Preoccupano le ospedalizzazioni. Merlani: 'Non accennano a diminuire e abbiamo già raggiunto il numero di ricoveri della prima ondata'
In Ticino si è ancora in mezzo al guado per quanto riguarda la seconda ondata di coronavirus. Lo si evince dall'analisi della situazione fatta dal medico cantonale Giorgio Merlani durante l'incontro con la stampa di questa mattina (27 novembre 2020).
Se da un lato i nuovi casi positivi paiono mostrare una timida flessione e la percentuale di test positivi sta calando, i ricoveri rimangono a un livello alto e non accennano a scendere sotto i 350 attuali, con il dato cumulativo di ospedalizzati che ha ormai raggiunto quello della prima ondata. «Non è un dato positivo, perché così rimane la pressione sui nosocomi», ha commentato il medico cantonale. Per nulla ideale, poi, la situazione in cure intense, dove i pazienti «continuano ad aumentare», con il rischio concreto di dover presto sospendere altri tipi di interventi per concentrarsi sulla cura dei pazienti Covid-19. «Era successo durante la prima ondata e vorremmo evitarlo. Ma, a questo punto, non possiamo escluderlo».
«La percentuale di positività dei test sembra scendere e dà un segnale incoraggiante. Aveva toccato il 30%, ora siamo attorno al 15%», ha rilevato ancora Merlani, addentrandosi nelle nuove analisi settimanali che il cantone proporrà da oggi in avanti. «Non siamo quindi in una fase di crescita esponenziale». I ricoverati in ospedale sono circa 350 mentre «le cifre dei decessi sono piuttosto stabile», ha proseguito.
Durante l'estate «abbiamo continuato a monitorare la presenza del virus sul territorio, con circa 500 test al giorno, e un tasso di positività attorno all'1%. Ciò significa che, allora, il coronavirus circolava poco o nulla». Sino alla ripresa, a inizio ottobre, con la seconda ondata. «Durante l'estate la grande maggioranza dei test effettuati erano a carico di presone giovani, mentre invece nelle ultime settimane sono aumentati quelli per gli over 50. Nell'ultima settimana questa fascia di età rappresenta quasi la metà di tutti i tamponi».
Crescono i test sugli over 60
Aumentano anche i positivi tra le categorie a rischio
A infettarsi di più (anche se di poco) sono le donne, ha fatto notare Merlani. «Questo è collegato probabilmente al tipo di professione e alle occasioni di contagio». Ad avere decorsi più gravi sono tuttavia gli uomini.
Le ospedalizzazioni «hanno avuto un picco meno alto della prima ondata, ma si tratta comunque di cifre molto alte. E non accennano a diminuire. Al massimo si può dire che sono stabili, il che non è positivo perché mantiene gli ospedali sotto pressione – ha rilevato il medico cantonale –. Siamo in cima alla collina e abbiamo comunque già quasi raggiunto il dato cumulativo di quelli registrati durante la prima ondata».
I pazienti over 80 anni, se vengono testati positivi, hanno una probabilità su tre di finire in ospedale, mentre un 30enne solo del 1%. «Sono dati che raccogliamo e che è importante tenere presente, perché con l'arrivo del Natale è più probabile un certo rimescolamento delle generazioni», con un maggiore rischio di contagio da persone non a rischio a persone a rischio. Il messaggio è di Merlani è dunque chiaro: «Fate attenzione».
I ricoveri in cure intense «salgono meno velocemente rispetto alla prima, ma stanno ancora aumentando e la percentuale di chi vi finisce dopo essere stato ospedalizzato non è molto diversa da quello della prima ondata. Stiamo rischiando di dover, di nuovo, limitare le altre attività ospedaliere per occuparci dei pazienti covid-19 in terapia intensiva. Speravamo di poterlo evitare, ma a questo punto non è escluso che dovremo intervenire in questo senso». Già oggi, ha fatto notare il medico cantonale, chi ha una prognosi molto sfavorevole non viene trasferito in cure intense.
L'aumento dei casi rilevati nelle case anziani durante la seconda fase, prosegue Merlani, «è spiegabile sicuramente con il numero maggiore di test e di controlli». In retrospettiva «ad aprile, la mortalità media in casa anziani tra il 2015 e il 2019 si aggirava attorno al 100 mentre nel 2020 è praticamente raddoppiata a causa dei casi covid-19. A maggio invece i decessi sono inferiori alla media così come nei mesi di luglio, agosto e settembre. Vi è dunque stata una minore mortalità dovuta alla sovramortalità dei mesi della prima ondata». A novembre «la mortalità generale, spinta dai decessi per coronavirus, è tornata ad essere superiore alla media».
I decessi in casa anziani, con un eccesso di decessi ad aprile e a novembre a causa del Covid, ma con mortalità nettamente sotto la media nei mesi estivi.
Le casistiche ch portano al decesso «sono analoghe a quelle della prima ondata» e la ripartizione per età «è molto simile a quella dei ricoveri». Il tasso di letalità di chi risulta positivo «è praticamente trascurabile fino ai 60 anni, ma tra i 60 e i 79 tocca il 5% mentre balza al 21% sopra gli 80».
«La priorità dell'azione di polizia è sempre stata data al dialogo e alla sensibilizzazione», ha fatto notare dal canto suo il capo della Gendarmeria della Polizia cantonale Marco Zambetti, affrontando il tema di chi trasgredisce alle norme anti-covid. Un approccio «che si ha anche durante questi giorni di 'Black Friday'». Ciò non toglie che la polizia abbia approntato «un dispositivo modulare» per permettere «di intervenire in maniera celere qualora vi siano degli assembramenti».
I controlli effettuati nelle aziende, negli esercizi pubblici e sui trasporti pubblici sono stati 2'954. Abbiamo constatato 493 irregolarità che sono sfociate in 243 segnalazioni al Ministero pubblico.
Mentre nel corso dell'anno «i furti sono diminuiti del 24% (con un -28,7% per i furti con scasso e un dimezzamento dei furti nei negozi)», sono cresciuti gli interventi per liti (+18,5%), soprattutto tra i giovani e durante il fine settimana. In crescita (+21,4%) pure gli interventi per ristabilire l'ordine pubblico, con un picco durante l'estate, quando vi erano i grandi assembramenti di persone nei pressi di fiumi e laghi. Durante l'estate sono pure cresciute nettamente le liti in famiglia, con una media del +20%. In ascesa pure gli infortuni, «cosa che preoccupa anche in virtù degli ospedali attualmente sotto pressione».
«Trasporto pubblico è effettivamente un collo di bottiglia – ha fatto notare Merlani rispondendo a una domanda de laRegione –. È evidente che i contatti stretti sono a rischio. Io, come medico cantonale, lo posso segnalare, ma poi bisogna vedere cosa è fattibile dal punto di vista tecnico e politico. L'amministrazione, ad esempio, ha flessibilizzato l'orario di inizio e di fine lavoro, cosa che diluisce l'ora di punta. La stessa misura è stata presa dalle scuole. Non siamo però ancora a regime».