I gestori di impianti puntano sulla clientela locale e le incognite del Covid preoccupano ma non spaventano
Quest'anno la neve non è più la principale preoccupazione delle stazioni sciistiche. A farla da padrone anche il Covid che con le sue restrizioni getta alcuni dubbi sul buono svolgimento della stagione invernale. Come si sono organizzati gli impianti ticinesi a livello di abbonamenti e distanziamento fisico? «Gli impianti di risalita sono parificati ai mezzi di trasporto pubblici e dunque non sono soggetti attualmente a un contingentamento o al tracciamento delle persone», ricorda Mauro Pini, direttore degli impianti di Airolo-Pesciüm.
Gli scenari possibili sono tanti, la situazione è incerta ma la fiducia non manca: «Con le possibili ulteriori chiusure che si vociferano, le persone avranno voglia di andare in montagna», afferma Giovanni Frapolli, proprietario degli impianti turistici di Bosco Gurin. «Non tutti sciano – prosegue – e per questo stiamo implementando i sentieri per le passeggiate». Un'occasione per promuovere le valli ticinesi: «Il nostro cantone è bello anche in inverno e stiamo facendo di tutto per rendere Bosco Gurin fruibile per tutti allargando il ventaglio delle nostre attività», dice Frapolli che spera di poter installare nel periodo natalizio anche la slittovia e soprattutto punta sul turismo locale. Dello stesso avviso anche Dante Pollini, presidente dell'Associazione delle piccole stazioni sciistiche ticinesi: «Anche questo inverno fate il Ticino grande», dice servendosi del famoso slogan di Donald Trump. «I piccoli impianti sono spesso legati a ricordi d'infanzia e speriamo che le famiglie tornino in quei luoghi durante l'inverno».
La possibilità che la stagione non possa partire esiste, ma per Pini è un'eventualità che difficilmente potrà riprodursi: «Dovrebbe esserci un lockdown e nelle ultime settimane le autorità stanno facendo di tutto per evitarlo. Questo ci garantisce che la stagione, per quanto riguarda lo sci, dovrebbe partire». Nel caso però di una chiusura totale come si comporteranno le stazioni sciistiche con coloro che hanno già acquistato l'abbonamento stagionale? Ognuna ha un piano d'azione diverso. «Se non potessimo aprire del tutto rimborseremo l'80 percento dell'importo», spiega Frapolli riferendosi a Bosco Gurin. Anche i detentori della Ski Card Leventina potranno ricevere il rimborso, mentre le stazioni minori non hanno ancora discusso dei rimborsi ma «cercheremo di trovare una linea comune», dice Pollini. E se invece la chiusura avverrà durante la stagione in corso? Anche in questo caso ognuno si è organizzato in maniera diversa. Bosco Gurin offrirà un buono utilizzabile la stagione successiva al contrario della Leventina Card.
Non solo apertura e chiusura, bisogna fare i conti con le distanze fisiche ed eventuali direttive ulteriori. «Nelle nostre piccole stazioni non abbiamo cabine chiuse – spiega Pollini –. Dunque si tratterà di organizzare il distanziamento nella colonna degli ski lift. Creeremo qualcosa di semplice, magari con dei paletti, per non complicare inutilmente la vita alle persone che vengono a sciare per svagarsi». L'unica certezza rimane l'obbligo della mascherina, «tutte le altre opzioni sono sul tavolo – riferisce Pini –. Magari sarà necessario inserire un numero chiuso se la zona sciabile è ridotta dando la priorità ai possessori del biglietto stagionale o utilizzare un sistema di riservazioni. Tutte alternative che verranno annunciate quando si avrà una data d'apertura». Ma non dimentichiamoci della protagonista: la neve. «Senza nevicate abbondanti non si possono aprire tutte le piste. E in quel caso è più probabile un contingentamento», conclude Pini.
Le preoccupazioni sono anche finanziarie. «Se c'è un inverno senza neve ci si rassegna, ma alcune stazioni hanno fatto degli investimenti e auspicano di poter rientrare nelle spese», riporta Pollini che spera, se necessario, in un aiuto dell'ente pubblico: «Non tutti hanno un'assicurazione per la perdita di esercizio».
Punto forte delle stazioni sciistiche sono anche i punti di ristoro, che sottostanno alle regole anti-Covid della ristorazione: «È possibile che una fase ulteriore potrebbe prevedere sci senza ristoro, ma è ancora presto per dirlo», sostiene Pini. «Ogni ristorante o buvette ha le sue peculiarità e dunque in quel caso non si può creare una linea comune».