Ticino

Lavoro all'aperto durante la canicola, la Vpod chiede attenzione

Raoul Ghisletta: "Invitiamo i datori di lavoro a rispettare le indicazioni, e i dipendenti nel pubblico e parapubblico a segnalarci eventuali abusi"

Ti-Press
21 giugno 2018
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È arrivata l’estate, e se stare all’aperto è piacevole per chi va in vacanza o per chi vuol passare il proprio tempo libero a contatto con la natura, altrettanto non si può dire per chi, all’aperto, deve lavorare. Soprattutto in periodi di canicola come quello prospettato dalle previsioni per i prossimi giorni. A richiamare l’attenzione su questa categoria di lavoratori è il sindacato Vpod, che ha informato di ‘‘aver interpellato tutti i Comuni e le aziende elettriche chiedendo loro di indicare quali misure intendono prendere per gli operai impiegati all’aperto’’. La Vpod, inoltre, ‘‘ha inviato loro le disposizioni che sono state trasmesse dall’Ispettorato cantonale del lavoro, invitando gli enti pubblici e parapubblici a tutelare in modo rigoroso la salute dei loro lavoratori’’.

Il tema non è di certo nuovo, ma porre nuovamente l’accento «è una ripetizione che ci è parsa necessaria – risponde alla ‘Regione’ Raoul Ghisletta, segretario della Vpod-Ticino – per sensibilizzare i quadri e per tutelare quella fascia di lavoratori che non di rado ha un debole potere contrattuale, e non osa esprimersi direttamente». La situazione, sebbene sia ricorrente, non va assolutamente banalizzata per Ghisletta, perché «più volte ho sentito di situazioni in cui di fronte alle giustificate richieste di un lavoratore è stata data la classica risposta: ‘‘Se non ti piace lavorare qui, la porta è quella e tanti saluti’’. Vista la situazione altamente problematica del nostro mercato del lavoro, ci sono operai che hanno il timore di perdere il posto e non osano dialogare, né semplicemente esprimersi».

Già l’anno scorso se ne parlò, ricorda il segretario della Vpod, «e mi sembra che le soluzioni sono state trovate seguendo quanto consigliato dall’Ispettorato del lavoro». L’intervento sindacale è insomma servito, «ma la nostra preoccupazione resta di agire affinché il lavoratore che ci segnala i problemi non abbia ripercussioni personali». Anche perché il controllo per forza di cose non può essere capillare, le maglie non si possono stringere più di quel tanto che si riesce. «Non abbiamo le risorse umane per girare su centinaia di luoghi di lavoro e per questo motivo – riprende Ghisletta – invitiamo i dipendenti delle aziende pubbliche e parapubbliche a contattarci per segnalare eventuali problemi e il non rispetto dei consigli che la Seco (vedi infografica, ndr.) dà ai datori di lavoro». Garantendo l’anonimato «per, lo ripeto, evitare possibili ripercussioni personali», anche perché la volontà non è quella di cannoneggiare. «Il nostro obiettivo è di risolvere i problemi, non mettere in croce chi è disorganizzato», conclude Ghisletta.

Tra consigli e prevenzione

La Segreteria di Stato dell’economia (Seco), ad ogni modo, di misure di prevenzione in campo ne ha messe. Che, seppur banali, possono aiutare e non poco. Innanzitutto ‘‘adeguare le attività, le ore di lavoro e le pause. Se possibile, occorre iniziare a lavorare prima il mattino, ed effettuare lavori pesanti nelle ore più fresche della giornata. Prevedendo pause più frequenti e in luoghi freschi’’. Per chi lavora all’aperto, soprattutto. Ma anche la prevenzione gioca un ruolo importante nel combattere i potenziali effetti del lavorare con il caldo, e si passa dai grandi classici rappresentati dal bere tanta acqua e fare pasti leggeri (vedi articolo sotto) a una sorta di dress code, chiedendo di sopprimere l’obbligo della cravatta. E, va da sé, qui non si parla di operai.