Saranno quasi ottanta coloro che prolungheranno il periodo di pratica nei vari servizi presenti sul territorio
Il sistema sanitario è sotto stress e qualsiasi aiuto è ben accetto, soprattutto quello dei giovani e delle giovani all’ultimo anno di studi infermieristici. «Alcune settimane fa abbiamo discusso con alcune istituzioni sanitarie in merito alla possibilità che i nostri studenti, così come avvenuto durante la scorsa primavera, potessero essere loro di supporto, in questo momento di forte sollecitazione», ci dice Carla Pedrazzani, responsabile del corso di laurea in cure infermieristiche alla Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (Supsi), ricordando che gli allievi attualmente in stage sono una novantina e poco meno di ottanta prolungheranno il periodo nei vari servizi sanitari del territorio. «Non siamo stati obbligati», spiega Marina (nome noto alla redazione, ndr), studentessa del terzo anno, «però durante l’incontro avvenuto a inizio mese, le nostre responsabili hanno puntato molto il discorso sui principi morali. Hanno parlato di valori, di solidarietà, disponibilità e dei doveri di un buon infermiere. Questo mi ha fatta sentire un po' spinta ad accettare». E aggiunge, «non l’hanno detto esplicitamente, ma a parer mio c’era anche in gioco l’immagine della scuola».
Agli studenti è stato chiesto di prolungare di sei settimane il loro stage già previsto dal corso di studi. «Si tratta di un periodo durante il quale gli studenti avrebbero svolto dei moduli opzionali – precisa Pedrazzani –, che vengono sostituiti con una pratica di stage che permette comunque loro di acquisire una serie di competenze e di conoscenze di natura più applicata. Il prolungamento non comporta quindi uno stravolgimento del piano di studi né tantomeno un’estensione della formazione. Verrà garantito l’accompagnamento delle persone di referenza e la retribuzione. Agli studenti verranno riconosciuti dei crediti formativi aggiuntivi».
A rallegrarsi della presenza degli allievi anche Annette Biegger, capo dell’area infermieristica dell’Ente ospedaliero cantonale (Eoc): «Sono un grande aiuto e non solo nei reparti Covid. Abbiamo bisogno anche negli altri perché l’attività ospedaliera continua e noi dobbiamo comunque garantire la presa a carico dei pazienti che non sono affetti da coronavirus. Questo si traduce in un’attività abbastanza alta anche negli altri reparti». E ricordando la prima ondata di Covid-19 afferma: «È stata un’ottima esperienza anche per loro e ci siamo attivati anche in questa seconda fase della pandemia».
La situazione particolare non lascia indifferenti: «A inizio stage avevo un po’ paura – ci racconta Marina –, ma poi ho visto che il team era molto coeso, nonostante ci sia personale che arrivi da altri ospedali». Riguardo alla formazione degli allievi infermieri Annette Biegger ricorda: «Sicuramente non è un anno semplice per nessuno studente e per tutti coloro che stanno svolgendo una formazione. Ci sarebbe bisogno di più tempo da dedicargli, ma quest’anno gli allievi sono necessari soprattutto nella pratica e quindi abbiamo bisogno che imparino il più velocemente possibile».
Sul lavoro che stanno svolgendo i futuri infermieri Carla Pedrazzani si dice soddisfatta: «Come negli scorsi mesi, gli studenti ci stanno dando una dimostrazione di grande responsabilità e di capacità di adattamento a una situazione di fatto complessa. Si rendono conto di quanto in questo momento sia importante la loro presenza e come quest’esperienza sia qualcosa di estremamente formativo, che li farà crescere da un punto di vista professionale ma anche personale. La risposta da parte degli allievi è dunque, così come ce l’aspettavamo, molto matura e responsabile».
Anche se l’emergenza sanitaria lo richiedesse, non sarà probabilmente possibile un ulteriore prolungamento del periodo di pratica: «Dobbiamo garantire agli studenti del terzo anno la possibilità di concludere la formazione entro agosto, come previsto dal loro piano di studi. Se sarà necessario ripenseremo a soluzioni alternative che, comunque, non penalizzino in alcun modo gli studenti».
Gli allievi che hanno accettato le sei settimane extra di stage continueranno a lavorare nei reparti e nei servizi dove sono già operativi o dove hanno svolto recentemente un periodo di pratica, spiega Carla Pedrazzani che aggiunge: «I nostri studenti sono dislocati su molte strutture. Riallocazioni in altri contesti sono possibili, ma questi vengono discussi e concordati con gli studenti e sono in ogni caso in contesti già a loro noti», conclude.
Il posto di primario di urologia all’ospedale regionale di Lugano e quello di professore ordinario di Urologia presso l’Usi è andato al dottor Andrea Gallina di Milano. La scelta è contestata dalla deputata Lara Filippini (Udc) e co-firmatari che hanno inoltrato al Governo un’interrogazione, chiedendo per quale motivo sia stato scelto un medico italiano invece del concorrente dottor Seiler-Blarer dell’Inselspital di Berna. “Non è nostra intenzione mettere in discussione le competenze del dr. Gallina, ma è un fatto che i ticinesi hanno espresso la loro volontà che sia data la precedenza ai residenti per i posti di lavoro pubblici e parastatali. Questo principio è stato inserito nella Costituzione cantonale”, si legge nel testo. I firmatari chiedono chiarezza sulla scelta e domandano se corrisponde al vero che la Società svizzera di urologia si sia schierata a favore di Seiler-Blaler. E questo prima dell’ufficialità della nomina di Gallina. Come ultimo punto viene chiesto se il CdS “intende porre rimedio a fronte di una decisione chiaramente in totale contrasto” con le leggi.