Il presidente liberale radicale risponde agli attacchi di Dadò sulla giustizia. Nomina popolare dei magistrati? 'Proposta impulsiva e già bocciata in aula'
«Mi conceda un richiamo alla coerenza. A meno di un calo di fosforo, Dadò si ricorderà che nel mese di ottobre per il Tribunale penale cantonale è stata orchestrata l’elezione di Siro Quadri, area Ppd, quando invece la commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’ aveva optato per la candidata Frequin Taminelli». La miccia è accesa da tempo sul tema giustizia: preavvisi negativi del Consiglio della magistratura alla rielezione di cinque procuratori pubblici, i messaggi inviati dal presidente del Tribunale penale cantonale Mauro Ermani al procuratore generale Andrea Pagani, le polemiche e i dibattiti al fulmicotone in ‘Giustizia e diritti’ prima sul rinnovo del Ministero pubblico, poi sull’elezione del nuovo pretore di Vallemaggia. Una miccia che, a furia di bruciare, è sempre più corta. E il presidente del Plr Alessandro Speziali, a colloquio con laRegione, risponde per le rime al presidente del Ppd Fiorenzo Dadò che sabato sul nostro giornale ha sentenziato: “In commissione ‘Giustizia e diritti’ non si può più lavorare”. Di più: “Manca la fiducia tra i partiti”. Il bersaglio nel mirino di Dadò: “L’atteggiamento di alcuni deputati del Plr, non solo in occasione dell’elezione del pretore di Vallemaggia, ma anche lo scorso autunno nella procedura di rinnovo del Ministero pubblico”.
Partiamo da qui, Speziali. L’accusa rivolta al suo partito è netta. Come replica?
C’è una difficoltà in quella commissione, è vero. Sia tra partiti, sia tra persone. Quale colpa viene data al Plr? Forse di aver avuto la coerenza e la cocciutaggine di non voler confermare i famosi cinque procuratori pubblici preavvisati negativamente, mettendo in imbarazzo gli altri partiti. Per noi l’autorevolezza e la competenza vengono prima di tutto. Forse alcuni nostri commissari l’hanno ricordato in maniera un po’ ruvida durante le riunioni, ma siamo tutti adulti.
Passando a storia della settimana scorsa, l’altro grande j’accuse di Dadò è il vostro comportamento in merito alla pretura di Vallemaggia che è finita con la scelta da parte del parlamento di Petra Vanoni, area Plr, e non di Manuel Bergamelli, indicato dalla commissione ‘Giustizia e diritti’. Ha già ricordato la questione dell’elezione di Quadri come quinto giudice del Tpc, ma immagino non finisca qui.
Per niente. Innanzitutto faccio notare che la proposta uscita dalla commissione per la pretura di Vallemaggia era una proposta politica, infatti il giudizio tecnico degli esperti nel loro rapporto non dice da nessuna parte che il candidato ufficiale fosse più adatto della candidata Plr, anzi. Anzi. Il Ppd non aveva una propria candidatura ritenuta idonea. Quindi, il fatto che Vanoni fosse una candidata di valore, con grande esperienza nel penale e un Cas all’Accademia svizzera della magistratura per consolidare l’ambito civile, ha portato molti parlamentari di tutti i colori a votarla. Forse anche perché, perlomeno a parità di competenze, il voto di genere ha giocato un ruolo.
Dice, quindi, che il gioco politico non può arrivare ovunque?
Forse Dadò si aspettava un’efficacia migliore del proprio diktat su Bergamelli, ritenendo il Ppd detentore politico ‘sine die’ della pretura a Cevio. Se in quota popolare democratica non c’era nessuno ritenuto idoneo tra i candidati, è legittimo che ogni forza politica presenti le proprie candidature. A patto, ça va sans dire, che siano competenti e autorevoli.
Sulla proposta di elezione popolare dei magistrati formulata sempre a ‘laRegione’ da Dadò come si posiziona?
L’importante è tornare a lavorare bene, senza ripicche e livori. Il Ppd e la Lega sono liberissimi di spingere in campagna elettorale procuratori pubblici e giudici in carica o che ambiscono a diventarlo, riproponendone l’elezione popolare. Ricordo sommessamente che nel 2017 tale proposta fu bocciata dal Gran Consiglio, votando il rapporto di maggioranza del capogruppo del Ppd Maurizio Agustoni che la avversava. Secondo me si tratta di una proposta impulsiva, che non allontana la politica dalle scelte e che non fa onore al peso del curriculum vitae di ogni donna e ogni uomo che ambisce a dare il proprio contributo alla giustizia ticinese.
Teme nubi plumbee in vista del potenziamento del Ministero pubblico e quindi sulla nomina di due procuratori pubblici aggiuntivi?
Saranno eletti, mi auguro, senza patemi d’animo. Sono convinto che ci saranno proposte persone capaci e quindi la nostra crocetta l’apporremo con forza e con il pennarello indelebile, a costo di macchiare il banco. Vorrei evitare, soprattutto, altre polemiche sulla giustizia: le cronache partitiche in quest’ambito non devono appartenere alla nostra tradizione istituzionale. Affrontiamo l’uscita dalla pandemia, che ha già sbranato migliaia di posti di lavoro e allargato il malessere sociale. Queste querelles sono incomprensibili per i cittadini preoccupati per la propria attività e che chiedono risposte a una Politica con la P maiuscola.