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Personale sociosanitario, la Vpod: 'Ora basta, mobilitiamoci'

Raoul Ghisletta: 'La goccia che ha fatto traboccare il vaso è il niet all'aumento di classe per chi lavora all'Organizzazione sociopsichiatrica: la misura è colma'

Ti-Press
28 gennaio 2021
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“Ora basta, mobilitiamoci!”. Il sindacato Vpod Ticino non le manda a dire e dà anche un appuntamento in piazza, se la situazione pandemica lo permetterà: sabato 29 maggio. “Le rivendicazioni del personale sociosanitario non vanno avanti”, viene denunciato in una nota. E l'oggetto del contendere è “un inaccettabile schiaffo da parte del governo: la goccia che fa traboccare il vaso è la bocciatura della rivalutazione salariale del personale infermieristico dell'Organizzazione sociopsichiatrica cantonale (Osc), rivalutazione richiesta dalla Commissione paritetica dello Stato”. Ma è arrivato uno stop, e non è il primo. «La misura non è colma, è più che colma. Siamo veramente arrabbiati» afferma a ‘laRegione’ il segretario di Vpod Ticino Raoul Ghisletta. Perché «non si muove nulla, è inutile. Sono anni che stiamo tentando di discutere le valutazioni salariali col Cantone, coi Comuni, con le cliniche... ma è sempre tutto fermo, sempre tutto rimandato alle calende greche. Quest'ultima riguardo il personale dell'Osc è stata solo l'ultima delle brutte notizie».

La goccia che ha fatto traboccare il vaso

Ghisletta ripercorre le tappe: «La Commissione paritetica dello Stato ha accolto la proposta di aumentare di una classe salariale lo stipendio del personale sanitario attivo presso l'Organizzazione sociopsichiatrica. Dopo un grande lavoro, la valutazione analitica ha mostrato che la funzione era sottovalutata. Il Consiglio di Stato, davanti a questa analisi, ha detto che non si può procedere perché bisogna prima fare una discussione con tutto il settore sociosanitario. Questi sono motivi politici, non tecnici». Ma c'è di più, e non potrebbe essere altrimenti: il contesto della situazione pandemica non aiuta. Prosegue il segretario della Vpod: «L'arrabbiatura è davvero alta anche perché ormai è quasi un anno che si parla giustamente di queste donne e questi uomini sotto pressione, che vivono ogni giorno il rischio del contagio, che assicurano le loro prestazioni. Il fatto che non venga riconosciuto dal punto di vista salariale: è davvero il momento di cominciare a mostrare i denti, e di protestare».

Con l'appuntamento in piazza il 29 maggio, ma con un lavoro di preparazione della manifestazione che è già cominciato: «Abbiamo scritto a tutte le associazioni del settore per chiedere di fare una dimostrazione unitaria, da parte nostra cercheremo di svolgere delle riunioni web riguardo a tutti gli ambiti che riguardano il personale sociosanitario. L'obiettivo, ma è anche una necessità, è quello di canalizzare il movimento e la protesta in maniera costruttiva ma ferma. Se a fine maggio la situazione pandemica lo permetterà saremo in piazza, sennò rinvieremo a quando si potrà».

Le rivendicazioni (già dal 2019)

Le rivendicazioni della Vpod a livello cantonale sono state definite nel 2019: “Un contratto collettivo di lavoro unico per tutto il settore sociosanitario, l'aumento dei massimi salariali, una migliore conciliazione famiglia-lavoro, il pensionamento anticipato in tutto il settore, una migliore gestione dei problemi di esaurimento, stress e burnout”. Ma non solo. La Vpod chiede anche “una migliore dotazione del personale curante e sociale, di garantire ue giorni di libero consecutivi ogni settimana, che dovranno cadere di sabato e domenica almeno una volta ogni tre settimane, di eliminare la precarizzazione economica dovuta al lavoro su chiamata, la messa al bando dello stile di gestione autoritario e verticistico, indagini indipendenti ed esaustive sul clima di lavoro con la pubblicazione dei risultati, indennizzi e ricollocamenti del personale ingiustamente licenziato”. Infine, vengono richieste “protezioni più adeguate per il personale sociosanitario, in particolare in previsione di un'eventuale terza ondata pandemica”.

E sulle cliniche private...

Ma il problema, afferma dal canto suo il sindacalista Vpod Stefano Testa, riguarda anche le cliniche private e le cose qui vanno addirittura peggio: “Il contratto collettivo delle cliniche è fermo e immobile dal 2013. Purtroppo i datori di lavoro hanno sempre rifiutato ogni miglioramento e pertanto le condizioni di lavoro sono peggiorate rispetto al resto del personale impiegato nel settore sociosanitario ticinese (Case anziani ed Ente ospedaliero cantonale in particolare”. Una situazione sempre più inaccettabile”.