L’incidente ad Alex Zanardi riaccende i riflettori su uno sport paraolimpico praticato anche in Ticino: l’handbike. Parlano Lisetto (InSuperAbili) e Pignot (Tcs)
«Sinceramente sono rimasto sorpreso che il percorso di gara non fosse chiuso al traffico. Quando noi organizziamo delle competizioni la prima regola è quella della sicurezza degli atleti». Così Walter Lisetto, presidente di InSuperAbili, la sezione ticinese dell’Associazione svizzera paraplegici il cui gruppo sportivo è affiliato dal 2015 a Ticino Cycling, la federazione ciclismo ticinese, a proposito del drammatico incidente in cui è stato coinvolto Alex Zanardi in Toscana la scorsa settimana. Incidente che ha acceso i riflettori su uno sport poco noto: l’handbike ovvero la bicicletta spinta dalla forza delle braccia per chi non ha più, purtroppo, l’uso delle gambe. È una disciplina sportiva entrata a pieno titolo in quelle paraolimpiche e che anche grazie alla storia umana e al carisma personale di Alex Zanardi (già pilota di F1 e campione paraolimpico a Londra nel 2012 e Rio nel 2016, ndr) ha dato più di una speranza a chi si trova confrontato con una grave disabilità fisica. «L’handbike è una disciplina che negli ultimi anni è cresciuta molto e ha fatto da traino e da promozione a molte altre discipline sportive praticate da atleti disabili», ci spiega Walter Lisetto. «La pratica sportiva rientra tra i nostri impegni nell’agevolare il recupero fisico e nel favorire l’inclusione sociale delle persone con disabilità», continua Lisetto il quale precisa che tale pratica deve essere svolta in tutta sicurezza. «Da una decina di anni organizziamo competizioni agonistiche di handbike e la nostra preoccupazione principale è proprio la sicurezza degli atleti», continua il presidente di InSuperAbili.
La principale manifestazione agonistica in Ticino si svolge nell’ambito della manifestazione Lugano Bike Emotion (www.luganobe.ch) ed è denominata Round Table Cup. Rappresenta la terza tappa del circuito europeo di handbike (Ehc) organizzata dalla Federazione europea di handcycling (www.ehf-ehc.eu). «Questa è una gara che si svolge sempre a traffico stradale chiuso. Come dovrebbero essere tutte le gare ciclistiche», continua Lisetto. «La sicurezza viene prima di tutto visto che il rischio di caduta, anche con l’handbike, è sempre presente. Si tratta pur sempre di una gara agonistica e la voglia di competere per vincere è comune a tutti gli atleti», commenta Lisetto.
Spesso sulle strade si vedono ciclisti in handbike e un po’ di timore per la loro incolumità c’è visto che sono a pochi centimetri da terra e non sempre sono immediatamente visibili. «Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di atleti che si stanno allenando, al pari degli altri ciclisti. Il nostro consiglio è quello di rendersi il più possibile visibili agli altri utenti della strada con colori sgargianti e una bandierina di segnalazione», aggiunge Walter Lisetto che precisa che nel team di InSuperAbili sono sei gli atleti di élite e una ventina i praticanti, assimilabili ai cicloamatori. «Dallo scorso gennaio contiamo in squadra anche Silke Pan, vincitrice delle ultime tre edizioni del giro d’Italia in handbike e con l’obiettivo di staccare un biglietto per Tokyo 2020. L’epidemia di coronavirus ha fatto poi slittare l’edizione paraolimpica al 2021. Siamo fiduciosi che l’anno prossimo Silke porterà i colori svizzeri e di InSuperAbili in Giappone».
L’handbike, ricorda Lisetto è assimilabile a una bicicletta. Così come lo è il monopattino elettrico. Di conseguenza, dice interpellato dalla ‘Regione’ Laurent Pignot, portavoce del Touring club svizzero, «chi utilizza di un monopattino elettrico può circolare anche su una strada cantonale ma deve rispettare le stesse regole che valgono per un ciclista, tra cui quelle di viaggiare al bordo della strada e di non usare il marciapiede, che non è invece vietato ai monopattini non elettrici, diciamo tradizionali». Ovviamente se in zona ci sono piste ciclabili o strade secondarie, aggiunge Pignot, «è fortemente raccomandato muoversi su queste, ma questo non sempre è possibile. Chiaramente chi con il monopattino elettrico - per essere omologato in Svizzera non può superare i 20 chilometri orari di velocità - si muove su strade battute da veicoli, si espone a rischi non indifferenti. E allora dovrebbe fra l’altro rendersi ben visibile, applicando delle luci al monopattino e indossando indumenti visibili da lontano, come è stabilito per chi si sposta in sella a una bicicletta». E poi i consigli. Quello rivolto ai conducenti di auto, bus e camion «di prestare la massima attenzione». E quello rivolto a chi si muove con mezzi particolarmente vulnerabili - handbike comprese - e cioè a farlo «con la massima prudenza», sottolinea il portavoce del Tcs.