Il prossimo appuntamento di Sciopero per il clima sarà in maggio, Covid permettendo
La lotta per l’ambiente non si ferma. Dopo il piano d’azione per il clima (Cap) presentato ieri a livello federale, il gruppo Sciopero per il clima Ticino ricorda la sua presenza. «Stiamo organizzando lo ‘sciopero per il futuro’ che, Covid permettendo, porterà i giovani in piazza il prossimo 21 maggio in tutta la Svizzera», ci spiega Tessa Viglezio, attivista di Sciopero per il clima Ticino. La manifestazione sarà il fulcro di questa nuova azione, ma si tratta in realtà di qualcosa di più grande: «L’obiettivo è di creare dei gruppo climatici in tutti gli ambienti e in tutti gli ambiti – spiega l’attivista –. Un esempio può essere all’interno della propria palestra, dove con altre persone si riflette su alcune soluzioni a favore dell’ambiente, come per esempio l’introduzione di cestini per la raccolta differenziata». È un progetto a livello svizzero che poi ogni sezione cantonale promuove nel proprio territorio.
Con la pandemia non è ancora possibile scendere in piazza, ma appena sarà possibile i giovani ticinesi torneranno a far sentire la loro voce. Attualmente le azioni di sensibilizzazione sono quasi totalmente riversate online. Un gruppo di Sciopero per il clima Ticino ha infatti creato ‘radio futuro’: «Va in onda circa una volta al mese sul sito radiofuturo.ch», spiega Tessa. «È gestita da un gruppo molto motivato che crea queste dirette per essere presenti nonostante la pandemia».
I giovani attivisti si sono inoltre ingegnati per rendere più partecipi le persone e durante il mese di dicembre hanno creato sui social un calendario dell’avvento climatico. «Ogni giorno venivano proposte delle azioni a favore della lotta per l’ambiente. Erano sfide che andavano dal semplice condividere un post su Instagram all’andare di fronte al proprio comune con un cartellone», racconta l’attivista. Molte persone hanno partecipato e alcune di esse hanno poi deciso di far parte del coordinamento cantonale di Sciopero per il clima.
Ma per quale motivo è così importante manifestare? Gli attivisti ricordano che non c’è più tempo da perdere. «È necessario arrivare al netto zero di emissioni di gas a effetto serra entro il 2030, in modo da rispettare l’accordo di Parigi, che impone di non superare 1,5 gradi di aumento della temperatura terrestre», illustra Tessa Viglezio. Il 2050, come previsto dalla legge federale sul Co2 è un termine troppo lontano. «A ogni 0,1 grado oltre agli 1,5, crea il rischio di autorinforzare il riscaldamento al di là del controllo umano». L’1,5 è dunque descritto come una sorta di punto di non ritorno.
Riguardo alla legge sul Co2, Sciopero per il clima ha due idee diverse, «ma non per questo si divide», puntualizza l’attivista. «C’è chi la supporta poiché, anche se non sufficiente, la ritiene una soluzione migliore del non avere una strategia federale. Dall’altra parte si trova chi invece non la sostiene del tutto e preferisce eliminarla per crearne un’altra».
«All’inizio degli scioperi climatici, siamo state e stati ripetutamente accusate e accusati di non aver proposto misure concrete per affrontare la crisi ambientale. Ma l’abbiamo fatto deliberatamente. Abbiamo sempre passato la palla alla scienza - ascolta la scienza. Non dovrebbe essere compito degli studenti e delle studentesse rimediare al più grande fallimento politico del nostro tempo», ha affermato Tessa durante la conferenza stampa di ieri. «Per finire, oggi - due anni dopo - siamo obbligate e obbligati a fornire esattamente queste risposte, perché nessun altro lo sta facendo. Perché è chiaro che la politica svizzera non ha ascoltato. Perché non sono in grado o non sono disposti a fornire una risposta adeguata a questa minaccia». Con il piano d’azione per il clima, gli attivisti di tutta la Svizzera hanno deciso dunque di offrire alla politica delle idee concrete con il supporto di una sessantina di scienziati. «La politica tende a porre maggiore attenzione alle questioni che riguardano il corto termine. La crisi climatica, però, non è più qualcosa di lontano ed è necessario un discorso comune di tutta la società», conclude l’attivista.