La procuratrice Alessandra Dolci, a capo della Direzione antimafia di Milano, conferma che i gruppi criminali hanno messo radici da tempo
Il Comasco per la sua vicinanza al Canton Ticino continua a essere in Lombardia la terra prescelta dalla ’ndrangheta. Lo afferma Alessandra Dolci, procuratore aggiunto, capo della Direzione distrettuale antimafia di Milano, magistrato di lungo corso nella lotta alla criminalità organizzata: «La provincia di Como in questo momento è la zona di maggiore interesse operativa per il mio ufficio». Parole come pietre quelle pronunciate mercoledì sera a Erba, nel corso di un incontro promosso dal Lions Club erbese, dal magistrato inquirente che alla direzione della Dda è succeduta a Ilda Boccassini che in questi giorni lascia il servizio per aver raggiunto l’età della pensione: «Il primo territorio lombardo scelto dalla ’ndrangheta è stato la zona di Como. Fin dagli anni Cinquanta a Fino Mornasco, registriamo la prima ’ndrina di Giffone. E questo lo si può ben comprendere: la vicinanza con il Canton Ticino e le sue banche. Insomma, la possibilità di riciclare soldi, provenienti soprattutto dal traffico internazionale di droga. A questo proposito tengo a evidenziare
il fatto che la ’ndrangheta sta colonizzando il mondo intero. Ci sono stati anni in cui la ’ndrangheta radicata nel Comasco controllava il traffico di armi dal Ticino alle regioni del Sud».
Alessandra Dolci nel corso dell’incontro di Erba ha fatto capire che il suo ufficio è impegnato in inchieste che riguardano anche in Canton Ticino. Da qui la richiesta di rogatorie internazionali. Ovviamente il capo della Dda milanese non è entrata (e non poteva essere diversamente) nel merito delle inchieste. Si è limitata a rimarcare la stretta collaborazione
con la magistratura svizzera: «Le notizie di reato da noi segnalate sono utili anche ai nostri colleghi svizzeri».
A supportare l’affermazione che la ’ndrangheta ha messo le radici nel Comasco Alessandra Dolci ha fornito alcuni dati, riferiti agli ultimi dieci anni: oltre 100 arresti. Gli ultimi cinquanta provvedimenti restrittivi nell’ambito delle operazioni ‘Insubria’ e ‘Rinnovamento’ con addentellati in Canton Ticino. Prima ancora c’era stata l’operazione ‘Infinito’ che con la sentenza della Cassazione, per la prima volta, ha scolpito nella roccia la presenza della ’ndrangheta nel Comasco, oltre che in Lombardia.
A proposito dell’operazione ‘Infinito’ il capo della Dda milanese ha raccontato un aneddoto: «Ricordo un funzionario di banca erbese entrato in affari con Pasquale Varca (capo della ’ndrina di Erba) e Franco Crivaro (entrambi pesantemente condannati per associazione mafiosa, ndr), che mi ha detto: “La loro protezione mi dà sicurezza”. Ecco, la mafia vende protezione e ancora oggi c’è chi si rivolge a lei».
Anche nell’ambito dell’operazione ‘Insubria’ era stato accertato che il capo della ’ndrina di Cermenate, frontaliere a Bellinzona, oltre a garantire sicurezza, riscuoteva i crediti di un imprenditore comasco, all’epoca attivo nel Mendrisiotto.