Ticino

Congiuntura: tra vaccini, incertezze e speranze

Le prospettive economiche migliorano, ma i posti di lavoro persi - soprattutto quelli delle donne - aumentano in maniera preoccupante

(archivio Ti-Press)
15 dicembre 2020
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“La prospettiva di un’ampia diffusione nel 2021 di più vaccini contro il Covid-19 ha fatto nascere la speranza in una prossima ripresa. Tuttavia, la strada da percorrere è ancora lunga e irta di ostacoli.” Questi i termini utilizzati dall’Ocse nel suo ultimo bollettino economico di dicembre.
Prospettive che trovano una corrispondenza anche in Svizzera, la Segreteria di Stato dell’economia (Seco) ha infatti nuovamente corretto al rialzo le proprie stime relative all’evoluzione del Pil per il 2020, il tasso di crescita previsto è ora del -3,3% (in giugno era del -6,2%, in ottobre del -3,8%).

“Questa correzione al rialzo si rintraccia soprattutto negli indicatori relativi al terzo trimestre, meno quando si osservano i dati di ottobre e novembre. Ad esempio nel corso del terzo trimestre sono migliorati i dati relativi al commercio estero o ai consumi; lievi progressi che guardando i dati di ottobre (o novembre) sembrano essersi parzialmente stemperati”, si legge in una nota dell’Ustat (Ufficio di statistica cantonale).

Rimane più delicata la lettura dei dati sul fronte del mercato del lavoro

In Svizzera impieghi e occupazione sono in leggera crescita su base trimestrale, ma in calo su base annua e la disoccupazione rimane tendenzialmente in aumento. A livello cantonale i tassi di crescita d'impieghi e occupazione sono relativamente più gravi, tendenze che si riflettono solo parzialmente sul fronte della disoccupazione. “Malgrado le speranze relative ai vaccini in arrivo, rimangono molte incertezze: in parte da collegare alle preoccupazioni di natura socio-sanitaria, in parte alle prossime decisioni politiche, costrette a trovare un bilanciamento tra restrizioni e sostegni finanziari”, si commenta nell’ultimo notiziario statistico dell’Ustat.

Rallenta il crollo del Pil

Le ultime previsioni di dicembre dell’Istituto Bak, in linea con quanto fatto anche dalla Segreteria di stato per l’economia, stemperano ulteriormente gli effetti del Covid-19 sull’economia svizzera rispetto a quanto stimato nei mesi precedenti.

Secondo gli ultimi calcoli degli esperti di Basilea il Pil potrebbe diminuire del -3,1% nel 2020 e aumentare del +3,7% nel 2021 (sei mesi fa, in giugno, stimavano una contrazione del -5,3% nel 2020 e un aumento del +6% nel 2021, previsioni già rettificate al rialzo a settembre).

Per il Ticino le previsioni più recenti sono invece quelle di settembre, il Bak immagina a livello cantonale una flessione del Pil pari a -4,2% nel 2020, seguita da un parziale recupero del +3,5% nel 2021. Anche a livello cantonale le nuove previsioni sono più ottimistiche rispetto a quelle formulate precedentemente in giugno: -8,3% nel 2020 e +5,6% nel 2021.

La crisi la stanno pagando le donne e i precari

Nel terzo trimestre gli impieghi in Ticino sono calati del -1,5% su base annua. Questa diminuzione è determinata dal calo degli impieghi nel terziario (-0,9%) e in modo più importante nel secondario (-3,7%).

Distinguendo i risultati per tempo di lavoro, emerge una diminuzione tanto degli impieghi a tempo pieno (-1,2%) quanto degli impieghi a tempo parziale (-2,1%). Le donne sembrano essere più
toccate degli uomini da questi cali: gli impieghi occupati da donne sono diminuiti del -3,6%, quelli occupati da uomini sono stabili, +0,2%.

Tendenza al ribasso che si osserva, in maniera più contenuta, anche a livello nazionale, dove emerge pure un calo del -0,4% su base annua. Anche in Svizzera soffre meno il settore terziario (-0,2%) rispetto al settore secondario (-1,0%). Nello specifico dei tempi di lavoro emerge soprattutto una diminuzione degli impieghi a tempo parziale (-0,8%), più stabili gli impieghi a tempo pieno (-0,1%).

Infine, pure a livello nazionale emerge che l’80% dei posti di lavoro persi nel terzo trimestre erano occupati da donne.