Mon Repos respinge il ricorso contro il decreto dello scorso marzo. Ma avverte: il rinvio di un anno è prossimo al limite della proporzionalità
Il provvedimento del Consiglio di Stato - ovvero il decreto con cui lo scorso marzo il governo ha annullato le elezioni comunali previste per il 5 aprile 2020 e rinviato le stesse al 18 aprile di quest'anno- "può essere ritenuto rispettoso del principio di proporzionalità e della garanzia dei diritti politici". Lo afferma il Tribunale federale nelle quattordici pagine nella sentenza con la quale respinge il ricorso inoltrato dagli avvocati Fiorenzo Cotti e Annie Griessen Cotti e da Pierluigi Zanchi: i tre locarnesi avevano impugnato davanti ai giudici di Losanna la decisione del Consiglio di Stato invocando la violazione del diritto di voto dei cittadini. Ma la contestazione non regge, secondo Mon Repos. "Il provvedimento del rinvio costituisce una misura idonea e necessaria alla luce della situazione sanitaria esistente", scrive la prima Corte di diritto pubblico, nella composizione a cinque giudici, riferendosi alla prima ondata pandemica in occasione della quale l'Esecutivo cantonale aveva varato il decreto riguardante il rinnovo dei Municipi e dei legislativi locali.
Rinnovo dei poteri comunali che si svolgerà domenica 18 aprile. Il rinvio delle elezioni per il periodo di un anno, avverte il Tribunale federale, è "considerevole" e "prossimo al limite della proporzionalità". Tuttavia "è ancora ammissibile".
"Nella suddetta situazione di pandemia, il divieto di tenere manifestazioni pubbliche o private, limitava gravemente lo svolgimento di una campagna elettorale e la possibilità per gli elettori di parteciparvi - si legge inoltre nel verdetto dell'Alta Corte federale, datato 22 dicembre e intimato stamane alle parti -. Ciò ha comportato una restrizione per il cittadino di formarsi liberamente una sua opinione nel modo più completo possibile". La tesi dei ricorrenti "secondo cui le operazioni di voto e di spoglio avrebbero potuto essere organizzate rispettando le raccomandazioni sanitarie delle autorità ed evitando assembramenti di persone non è quindi di per sé sufficiente né decisiva per concludere al pieno rispetto della garanzia dei diritti politici". Per il Tf, "è in effetti rilevante pure la fase della campagna elettorale". I ricorrenti avevano poi richiamato le elezioni comunali ginevrine tenutesi il 15 marzo 2020. "In quel caso - osserva Mon Repos - la campagna elettorale si è però svolta normalmente, senza particolari restrizioni direttamente legate alla crisi sanitaria". In Ticino "i divieti e le limitazioni ordinate dalle autorità avrebbero per contro pregiudicato la campagna elettorale durante un periodo di tre settimane precedenti le elezioni".
«È stata una decisione presa a cinque giudici, quindi combattuta», commenta alla 'Regione' Fiorenzo Cotti. Per il quale «è stata persa un’occasione per affermare che l’annullamento di elezioni in corso deve essere un evento eccezionale e che la democrazia non può fermarsi. E del resto, in Svizzera e all’estero, anche nel medesimo periodo si sono tenute diverse votazioni o elezioni. Il Tribunale federale ritiene che il divieto di tenere manifestazioni pubbliche abbia pregiudicato la campagna elettorale. Ha però omesso di considerare che la campagna era già terminata e che il prossimo aprile il dibattito e la campagna saranno limitatissimi. In effetti ben pochi avranno ancora qualche spicciolo per farsi pubblicità. Sarà una campagna per benestanti». In ogni caso, annota sempre l'avvocato locarnese, il Tf «ha lasciato intendere che un anno di rinvio è il massimo tollerabile. Ciò significa che le elezioni dovranno tenersi costi quel che costi, limitando se del caso il voto alla sola corrispondenza. Questo ricorso ha quindi avuto il pregio di chiarire una questione interpretativa fondamentale. Rinviare di poche settimane, il tempo di organizzare i seggi, sarebbe stata comunque la soluzione più equa e proporzionata».