La richiesta della Sezione della Svizzera italiana dell'Associazione inquilini nell'imminenza a Berna della sessione parlamentare straordinaria
"È un dato di fatto che ci sono tuttora molti inquilini commerciali che non hanno trovato una soluzione o a cui è stata negata dal locatore (circa il 65% delle imprese toccate non hanno una soluzione, secondo il monitoraggio del Consiglio federale)". Per questo motivo, la Sezione della Svizzera italiana dell'Associazione svizzera inquilini (Asi-Ssi )"si aspetta che la legge sulle pigioni commerciali Covid-19 venga approvata, al fine di smuovere i locatori non collaborativi a ridurre le pigioni durante il periodo di chiusura: questa legge, che è frutto di un compromesso politico, concederà un sollievo alle attività toccate, che a causa dell’attuale situazione si trovano in difficoltà economiche sempre maggiori". L'associazione interviene così nell'imminenza a Berna della sessione parlamentare straordinaria che avrà fra i suoi temi la legge sulle pigioni commerciali Covid-19, che mira ad aiutare i commercianti toccati dalla chiusura delle loro attività in seguito ai provvedimenti adottati dallo Stato per contrastare la diffusione del coronavirus. "Malgrado la posizione negativa della commissione degli affari giuridici del Nazionale", l'Asi-Ssi chiede di entrare in materia sulla legge e come detto di approvarla. "Senza soluzione politica sul tema pigioni commerciali, vi è rischio di vertenze giudiziarie che andranno
a sovraccaricare i tribunali e che porteranno al fallimento di attività toccate prima ancora che il Tribunale federale potrà decidere sulla questione", afferma l'associazione ricordando che "un recente parere giuridico commissionato da GastroSuisse e dall’Associazione degli inquilini commerciali (Verband der Geschäftsmieter) ha inoltre rilevato la costituzionalità della legge". Nella votazione sulla mozione lo scorso giugno il Consiglio nazionale "ha votato una soluzione politica (98 sì, 84 no, 12 astenuti) e ha dato così a migliaia di commerci coinvolti grandi aspettative: una non entrata in materia sarebbe un segnale politico sbagliato e non sarebbe capito dalle aziende e dagli indipendenti ticinesi".