Conferenza stampa del Consiglio di Stato per fare il punto sulla situazione epidemiologica ed economica nel cantone
Da lunedì (9 novembre 2020) in Ticino saranno vietati i ritrovi privati, gli assembramenti spontanei e le manifestazioni pubbliche con più di 5 persone. Ciò non vale per chi vive nella stessa economia domestica. Eccezioni saranno fatte per la raccolta firme per referendum e iniziative così come per assemblee inderogabili di organi legislativi cantonali e comunali così come a quelle di enti di diritto pubblico. Permessi pure matrimoni, funerali e celebrazioni religiose fino a 30 persone. Vietate, per contro, tutte le attività sportive di gruppo salvo quelle degli under 16. Gli allenamenti e le competizioni di atleti di punta e di squadre 'stabili' che hanno un piano di protezione sono permessi alla presenza di al massimo 15 persone. Lo stesso vale per gli allenamenti (ma non le competizioni) delle società sportive che militano in categorie inferiori.
È quindi "allarme rosso" a sud delle Alpi, colore che si riflette nella nuova tonalità della campagna informativa contro il Covid. E con il nuovo grado d'alletra arrivano anche le nuove misure per contenere la pandemia. «È l'ultima chiamata: se il numero di contagi non dovesse diminuire, se il numero di ospedalizzazioni dovesse rimanere alto, dovremo prendere altri provvedimenti», ha precisato poco fa il presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi presentando le decisioni prese dal governo. Le nuove disposizioni «vogliono diminuire le possibilità di contatto. Sono limitazioni delle libertà emanate dallo Stato, tuttavia non sono i divieti a sconfiggere il virus, ma le azioni dei cittadini. Serve quindi il senso di responsabilità di ognuno».
Le nuove misure dovranno servono inoltre «a far capire che la situazione è seria e deve essere affrontata in modo serio», ha proseguito Gobbi. Perché «se non ci saranno cambiamenti, la situazione diventerebbe insostenibile sia per il sistema sanitario, sia per chi lavora al contact-tracing. Il virus continua a diffondersi e, a differenza della primavera, non stiamo andando verso un periodo dove si può stare molto all'aperto». Ci vuole quindi «equilibrio tra sicurezza sanitaria e libertà. Abbiamo fatto sempre passi ragionati ma che permettessero ai cittadini di capire la gravità della situazione per permettere di combattere assieme al coronavirus».
Se i comportamenti della popolazione non dovessero mutare, «siamo pronti a introdurre nuove misure». Intanto lo Stato Maggiore cantonale di condotta, che ha gestito la prima ondata, è stato posto in stato di prontezza mentre all'ospedale La Carità di Locarno sono già impiegati 12 militi dell'esercito. Inoltre una 40ina di uomini della Protezione civile stanno già dando supporto al sistema di gestione della pandemia.
Le misure in vigore da domani, 9 novembre 2020
«Ognuno deve fare la sua parte per preservare l'attività del sistema sanitario» perché «la seconda ondata sarà ancora più lunga» di quella di questa primavera «durata 6 settimane e contenuta grazie al lockdown», ha commentato il direttore del Dipartimento sanità e socialità Raffaele De Rosa ringraziando chi sta lavorando in ambito sociosanitario in questo periodo. «La pressione sugli ospedali ticinesi è già a livello di guardia ed aumenterà ancora nei prossimi giorni. Giorni, non settimane». Attualmente «i posti letto occupati aumentano tra 15 e 20 pazienti ogni giorno, al netto delle dimissioni». Per questo il Consiglio di Stato ha deciso di aumentare la disponibilità di posti in cure intense dagli attuali 60 a 80 in cure intense. Altri 20 letti sono stati aggiunti in cure medie. Inoltre sono previsti 320 letti nelle due strutture Covid (Carità e Moncucco) mentre 150 letti per il trattamento dei pazienti stabili sono stati ricavati a Faido, all'ospedale Italiano e all'Ospedale di Castelrotto». Per la riabilitazione sono previsti una 30ina di posti tra la clinica di Novaggio e la Clinica Hildebrand. «In totale 600 posti letto sono disponibili per la gestione della crisi », ha precisato De Rosa, facendo notare che è stato possibile raggiungere questo obiettivo con la diminuzione dell'attività elettiva». Se, tuttavia, le nuove restrizioni non diminuiranno la circolazione del virus «dovremo imporre il blocco degli interventi non urgenti».
Intanto, ha fatto notare De Rosa – la casistica dei pazienti ospedalizzati è molto simile a quella della prima ondata: «Un ricoverato su quattro ha meno di 60 anni e poco meno della metà ha meno di 70 anni. Alla Carità però troviamo malati di 31, 38 e 45 anni, così come persone senza patologie pregresse. In cure intense il più giovane ha 33 anni. È doveroso quindi rendersi conto che tutti potremmo essere esposti a un decorso grave della malattia e nessuno, a priori, può saperlo».
Nelle case anziani intanto si registrano già 170 residenti malati «e il conteggio è in aumento», ha commentato De Rosa. «La situazione è seguita da vicino dall'Ufficio del medico cantonale e dalle autorità sul territorio. I singoli istituti comunicheranno, d'ora in poi, direttamente i contagi interni alla struttura».
Il perdurare della pandemia rischia di impattare pesantemente sull'economia cantonale. «Il governo la vuole sostenere – ha commentato di direttore del Dipartimento finanze ed economia Christian Vitta –. Stiamo partecipando attivamente alla consultazione avviata dalla Confederazione per sostenere, assieme a Berna, le attività più in difficoltà, i cosiddetti i casi di rigore». Ovvero le aziende «particolarmente colpite dalla pandemia». La Confederazione, settimana prossima, stabilità, «assieme ai cantoni, i criteri di accesso»
Inoltre in governo ticinese ha chiesto al Consiglio federale di prendere in mano il timone e introdurre la situazione straordinaria. Ciò permetterebbe a Berna, come in primavera, di prendere in mano le redini delle misure di contenimento: «Ci sono approcci troppo difformi tra vari cantoni», ha precisato Gobbi.