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Io e la cocaina, ‘Continuando così mi avrebbe ucciso’

Francesco ed i suoi 15 anni tra neve ed eroina. L'esperto sui nuovi rischi della polvere bianca: ‘Ragazzini con sintomi di demenza o psicosi’

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12 settembre 2020
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Francesco ha poco più di trent’anni. Lo incontriamo in un bar a Bellinzona, il suo sguardo sorridente, a tratti si fa triste mentre ci racconta la sua drammatica storia, fatta di droga e di interminabili giornate, tutte uguali, tappato in casa a fumare crack per sballarsi e farsi di l’eroina per calmarsi. Quindici anni nell’abisso delle droghe. “A volte il cuore mi batteva così forte che pensavo di morire”, dice Francesco (la sua identità è nota alla redazione). Giorni e notti a consumare perdendo la cognizione del tempo, la sostanza mischiata all’alcool lo faceva diventare violento, le risse erano frequenti e i soli ‘amici’ rimasti erano tossicodipendenti come lui. “Ogni giorno qualcuno arrivava al mio appartamento con la droga e io non riuscivo a dire di no”.

Francesco ha deciso di raccontarsi, lo fa per aiutare altri a non imboccare questo tunnel buio. Lui ce l’ha fatta, perché dentro la voglia di vivere non si è mai spenta del tutto. “Sei sempre in tempo per accorgerti degli errori che fai. Le mie passioni, la voglia di vivere, l’amore per la vita mi hanno spinto a tirarmi fuori dal tunnel”, commenta.  

La droga per ‘curare’ una perdita

È composto e sorridente, capelli perfettamente in ordine nel loro scompiglio, il tono di voce è sicuro. Tutto ha avuto inizio quando durante l’adolescenza Francesco ha subito un forte trauma; per soffocare il dolore della perdita ha preso decisioni sbagliate. Pensava di poter medicare il dolore, ma si sbagliava. A soli 15 anni ha iniziato a frequentare ‘cattive’ compagnie che lo hanno indotto a provare la cocaina. Da lì in avanti la brama della sostanza era forte a tal punto da mettere in discussione che cosa fosse giusto e che cosa fosse sbagliato. Così è cominciata la guerra in trincea con cocaina, crack ed eroina.

Francesco più volte è arrivato vicino alla morte. Ricorda una sera, chiuso nel suo appartamento, il cuore gli batteva così forte da far sembrare che volesse smettere da un momento all’altro: “Mi sono detto che ormai era fatta, la mia vita l’avevo vissuta, ero pronto a morire”, racconta con un filo di voce. 

Dopo le medie, ha fatto un apprendistato che non gli dava soddisfazione. La famiglia, dice lui, è stata poco presente. “Sono sempre stato da solo ad affrontare tutto, se fossi venuto a mancare non se ne sarebbe accorto nessuno per giorni.”

‘Perdi la cognizione del tempo’

La tossicodipendenza può essere osservata attraverso una paletta di colori. C'è il nero, come le notti passate a farti, come il buio degli appartamenti con le persiane abbassate. “Perdi la cognizione del tempo”, precisa. Il blu scuro delle notti passate a cercare la sostanza come un burattino: “Vagavo per la città in cerca di cocaina o eroina, ma non sempre era facile trovarla: a volte impiegavamo del tempo e l’astinenza si faceva sentire”. Il rosso sangue delle risse accese dalla rabbia, che ti monta dentro dopo i cocktail di coca e alcol.

La droga divora tutto, Francesco era rimasto solo, le uniche persone che frequentava avevano i suoi stessi problemi. Ricorda le nottate passate da solo in una camera d’hotel a camminare avanti e indietro sotto l’effetto del crack, oppure le volte che fumava l’eroina e si ritrovava immobile nel letto a sudare e tremare. “Il crack mi teneva sveglio e attivo ma mi faceva sentire paranoie, ansia, accelerazione dei battiti; quindi dovevo compensare fumando eroina che invece mi calmava, ma allo stesso tempo quasi mi paralizzava…”. Eppure non ha mai perso il suo cuore. Quando per strada gli chiedevano un franco, lui lo dava. Non importava se poi avesse poche monete per arrivare alla fine del mese.

‘Sono tornato a galla’

Continuare così sarebbe stata una terribile sofferenza. Lui lo sapeva, ma non agiva, aspettava.

Da qualche mese Francesco ha una ragazza, ha voluto mostrarle di saper smettere. Si è curato, ha trovato un lavoro, ci va volentieri ed è sempre puntuale. Non pensa più alla droga se non con l’orrore che leggo ora nei suoi occhi mentre me ne parla. Adesso analizza con lucidità la sofferenza di essere bloccati in una guerra senza né vincitori né vinti. Per quanto dura può essere la vita, ora vede il suo futuro color verde speranza. Importante non è la profondità dell’abisso in cui si cade, ma la forza di ammettere di avere un problema e darsi un’altra chance.

 

L'esperto, ‘Il paziente deve mettere di suo il 60-70% per farcela’

La ‘psicosi sintetica’ è uno dei danni più temibili (ma non l'unico) della cocaina secondo il dott. Bobocel Rustea, specialista in psichiatria e psicoterapia, FMH, capoclinica al Servizio per le dipendenze Antenna Icaro - Centro di competenza di Muralto. Gli specialisti sono sempre più confrontati con giovani che facendo uso di cocaina sviluppano una sorta di ‘demenza’ giovanile ma anche l'attivazione di patologie che prima erano ‘dormienti’. 

C'è la droga per tirarti su e quella per sedarti. Quali sono i rischi?

Il problema è complesso. Ci possono essere disagi psichici che portano all’uso delle sostanze e allo stesso tempo le sostanze possono provocare danni, non solo a livello di salute fisica e mentale, bensì anche sul piano famigliare, sociale e lavorativo. Gli effetti negativi sulla salute si estendono su vari ambiti, ma i danni a livello cerebrale con alterazioni di tipo cognitivo o con induzione di psicosi o altre psicopatologie sono tra i più temibili. Si parla ultimamente di “psicosi sintetica”, provocata dalla cocaina, molto resistente alle terapie e quindi molto difficile da curare.

I danni causati dalla cocaina sono reversibili? 

La cocaina può portare, soprattutto nei giovani, a deterioramenti cognitivi che somigliano alla demenza, la cosiddetta “demenza giovanile”. I danni purtroppo sono spesso irreversibili. Un altro rischio, che può essere determinato sia dalla cocaina sia dalla cannabis, è quello dell’emersione di patologie che prima erano quiete ma che diventano manifeste sotto l’effetto di queste sostanze. Spesso si fa un uso combinato di sostanze o per contenere gli effetti eccessivi di una sostanza con un’altra, o per potenziare l’effetto, o ‘solo’ per disinibire l’uso di una sostanza più potente: tutto ciò aumenta in modo esponenziale i rischi e i danni.

Come si può prevenire l’uso delle sostanze stupefacenti soprattutto tra i giovani?

La prevenzione si può articolare a più livelli ma soprattutto occorre parlare degli effetti delle sostanze, non mantenere i tabù (che nonostante un trend positivo resistono ancora in alcuni contesti), far sapere sia ai giovani sia alle loro famiglie cosa può provocare la sostanza e capire che cosa spinge il giovane a utilizzare la sostanza. Spesso quando un ragazzo prova una sostanza lo fa per la volontà di trasgredire e non necessariamente diventerà un tossicodipendente. Chi prova a fumare una canna non per forza continuerà a farne uso, non è un comportamento deviato ‘tout court’.

Nello stesso tempo non bisogna né banalizzare né trascurare l’uso di sostanze perché può mascherare problemi più gravi e può trasformarsi in una dipendenza vera e propria con gravi conseguenze.

Che cosa può fare la famiglia di un giovane tossicodipendente?

La prima cosa è chiedere aiuto alle istituzioni competenti perché esistono varie modalità per aiutare le famiglie. Per esempio, all’Antenna Icaro abbiamo un servizio che si chiama FAST: si aiuta le famiglie, compresi i ragazzi che fanno uso di sostanze, cercando di affrontare insieme il problema. Questo è un servizio a metà fra prevenzione e intervento, perché è una situazione dove non sempre c’è una vera e propria dipendenza, ma la famiglia è spaventata, il giovane non riesce a spiegare quale è la situazione. Dunque si interviene con la famiglia e il ragazzo in maniera volontaria e consapevole. Questo servizio ha una ottima efficacia sia educativamente sia psicologicamente.

Che cosa direbbe a chi non riesce a disintossicarsi?

Disintossicarsi è molto difficile ma è possibile. Considero che, orientativamente, il paziente deve mettere di suo il 60-70% per farcela, ma manca una fetta importante, il 40-30%, che deve cercare attorno a sé. Non c’è solo un ente, un servizio o una persona che può risolvere il problema, ma bisogna creare una rete che aiuti a resistere in questo percorso difficile. Non bisogna illudere le persone che sia una cosa facile, perché le aspettative troppo alte e le difficoltà durante il percorso vengono vissute come fallimentari e possono addirittura peggiorare la situazione.

Perché la cocaina può causare tachicardia? Quali sono i rischi?

La cocaina è una sostanza stimolante ed eccitante non solo a livello celebrale ma anche del sistema nervoso autonomo e agisce “accelerando” in modo parossistico tutto. La tachicardia, insieme all’aumento della pressione sanguigna, è un effetto diretto della cocaina sul sistema cardiocircolatorio. Quando la tachicardia è accentuata e prolungata diventa un problema grave e può portare anche alla morte.