Con un'iniziativa cantonale, primi firmatari i Plr Quadranti e Polli, chiedono alla Confederazione di aiutare le strutture che hanno avuto perdite
“Il Consiglio federale dia un contributo per la messa a disposizione a costi supplementari di ospedali e cliniche durante il periodo Covid-19, inclusi ad esempio maggiori acquisti di materiale sanitario e farmaci, misure di sicurezza aumentate”. Non solo. La Confederazione “contribuisca adeguatamente” per il mantenimento di queste strutture “in efficienza e qualità” oltre a garantire “per le eventuali loro perdite di reddito causate dalla sua ordinanza Covid-19 del 16 marzo 2020”. A chiederlo è un’iniziativa cantonale interpartitica, con primi firmatario i deputati liberali radicali Matteo Quadranti e Maristella Polli, depositata oggi.
Ed è proprio l‘ordinanza 2 Covid-19 a fare da detonatore all‘iniziativa, poiché “ha stabilito i seguenti obblighi: i Cantoni possono esigere che gli ospedali e le cliniche private mettano a disposizione le loro capacità per accogliere i pazienti; le istituzioni sanitarie come ospedali, cliniche e studi medici e dentistici devono astenersi da qualsiasi trattamento e intervento medico non urgente”. Ebbene. Queste prescrizioni, si legge nel testo dell‘iniziativa, “hanno necessariamente comportato costi aggiuntivi e una potenziale riduzione dei ricavi per gli ospedali per acuti, i servizi psichiatrici, le cliniche di riabilitazione e le cliniche specializzate”. E Quadranti fa due conti: “Secondo le stime di H+ e dell'associazione Spital-Benchmark, le perdite per la fine di aprile 2020 ammontavano a circa 1,5-1,8 miliardi di franchi per l'intera Svizzera”.
Circa l'80 per cento di questa perdita “è attribuibile al mancato guadagno dovuto al divieto di trattamento e di operazioni, in vigore dal 16 marzo al 26 aprile. Anche in Ticino il governo stima che la perdita totale sarà di diversi milioni di franchi”. Certo, parte della perdità potrà essere compensata: “Ma è logico che i costi aggiuntivi derivanti dalla perdita di ricavi per più di un mese non possono essere facilmente compensati e avranno certamente un impatto significativo sul bilancio annuale”. E il problema è che “l'autunno e l'inverno 2020/2021 non stanno ancora dando garanzie di superamento della pandemia, anzi”. Quindi è fondamentale, per Quadranti, Polli e cofirmatari, “mantenere e garantire la qualità delle cure e l'efficienza di ospedali e cliniche anche nel breve e medio termine, ciò che potrebbe risultare problematico se queste strutture dovessero non aver riassorbito le perdite riscontrate”.
Il Consiglio federale ha già chiarito la sua decisione di non partecipare alla perdita di reddito, giacché sarebbe semmai una questione di competenza dei Cantoni. Quella che il testo dell'iniziativa definisce una “formula semplice ed equa” si riferisce al margine operativo lordo (Ebitdar) “generato dagli ospedali in passato. La differenza tra l'Ebitdar medio generato dall'ospedale nel 2020 e quello generato nel 2018/2019 sarebbe considerata come l'importo della perdita e sarebbe parzialmente compensata dagli assicuratori attraverso un pagamento una tantum”.
Questo metodo “può essere utilizzato per tutti i tipi di ospedali e, indipendentemente dal livello effettivo dei danni, i responsabili politici possono sempre decidere l'ammontare del risarcimento per le istituzioni sanitarie, ad esempio fissando una quota da applicare”. Un'idea potrebbe essere “il 75 per cento”. L'ammontare del risarcimento “dovrebbe essere determinato con molta cura, gli ospedali e le cliniche non dovrebbero essere considerati come ‘vincitori della crisi’, né dovrebbero essere utilizzati per la manutenzione delle strutture”.
Infine, per Quadranti e Polli “le casse malattia, la compartecipazione sarebbe un atto di solidarietà, in realtà estranea al sistema, in quanto parteciperebbe ai costi delle prestazioni non erogate. Se non sono inclusi, chi paga i premi non dovrà pagare un aumento del premio l'anno successivo”.