avanzate dalla difesa dell’imputato. Ed è solo una parte delle competenze attribuite dalla legge a questa figura di magistrato.

‘È la logica conseguenza se si potenzia la Procura’

«Se il Gran Consiglio darà luce verde ai rinforzi, come auspico, il Ministero pubblico avrà presto due procuratori in più: ebbene, è nella logica delle cose che si potenzi anche l’Ufficio del Giudice dei provvedimenti coercitivi - rileva il popolare democratico Fiorenzo Dadò -. Più pp, dunque anche più decisioni della Procura sulle quali i giudici dei provvedimenti coercitivi dovranno pronunciarsi. Come commissione - aggiunge il deputato e presidente del Ppd - sentiremo comunque sia il presidente dell’Ufficio del gpc (il giudice Maurizio Albisetti, ndr), sia il Consiglio di Stato, e meglio il Dipartimento istituzioni. Il Ppd è di principio d’accordo con la reintroduzione del quarto giudice, come con qualsiasi intervento volto a rendere maggiormente efficace l’azione della magistratura, e già oggi si può affermare che la ’Giustizia e diritti’ in generale condivida il ritorno a quattro del numero dei gpc, con la volontà di procedere in tempi possibilmente veloci».

Sulla medesima lunghezza d’onda la leghista Sabrina Aldi: «Personalmente sono favorevole: la reintroduzione del quarto giudice dei provvedimenti coercitivi è d’altronde il corollario del potenziamento della Procura. Attualmente i tre gpc devono dividersi i picchetti dell’intero anno e ciò non è secondo me sostenibile. Basta l’assenza prolungata di un giudice, per motivi di salute o per altre ragioni, per mettere in serie difficoltà operative quest’autorità giudiziaria. Ricordiamo che un gpc deve decidere in pochissimo tempo: parliamo il più delle volte di ore». Osserva ancora la prima vicepresidente della commissione parlamentare: «Il Gran Consiglio ha assegnato di recente un giudice in più al Tribunale penale cantonale, ora si appresta a potenziare la Procura, è di conseguenza necessario interrogarsi sulle risorse umane, cioè i magistrati, a disposizione dell’Ufficio del Giudice dei provvedimenti coercitivi. Occorre evitare che si crei una sorta di imbuto e quindi un rallentamento dei processi decisionali. Una giustizia di qualità è anche una giustizia celere». Il gpc «svolge un ruolo fondamentale, proprio perché la conferma di un arresto non può e non deve essere un automatismo», ragion per cui l’iniziativa «va accolta». Aldi non ha dubbi: «Per quanto riguarda la magistratura la politica deve finalmente dare un segnale forte ai cittadini, affrontando seriamente il dossier giustizia con l’intento di migliorarne gli aspetti organizzativi. In quest’ottica rientra per esempio l’attribuzione, su cui voterà a breve il Gran Consiglio, di due procuratori in più al Ministero pubblico, che adesso nel confronto intercantonale risulta l’autorità giudiziaria di perseguimento penale con il minor numero di magistrati rispetto alla quantità degli incarti e per rapporto alla popolazione».

‘I gpc decidono anche a tutela delle libertà fondamentali’

Dichiara di essere d’accordo con la reintroduzione del quarto gpc anche Giovanna Viscardi. «Il tema andrà ovviamente approfondito ma di principio condivido la richiesta di riportare a quattro i giudici dei provvedimenti coercitivi - commenta la deputata liberale radicale -. Quando è stato ridotto il loro numero di un’unita si era detto che l’Ufficio del gpc sarebbe stato sgravato di qualche compito, questo non è però avvenuto. Del resto se si aumenta il numero dei procuratori pubblici, occorre scongiurare il cosiddetto imbuto che potrebbe bloccare tutto». Assai soddisfatto dell’esito della discussione di ieri mattina, nella ’Giustizia e diritti’, sull’iniziativa di Ghisletta e Ducry, il capogruppo socialista Ivo Durisch: «L’impressione è che vi sia un consenso diffuso sulla richiesta di ripristinare il numero dei magistrati dell’Ufficio vigente prima del taglio». Un taglio, sottolinea Durisch, «pari a un risparmio di circa 250mila franchi a fronte di una manovra di oltre 200 milioni di franchi... ma soprattutto un taglio altamente inopportuno agli occhi di chi ha a cuore il buon funzionamento della giustizia, in questo caso penale: una misura che il Ps e il sindacato Vpod avevano impugnato con il lancio di un referendum». I gpc «sono giudici che decidono anche a tutela delle libertà fondamentali. Il che non è poco».