Le indagini della Direzione investigativa antimafia di MIlnao sfociate nelle ultime ore in una serie di arresti
Un settore quello dei materiali ferrosi, anche radioattivi, sui quali nel Lecchese si era chinato un gruppo di persone, poi finite nel mirino della Direzione distrettuale antimafia di Milano, diretta dal procuratore aggiunto Alessandra Dolci. Dieci di loro nelle ultime ore sono finite in carcere, altre otto ai domiciliari per associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata al traffico illecito di rifiuti, frode fiscale, riciclaggio (tracce di soldi sono state trovate anche in Ticino), usura ed estorsione. L'operazione condotta dal Gico della Guardia di finanza di Milano e dalla Squadra Mobile di Lecco ha coinvolto tre regioni, Lombardia, Liguria ed Emilia-Romagna.
Nel corso delle indagini, andate avanti per oltre tre anni, nel 2018 in provincia di Bergamo sono state sequestrate 16 tonnellate di rifiuti radioattivi. A capo dell'organizzazione Cosimo Vallelonga, residente a La Valletta Brianza (Lecco), esponente di spicco della 'ndrangheta arrestato una prima volta nel 1994 in occasione dell'operazione 'La notte dei Fiori di San Vito'', oltre cinquecento persone in carcere di cui trecentocinquanta nel Comasco. Un secondo arresto nel 2010 in occasione dell'operazione 'Infinito' che certificava la presenza della 'ndrangheta tra Milano e Como, con infiltrazione anche in Ticino. ''Dopo aver scontato l’ultima condanna ha ripreso i contatti e rivitalizzato il sodalizio mafioso'', scrivono i giudici milanesi, secondo i quali Vallelonga avrebbe portato avanti ricevendo anche nel suo ufficio all’interno di un negozio di La Valletta Brianza altri esponenti della ‘ndrangheta per dirimere controversie e concordare nuove strategie ed eludere i controlli. Gli incontri sarebbero avvenuti anche con imprenditori locali, sia per erogare prestiti a tassi usurari sia per organizzare il reinvestimento di proventi di attività illecite in campo economico. L'imponente traffico illecito di rifiuti sarebbe stato organizzato, secondo le indagini, sempre da Vallelonga e coindagati, attraverso imprese che operano nel settore del commercio di metalli ferrosi e non ferrosi e avrebbe portato a una movimentazione illegale di oltre 10mila tonnellate di materiale per 30 milioni di euro anche con l’utilizzo di società cartiere che hanno emesso fatture false per 7 milioni di euro. Sembra che i proventi illeciti siano stati reimpiegati anche in attività di ristorazione e del commercio di auto, oltre che nel settore sempre dei rifiuti. Infine sono stati ricostruiti episodi di usura, con tanto di condotte estorsive per il recupero crediti, in danno di almeno 8 persone in difficoltà economiche, tra cui diversi imprenditori lombardi: 750mila euro di prestiti a tassi di interesse fino al 40 per cento.