Gli obiettivi sono snellire le procedure con l'informatizzazione, diminuire i tempi di attesa per le licenze e migliorare la vivibilità degli spazi
Semplificazione e miglioramento di tutto l’iter procedurale per ottenere una licenza edilizia, l’informatizzazione delle procedure stesse e avere un occhio di riguardo per la qualità di vita delle persone. Sono questi, in soldoni, gli scopi della revisione della Legge edilizia decisa dal Consiglio di Stato e presentata oggi alla stampa. “Uno degli obiettivi di questa revisione era di accelerare gli iter - spiega il direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali - perché i tempi di rilascio delle licenze vengono sempre considerati come problematici sia dagli operatori che vorrebbero cominciare subito a lavorare, sia dai cittadini che vorrebbero il prima possibile vedere ultimata l’opera”. Uno dei passi che, è l’auspicio, porterà a questa accelerazione è il fatto che la domanda di costruzione avverrà in forma elettronica: “Sarà possibile in tempo reale uno scambio di informazioni tra le parti e l’autorità, come sarà possibile creare una banca dati elettronica per il singolo incarto e per tutte le procedure”, rileva Zali. Che sul tema aggiunge: “Uno dei molti vantaggi è il poter vedere subito se la domanda è completa risparmiando così del tempo prezioso. Ed è importante anche dal profilo della polizia edilizia: queste informazioni ci permettono di vedere quali cantieri sono aperti, cosa che oggi non è possibile con altrettanta efficacia”.
D’accordo, ma una volta giunti al rilascio della licenza non sempre la storia è finita, anzi. Nella fase di consultazione ha suscitato molto dibattito la possibilità di ricorrere direttamente al Tribunale cantonale amministrativo. Ma tanto tuonò che non piovve, si continuerà come oggi: chi vorrà ricorrere lo dovrà fare al Servizio ricorsi del Consiglio di Stato, ed eventualmente in un secondo tempo impugnare la decisione al Tram. “I tempi dell’iter in caso di opposizioni o ricorsi sono lunghi”, premette il direttore del Dt specificando come “a volte possono passare anche quattro anni tra tutto”. Vagliando la possibilità di ‘saltare’ il ricorso al Tram, si è però cozzati contro “un incaglio politico”, per dirla con Zali. Nel senso che “da una parte avremmo privato il Consiglio di Stato di alcune sue competenze istituzionali, dall’altro avremmo caricato il Tram di un eccessivo carico di lavoro”. Un Tribunale cantonale amministrativo che, annota il consigliere di Stato, “avrebbe dovuto essere potenziato in maniera adeguata, considerati i 300/400 incarti in più che gli sarebbero arrivati ogni anno. Un esercizio da demandare a una riforma del sistema giudiziario, non poteva farlo questa legge settoriale: sarebbe stato un piccolo terremoto”.
Ad ogni modo, il governo ha pensato a dei correttivi. Uno su tutti, l’introduzione della massima eventuale. Uno strumento che “introduce l’obbligo di mettere tutte le carte in tavola subito, non si potrà più dire in sede di opposizione che ad esempio solo la distanza non va bene mentre poi in sede di ricorso arrivano altre censure”. Insomma, tutto e subito. In più, è istituito anche l’obbligo di anticipo delle spese processuali già davanti al Consiglio di Stato.
Ciò detto, il restyling non si ferma qui. Anzi. Con questa revisione “sarà possibile svolgere la procedura in due fasi”, informa Davide Socchi, dell’Ufficio giuridico del Dt: “Nella prima fase della domanda di costruzione si chiariranno gli aspetti principali, mentre nella seconda gli aspetti differiti, gli elementi di dettaglio”. Detta breve: “Così facendo si accerta subito la fattibilità giuridica di una costruzione, senza le spese e posticipando le scelte della progettazione di dettaglio”.
Di semplificazione si parlava, anche. E quindi ecco che, tra le novità, figura la procedura semplificata. Non molto dissimile dall’attuale procedura di notifica, “ma che amplia il campo di applicazione”. E novità in vista per i cittadini anche dalla riorganizzazione dei flussi di lavoro. Ad esempio, riprende Socchi, “c’è la proposta di dare più esenzioni all’obbligo di licenza edilizia per piccoli interventi non problematici come le casette da giardino fino a 10 metri quadri o grill e camini a 10 metri di distanza da edifici terzi”.
Per quanto concerne la vivibilità, Zali spiega che “è stata esplicitata più attenzione verso le persone disabili e sulla qualità di vita: con le leggi attuali si poteva arrivare a soluzioni con tanto spazio per gli appartamenti e poco per spazi comuni”. Tra le migliorie proposte “l’obbligo di posteggi per biciclette se si costruiscono abitazioni con più appartamenti, stabili industriali, commerciali e pubblici: è uno strumento della mobilità del futuro, occorre costruire parcheggi non solo per le auto”.
Infine, un pensiero è andato alle tragedie del 2014 che hanno portato "all’obbligo di rivolgersi a periti specialisti quando si costruisce in ambito difficile e in terreno edificabile: quelli in pianura sono quasi esauriti, e si va a lavorare su terreni dove prima non si faceva. Abbiamo ritenuto quindi di accrescere il controllo e l’indagine tecnica”, conclude Zali.