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‘Stop alle stazioni sci, dove curiamo chi si fa male?’

Per il dott. Mattia Lepori, la sanità non reggerà nuovi aumenti di ricoveri, gli infortuni. ‘Irresponsabile’ caricare di più il sistema. 'Confinamento subito'

Il dottor Mattia Lepori, co-ordinatore della cellula di crisi EOC per l’emergenza Covid e vice capo area medica all'Eoc
17 dicembre 2020
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Dentro gli ospedali ticinesi c’è molta stanchezza accumulata e si fa sentire tanta frustrazione perché le misure prese fino ad ora sono come acqua fresca su una ferita purulenta. Il sistema tiene ma è al limite. Non reggerà nuovi aumenti di ricoveri, non reggerà la serie di infortuni della montagna tipici della stagione invernale tra sciatori ed escursionisti. “Quest'anno non possiamo permettercelo, la situazione è già grave ora. Sarebbe auspicabile che le stazioni invernali chiudano. Sarebbe irresponsabile caricare ulteriormente le strutture sanitarie”, dice il dottor Mattia Lepori. Il vice capo Area medica dell’Eoc che è anche coordinatore della cellula di crisi EOC per l’emergenza Covid parla chiaro. “Non c’è più tempo da perdere, serve un confinamento parziale sul modello dei Cantoni romandi. Se non si interviene subito ed i casi esplodono, potremo accogliere solo un certo numero di pazienti Covid”.  In terapia intensiva si vuole evitare di dover fare scelte molto dolorose. Chiudendo bar, ristoranti, centri fitness in Romandia hanno ridotto drasticamente contagi, ricoveri e morti. È la via da seguire. Il fattore più critico di questa seconda ondata, a causa del suo protrarsi nel tempo, ci spiega Lepori, è avere personale a sufficienza. Anche loro si ammalano e sono già al limite ora. Intanto nell’indifferenza generale una generazione se ne sta andando in silenzio. Stiamo togliendo loro quasi 10 anni di vita. Oggi il Ticino è tra i cantoni messi peggio in Svizzera. Perché ce lo spiega il dottor Lepori.   

Come è la situazione negli ospedali?

C’è molta stanchezza per il molto lavoro che viene comunque portato avanti con coraggio e tenacia. Vi è però anche un sentimento di frustrazione a fronte della attuali misure di contenimento che ai più appaiono largamente insufficienti. La convinzione, basata sull’osservazione dei dati, è che se entro fine settimana Berna o il Ticino non decidono un severo giro di vite, avremo una crescita importante di contagi, ricoveri e morti. Conseguenze che l’autorità cantonale o federale potrebbe contribuire ad evitare con un confinamento parziale sull'esempio dei cantoni romandi, che hanno ridotto drasticamente i contagi in dieci giorni chiudendo bar, ristoranti, centri fitness. A Ginevra anche i commerci non essenziali. Non c'è più tempo da perdere.

State già rinunciando ad interventi?

Stiamo rimandando e ritardando da diverse settimane interventi non urgenti e non è un buon segnale. Se i casi aumentano dovremo usare il dispositivo Covid a pieno regime, e il problema non sarà tanto la disponibilità di posti letto ma quello di avere  personale a sufficienza per curare tutti. Abbiamo assunto 70 infermieri supplementari, una decina di medici, stiamo assumendo ancora personale, ma è difficile trovarlo. Il fattore più critico di questa seconda ondata, a causa del suo protrarsi nel tempo, è proprio quello di avere personale a sufficienza.

Il Ticino è messo così male?

Da oltre un mese registriamo 95/100 persone ricoverate su 100mila abitanti, e il numero dei nuovi contagi è inferiore solo a quello del canton San Gallo. Grazie a misure molto più severe a Ginevra si è scesi da 120 ricoverati per 100mila abitanti a 35 in 4 settimane . Sappiamo che queste misure funzionano. Il Canton Grigioni con una situazione migliore della nostra ha preso misure più drastiche. Inoltre, vorrei ricordare che la Svizzera ha il triplo dei contagi della Francia, il doppio della Germania (in lockdown totale da mercoledì), quasi il doppio dell'Italia.

Epidemiologi, medici, ospedali universitari, task force scientifica nazionale... chiedono tutti un secondo confinamento... è proprio l’unica via?

In questo momento penso proprio di sì. Inoltre l'autorità da messaggi ambigui alla popolazione, del tipo ‘Ti lascio andare al mercatino ma ti rimprovero se siete in troppi’. Non possiamo sempre colpevolizzare il singolo per comportamenti che l’autorità autorizza: è esasperante!  Inasprire i controlli per far rispettare norme difficili da comprendere porterebbe all’introduzione di uno stato di polizia. È meglio emettere chiusure generalizzate, sicuramente controverse e dolorose, che oltre a esse molto più efficaci sarebbero facili da comprendere senza lasciare spazio a interpretazioni speculative. Sono cosciente che queste scelte sono dolorose da un punto di vista economico ma anche autorevoli economisti ci dicono che il nostro paese può permetterselo.

Stazioni sciistiche aperte significa più infortuni. Gli ospedali riusciranno a gestire anche questo carico di pazienti nelle prossime settimane?

Quest'anno non possiamo permettercelo, la situazione è già grave ora. Sarebbe auspicabile che le stazioni invernali chiudano e l’autorità li indennizzi. Saranno comunque luoghi di contagio e rischiamo magari anche di attirare sciatori esteri. Già in tempi normali, durante le feste di Natale i pronto soccorso sono sotto pressione sia perché molti studi medici chiudono sia per i numerosi infortuni sulla neve. Sarebbe irresponsabile caricare ulteriormente le strutture sanitarie.

Mi dica quale è la vera preoccupazione, dover scegliere chi curare, chi non curare? In questi giorni ci sono ancora posti liberi in cure intense?

Se non si interviene subito ed i casi esplodono, potremo accogliere solo un certo numero di pazienti Covid. Ma vorrei sottolineare che i decessi non dipendono dalla capacità di accoglienza degli ospedali, ma dal fatto che non c’è una cura. Per una certa fascia di popolazione significa morire. Tra gli over 80, il tasso di mortalità è del 30%. L’80% dei decessi è in questa fascia di età. Per non farli morire, non devono ammalarsi. C’è un solo modo: far scendere la curva dei contagi. In terapia intensiva vale lo stesso discorso potremmo essere chiamati a fare scelte molto dolorose. Il numero di letti attualmente in esercizio in terapia intensiva è già oggi pari al doppio di quanto avviene normalmente. Da un punto di vista logistico (apparecchiature e spazi) vi è ancora margine per crescere ulteriormente ma anche in questo caso di fronte alla possibile carenza di personale altamente specializzato non possiamo escludere il rischio di veder compromessa a lungo termine la qualità delle cure erogate.

Limitare di nuovo gli spostamenti degli over 65 sarebbe una via praticabile?

Penso sia un atto egoistico, loro sotto una campana di vetro, perché tutti gli altri siano liberi di andare al bar e al ristorante. Preferisco una soluzione che preveda sacrifici lineari per tutti in sintonia con quel principio di solidarietà reciproca che mi sembra faccia molto difetto oggi. 

Negli ultimi giorni in Ticino, i morti sono davvero tanti. Importante campanello d'allarme?

La premier tedesca Merkel, qualche giorno prima del lockdown, in un discorso che mi ha particolarmente commosso, ha detto che un Paese civile non può tollerare così tanti morti. Loro ne avevano a quel momento 500 al giorno. Se però Angela Merkel avesse usato i tassi Svizzeri (facendo il rapporto con la popolazione) avrebbe dovuto parlare di 1000, e di 2000 e più se avesse usato i dati del Canton Ticino. Mi colpisce e mi addolora l’instaurarsi di una certa indifferenza di fronte al fenomeno costante e persistente di questi decessi. E il fatto che a perdere la vita siano le persone anziane e magari già ammalate viene considerato meno grave che se dovesse toccare ad altre fasce di età. Se le conseguenze gravi e i decessi dovuti al virus coinvolgessero maggiormente i giovani, invece degli anziani, sono convinto che esiteremmo meno a fare di più. Vorrei ricordare che tra i 75enni, il tasso di mortalità è del 5-7%, ma queste persone hanno statisticamente ancora quasi 10 anni di vita davanti a loro. Anni che stiamo togliendo a questa generazione.

Come è l'umore tra medici e infermieri negli ospedali?

Nei reparti Covid c'è stanchezza perché si lavora a pieno ritmo da due mesi e mezzo e la situazione non tende a migliorare, ma c’è anche frustrazione per gli interventi (per fortuna non urgenti) che dobbiamo posticipare. Tutto è focalizzato sul Covid, ogni progettualità è congelata e questo avrà delle ripercussioni.

Ci sono ospedali in Svizzera che stanno raddoppiando i turni nei reparti Covid. In Ticino, il personale basterà? Resisterà al carico di lavoro? 

Viste le nuove assunzioni, attualmente ce la facciamo, ma se la situazione peggiora, avremo un problema di personale. Dobbiamo gestire contagi e quarantene anche tra medici e infermieri/e. Chi è positivo non lavora, per chi è in quarantena, se non ci sono sintomi, possiamo chiedere deroghe (succede nel 10% dei casi) quando sono figure sanitarie assolutamente necessarie. Cerchiamo di far avere a tutti, almeno tre giorni consecutivi di libero, durante le feste. In alcuni settori si fanno ore supplementari ma cerchiamo di rispettare tutti i vincoli contrattuali.

Ci sono stati focolai in ospedali non covid, l'ultimo al Civico, può succedere di nuovo?

Il rischio zero non esiste e purtroppo i focolai ci sono, succede in varie strutture sanitarie in tutta la Svizzera. È una novità rispetto alla prima ondata. Forse perché facciamo più diagnosi, o forse perché a marzo i reparti non covid erano semivuoti. Da un mese si fa sistematicamente il tampone a tutti pazienti che vengono ricoverati. Purtroppo abbiamo dovuto ridurre i diritti di visita ad un solo familiare (prima erano due) per 15 minuti (prima erano 30) e in alcuni reparti sono sospesi. Il nostro obiettivo comunque è poter mantenere un minimo contatto tra familiari e paziente, perché fa bene a tutti.  

Avete cure migliori rispetto a marzo?

La cura specifica non esiste. Molti rimedi si sono rivelati inefficaci. Altri sono in fase di studio come i farmaci per la pressione alta, che avrebbero un effetto protettivo. Dandoli preventivamente aiutano anche gli altri? Non lo sappiamo ancora.

Il vaccino ci risolverà tutti i problemi?

Non eradicherà il coronavirus, ma diminuirà il numero contagi. Ci vorrà qualche mese per osservare i risultati. Sarà un'arma altrettanto efficace delle misure di contenimento che per ora però rimangono l'unica soluzione. Bisognerà informare bene la popolazione su benefici e rischi di questo vaccino se vogliamo ottenere la necessaria adesione. Sono per altro molto soddisfatto del fatto che non è previsto nessun obbligo di vaccinarsi: sarebbe una sconfitta per tutti dovervi ricorrere.