Salari immutati, si taglierà anche 'in alto'. Un piano 'stabile nell'instabilità'. Si può garantire qualità con meno professionalità? 'Corriamo il rischio'
«Evidentemente non fa mai piacere, perché in qualunque modo tu lo faccia, è pur sempre una riduzione di posti di lavoro. Devi fartene una ragione in qualsiasi momento tu lo faccia. Io sono al terzo annuncio di piano di ristrutturazione durante la mia direzione e spero proprio sia l’ultimo, per me». Maurizio Canetta commenta a laRegione l’annuncio del taglio di ulteriori 34 posti di lavoro alla Rsi, che vanno ad aggiungersi agli 11 già tagliati sui 12 annunciati in febbraio.
Maurizio Canetta. La riflessione interna alla Ssr portava quale ‘fulgido’ esempio dell'impatto della crisi Covid-19 quanto accaduto al settore degli eventi sportivi e culturali. A questo proposito, dove taglierà la Rsi? Ci sono settori più a rischio di altri?
Bisogna distinguere innanzitutto tra la contingenza 2020, legata al Covid-19, che ha provocato un rinvio di manifestazioni sportive e dunque una caduta, e quanto allo stesso modo è accaduto in campo culturale, aspetti che consideriamo appunto contingenti e per i quali non sappiamo quale ripresa ci sarà. In questo momento la ripresa c’è, poi nessuno può dire cosa succederà. Per quanto riguarda settori o modalità, abbiamo una quindicina di progetti d’analisi di risparmio e trasformazioni che riguardano tutti gli ambiti: esiste un progetto specifico sulla radio che riformerà l’identità delle reti radio e proporrà un’offerta organica dal punto di vista dell’online, per trasformare il concetto di reti radio in concetto audio. Lì ci sarà anche una contrazione di risorse, oltre a una trasformazione. In televisione lavoriamo su palinsesto. Già La2 ha una formulazione diversa rispetto a prima e in questo intervengono anche cambiamenti di processi e di personale. Ogni progetto verrà composto, e la composizione è in corso, in primis attraverso l’analisi delle professioni che vengono toccate, e cioè come e in che misura, ovvero quante riduzioni ci saranno; poi, quante persone all’interno di quei settori se ne andranno per motivi naturali, per pensionamento, e infine quale possibilità abbiamo di riconversione professionale su nuovi profili, per evitare il più possibile il ricorso a licenziamenti, che sono comunque possibili. Lavoriamo su tutto. Tutta l’offerta televisiva è in questo momento in analisi per definire quali programmi non rispondono più alle necessità, tra successo, aderenza al mandato di servizio pubblico e costo. Dobbiamo ridurre i costi ed essere sempre più attinenti al mandato di servizio pubblico dovendo fare delle rinunce. Ma non posso dare settori, o titoli di trasmissione. Tutti i settori stanno lavorando per analizzare se stessi e per entrare in questa riflessione.
Quale affidabilità ha un piano come questo in questo momento storico? Quante possibilità ci sono che il numero dei posti di lavoro tagliati non sia definitivo, ma soggetto a ulteriore incremento?
È un piano e dunque non può essere preciso al centesimo, e nemmeno al dieci, al cento o mille franchi, o relativamente al numero di persone. È un piano basato su di una previsione di mercato pubblicitario in continua discesa. Per questo motivo, da questo punto di vista, credo sia una previsione realistica. Naturalmente tutto può succedere, nel bene e nel male. Pensiamo alle situazioni economiche dopo l’11 settembre, lasciando da parte l’aspetto politico e istituzionale, che non erano né pensate né previste; pensiamo alla crisi dei subprime, pensiamo a situazioni nel mondo esterno che possono avere un impatto forte. Però non ragioniamo su questo. Dal punto di vista degli indicatori del mercato dei media, del mercato pubblicitario, mi sento di dire che si tratta di un piano ragionevolmente stabile nell’instabilità.
È prevedibile che nel computo delle misure possa inserirsi una riduzione dei salari?
La riduzione generalizzata degli stipendi non è un tema che è emerso, anche perché necessiterebbe di una trattativa, in quanto prodotto di una convenzione collettiva. Non c’è in animo un progetto di questa natura.
La voce generale è che, laddove si debba tagliare, si tagli anche ‘in alto’, inteso come ruoli amministrativi, cariche direttive, quadri…
Tutto è in discussione. Va detto che, a proposito di quadri, abbiamo già operato nei precedenti piani degli interventi su queste figure, che infatti quadri non lo sono più. Mi riferisco anche agli interventi sulla Gemini, cassa pensione integrativa che è stata abolita. Non c’è mai un peso soltanto su di una categoria. I quadri hanno dato in questi anni, sul piano del sacrifico, come gli altri.
Altro auspicio, per quanto consolatorio, è che laddove i licenziamenti ci saranno, l’azienda non ci vada pesante come in passato...
L’ho già detto, c’è stato da parte mia un approccio errato nell’impostazione. L’abbiamo già corretto nel tempo con una discussione con il partner sindacale e sociale proprio sulle modalità. Quindi non ho timori di alcuna natura.
Per chiudere. Nei comunicati stampa ricevuti in questi giorni, tanto quello della Ssr quanto il vostro, viaggiano paralleli l'annuncio della riduzione dei posti di lavoro, dunque la rinuncia a quelle che si presume siano professionalità che si vanno a perdere, con il concetto di miglioramento della qualità. Non trova che si tratti di un cortocircuito? Non c'è il rischio che la qualità, invece che migliorare, si abbassi?
Il rischio c’è sempre, i giornali sono esemplari nella sofferenza e nella lotta per mantenere la qualità in una condizione difficile, perché il crollo pubblicitario per la stampa è iniziato addirittura prima che per la Ssr. Si tratta, lo ripeto, di analizzare la nostra offerta che è vasta e ampia ed essere capaci di ridurne i modi di produzione in modo da essere coerenti con le necessità sia finanziarie che di raggiungimento del pubblico e anche, in certi casi, di rinunciare a certe offerte che non raggiungono la somma di fattori, servizio pubblico-costo-successo, che è necessaria.