Questione indipendenza: dopo il Ppd, parlano gli altri partiti. Chi auspica la separazione dall'Esecutivo, chi attende prima le risposte agli atti parlamentari
Un Servizio ricorsi indipendente, sganciato dal Consiglio di Stato? «È auspicabile – dice il capogruppo socialista Ivo Durisch –. Se trasformarlo poi in un tribunale si può vedere. In ogni caso, per le decisioni che è chiamato a prendere, deve godere della massima indipendenza e non essere pertanto esposto a eventuali pressioni politiche del governo. Peraltro, come ho sostenuto di recente in seno alla commissione parlamentare della Gestione, ci sono altri settori dell’Amministrazione che necessiterebbero di indipendenza e di essere quindi ’sganciati’ dai dipartimenti governativi: mi riferisco all’Ufficio di statistica e al Controllo cantonale delle finanze».
A sollevare la questione è stato il Ppd, il cui gruppo parlamentare, riunitosi mercoledì, ha deciso «di chiedere al governo, vedremo in quale forma, di fare una valutazione su come viene esercitata negli altri Cantoni la giustizia amministrativa di prima istanza». Allo scopo, ha ancora dichiarato alla ’Regione’ Maurizio Agustoni, alla testa dei deputati popolari democratici in Gran Consiglio, «di avere in Ticino un’autorità, che adesso si chiama Servizio dei ricorsi, davvero indipendente e dunque più autorevole e credibile agli occhi dei cittadini» (vedi l’edizione di ieri). Il tema non è nuovo ma è ritornato sotto i riflettori dopo la recente puntata di ’Falò’ (Rsi) sulla gestione cantonale dei permessi per stranieri fra controlli di polizia, reclami e sentenze del Servizio dei ricorsi del Consiglio di Stato. E le controverse dichiarazioni del capo del Dipartimento istituzioni, nonché attuale presidente del governo, il leghista Norman Gobbi. Il nodo evidenziato dal Ppd non riguarderebbe solo il dossier permessi per stranieri. «Le sentenze del Servizio dei ricorsi – ha continuato Agustoni – vengono oggi modificate in percentuale molto elevate dal Tram, il Tribunale cantonale amministrativo. Insomma, un numero importante di decisioni della prima istanza che vengono impugnate sono giudicate sbagliate dalla seconda. Lo stesso Tram, da anni, segnala anche pubblicamente questa situazione. Il Servizio ricorsi non costituisce un valido filtro, cosa che – ha rincarato il capogruppo – genera sfiducia nei cittadini, oltre a sovraccaricare il sistema giudiziario, allungare i tempi della giustizia e a causare costi e attività inutili». L’obiettivo «della nostra richiesta è di avere nell’ambito del contenzioso amministrativo una prima istanza che nel decidere applichi unicamente il diritto. Le decisioni non devono in alcun modo dipendere dalle sensibilità politiche presenti in governo in un dato momento».
Il Servizio dei ricorsi, ricorda il relativo Regolamento, "è subordinato direttamente al Consiglio di Stato” e “risponde del suo operato unicamente al Collegio governativo”. I compiti? “Esamina e istruisce – si spiega nel sito online del Cantone – tutti i ricorsi che vengono presentati al Consiglio di Stato contro le decisioni dei Dipartimenti, dei loro Servizi e di quelli direttamente sottoposti al Consiglio di Stato”, così come “quelli inoltrati contro le risoluzioni degli enti locali autonomi di diritto pubblico (Comuni, Patriziati, Parrocchie, Consorzi e altri enti) e formula quindi all’attenzione del Consiglio di Stato le relative proposte di decisione”. Ergo: l’ultima parola spetta al governo. Molteplici le materie trattate: edilizia, permessi, sussidi, scuola... .
Come scritto, non è la prima volta che si torna a discutere del ruolo e dell’attività del Servizio ricorsi. Se ne era parlato anche nei mesi scorsi in occasione della riforma della Legge cantonale sull’edilizia. Il Consiglio di Stato aveva prospettato il ricorso diretto al Tribunale amministrativo, senza cioè passare preliminarmente dal Servizio ricorsi, e ciò per accelerare le procedure: ipotesi poi caduta in seguito all’esito della consultazione sul progetto di revisione. La questione Servizio ricorsi – e meglio, quella della sua indipendenza – torna alla ribalta. «Una riflessione va sicuramente fatta, a prescindere dal tema permessi, per capire se l’odierna organizzazione concernente il contenzioso amministrativo si giustifichi ancora, alla luce anche di quanto avviene negli altri Cantoni», indica il capogruppo della Lega Michele Foletti. Osserva Sergio Morisoli, alla guida del gruppo Udc: «Il fatto che sia il Consiglio di Stato a sentenziare, attraverso il proprio Servizio ricorsi, sulle opposizioni alle decisioni che prende per il tramite dei suoi Dipartimenti, non può che stridere agli occhi del cittadino. Il Servizio dei ricorsi, come pure il Controllo cantonale delle finanze, sono due entità all’interno della macchina governativa: chi le dirige e chi ne fa parte sono sicuramente preparati e validi, il problema però è che non sono padroni di loro stessi, sopra hanno un governo». Tornando al Servizio ricorsi, «penso che per tutelare a tutti gli effetti indipendenza e imparzialità della prima istanza, bisognerà individuare una soluzione alternativa». Verificando pure «quali decisioni di natura amministrativa sono impugnabili e quali no negli altri Cantoni».
Alessandra Gianella non respinge l’idea di procedere con una valutazione «per sapere come ci si organizza nel resto della Svizzera». Tuttavia, prima di ritenere se sia opportuno separare il Servizio dei ricorsi dal Consiglio di Stato ed eventualmente anche dall’Amministrazione, «è necessario chiarire i fatti». Il Plr vuole attendere le risposte governative agli atti parlamentari presentati sul dossier permessi dopo l’inchiesta giornalistica di ’Falò’. Come l’interpellanza depositata martedì, a nome del gruppo, da Matteo Quadranti (‘La politica delle ingerenze, l’ingerenza della politica’), in cui si chiedono ragguagli anche sul Servizio ricorsi. Se venisse confermato il fatto che il Consiglio di Stato gli abbia impartito «istruzioni, vi sarebbe il rischio che il cittadino perda la fiducia» nei confronti di questa istituzione, sottolinea la capogruppo del Plr. E se «dovesse emergere che effettivamente vi sono state ingerenze, allora compieremo il passo successivo». Anche perché il fatto che il Tribunale amministrativo modifichi spesso le decisioni del Servizio ricorsi è un «problema che lo stesso Tram ha ripetutamente segnalato all’Amministrazione e al governo. Il che significa che probabilmente qualcosa non funziona correttamente».
Per Nicola Schoenenberger, «è chiaro che vi è un potenziale conflitto d’interessi, perché il Servizio ricorsi fa parte dello stesso apparato amministrativo che ha preso la decisione poi impugnata». Nemmeno il capogruppo dei Verdi dice no alla richiesta del Ppd di valutare come si organizzano gli altri cantoni. Però il «problema di fondo», con riferimento a quanto emerso dal servizio di ’Falò’, sui permessi sarebbe un altro: «È necessario che la Sezione della popolazione faccia proprie le indicazioni del Tram e della giurisprudenza».Tamara Merlo di Più Donne: «Un’analisi comparativa è sempre utile, ma non è detto che le soluzioni degli altri cantoni siano migliori o applicabili in Ticino. Non escludiamo comunque un approfondimento, ma non giudichiamo così grave la situazione presso il Servizio dei ricorsi del governo, anche se si può sempre cercare di migliorare».
Fuori del parlamento c’è chi fa notare che un’eventuale separazione del Servizio ricorsi dal Consiglio di Stato priverebbe quest’ultimo di uno strumento di controllo dell’operato delle istanze amministrative o delle autorità, fra cui i Comuni, che in alcune materie deliberano su delega del governo o della legge. Il dibattito è lanciato.