Gli addetti allo sportello dovranno recuperare le ore supplementari durante il mese di dicembre
Delusione e preoccupazione. È quanto esprimono alcuni collaboratori degli sportelli della Posta in seguito alla decisione dei vertici di far recuperare ai collaboratori le ore di riposo maturate durante l'anno. E questo proprio in un mese carico di lavoro come dicembre. “Il livello di stress è altissimo e siamo davvero preoccupati per la nostra salute fisica e mentale ”, scrivono i dipendenti in una lettera giunta alla nostra redazione. «Con questa manovra i collaboratori in servizio si ritroveranno a far fronte a una mole molto elevata di lavoro e i clienti dovranno fare la fila davanti agli uffici postali», ci spiega Marco Forte, Responsabile regionale Ticino e Moesano del sindacato Syndicom.
Per La Posta non si profilano problemi di gestione: “Siamo certi che in nessun caso il mandato di servizio pubblico verrà meno anche in questo particolare periodo", ci risponde il portavoce regionale dell'azienda. “Teniamo a sottolineare come i processi siano definiti in funzione della massima flessibilità; siamo in grado in ogni momento di fare fronte nel miglior modo possibile ad un aumento, rispettivamente diminuzione della domanda da parte della nostra clientela”. Inoltre spiega che i dipendenti delle filiali meno sollecitate aiutano i colleghi di altre sedi a far fronte ai grandi carichi di lavoro.
Syndicom Svizzera ha chiesto alcuni giorni fa all'organo nazionale CoSpe, composto da rappresentanti sindacali e della Posta, di interrompere immediatamente la messa in atto della riduzione dei turni di servizio, come pure di creare una pianificazione che tenga conto dei carichi di lavoro e di coinvolgere il personale nella scelta del periodo in cui recuperare i giorni in eccesso. La commissione interpellata non ha accolto le richieste del sindacato, lasciando l'amaro in bocca a Forte: «Ci hanno detto che è compito dei responsabili regionali di gestire al meglio la situazione. Io ho parlato con uno di essi che ha rilanciato la palla ai responsabili di team».
Le assenze maturate quest'anno dai collaboratori della posta sono state molte a causa della pandemia, e di conseguenza altri colleghi hanno dovuto supplire accumulando così parecchie ore extra. “Secondo le leggi attuali sul lavoro, i dipendenti devono compensare gli straordinari e godere delle ferie: questo è l'unico modo per rimanere in buona salute e continuare ad essere presenti per i clienti”, continua il portavoce della Posta. “È quindi compito permanente dei superiori garantire che eventuali straordinari possano essere tempestivamente compensati”. Bilanciamento – precisa –, che non è stato possibile effettuare totalmente durante i mesi estivi. Al riguardo Forte ribatte: «I dipendenti dichiarano chiaramente che rimanere a casa in questo periodo vuol dire caricare di lavoro chi rimane». E continua: «Oltre ad essere il mese sbagliato per effettuare questa manovra, i dipendenti non sono stati consultati e si sono ritrovati con una modifica dei turni che non rispettava le due settimane di preavviso».
Per il gigante giallo la riduzione dell'accumulo di ore extra “è una misura essenziale per migliorare la situazione finanziaria del Gruppo. A lungo termine, con un bilancio stabile, possiamo prevenire i licenziamenti e continuare a finanziare i servizi di base con le nostre risorse”. Per il sindacalista è vero l'opposto: «Continuando a ottimizzare in questo modo il personale, il rischio di licenziamenti o l'evitamento di assunzioni necessarie sono dietro l'angolo».
La decisione di procedere a una riduzione delle ore in esubero è stata presa dalla Posta nel mese di maggio, sfruttando “le frequenze dei clienti notevolmente più basse causate dalla crisi sanitaria”. La pianificazione, assicura il portavoce, rimarrà comunque flessibile dato lo sviluppo poco chiaro dell'affluenza dei clienti e delle assenze a breve termine del personale. Syndicom Svizzera pensa invece che dietro a questa misura vi sia una strategia per creare malcontento nella clientela e rendere gli uffici postali meno attrattivi, in modo da avere così un motivo in più per continuare a chiudere gli uffici postali. Per Forte tutta la questione dimostra che «chi dirige il settore degli uffici postali è più concentrato sui risultati aziendali che sul servizio pubblico e le condizioni di lavoro».