Allentamento del 'lockdown' in Ticino. I ristoratori: 'Ci vorrà qualche settimana affinché i ticinesi ritrovino fiducia. Prezzi più alti? Non è la regola'
Fase due, giorno uno. Oggi la Svizzera, Ticino compreso, esce dal 'lockdown' e permette di riaprire a scuole dell'obbligo, ristoranti, bar, negozi, agenzie di viaggio, musei, biblioteche e palestre. Anche i trasporti pubblici, dopo settimane a frequenza ridotte, riprendono a circolare maggiormente e a sud delle Alpi decadono le norme particolari che riguardavano gli over 65 e le persone particolarmente a rischio, che potranno così recarsi a fare spesa anche oltre le 10 di mattina, benché a loro sia sempre raccomandata prudenza.
La frequenza nelle scuole ticinesi sarà in pratica regolata con la presenza di metà classe alla volta, anche se con dei distinguo: la scuola dell'infanzia sarà facoltativa e per le medie si prediligerà comunque ancora l'insegnamento a distanza.
Grande attesa da parte del settore per la riapertura di bar e ristoranti. «Vogliamo far sentire i cliente al sicuro», commenta Flavio Quadranti, presidente di GastroMendrisiotto, conscio – come tutta la categoria – che soprattutto all'inizio non tutti si recheranno nei ritrovi pubblici a cuor leggero. E questo nonostante le strette misure d'igiene e sicurezza imposte da Berna e comunicate (nella loro forma definitiva) solo venerdì. «La preoccupazione in effetti c'è – aggiunge Luca Merlo, presidente di Gastro Bellinzona e Tre Valli – siamo all'inizio della riapertura e non sappiamo come la gente reagirà. Bisogna però rimanere ottimisti: le statistiche ci dicono che i contagi sono sotto controllo e se nulla dovesse cambiare, tra due o tre settimane la gente si fiderà ancora di più nel frequentare i ritrovi pubblici».
Il nuovo inizio rischia però di essere rovinato da un altro fattore: il meteo. Dopo settimane di 'lockdown' caratterizzate per lo più dal sole e temperature miti, da oggi e fino a venerdì si prevede nuvole e pioggia intermittente. «Sembra quasi una presa in giro», scherza Quadranti. «I grotti saranno sicuramente tra i meno contenti», commenta dal canto suo Mero. Sicuramente non è una bella notizia per tutti coloro che contavano di poter assicurare le distanze tra un tavolo e l'altro sfruttando gli spazi all'aperto. «Dal punto di vista del distanziamento sociale, la pioggia è un problema per alcuni locali e per altri no – rileva Quadranti –. Più che altro il bel tempo è importante per far venire voglia alla gente di uscire di casa».
Distanze sociali, significa anche sale meno piene e incassi minori. Diminuiti ancora di più dall'esigenza di disinfezione e di procurare materiale di protezione: vi è da aspettarsi un aumento dei prezzi? «Potrebbe esserci qualcuno che ritoccherà il prezzo verso l'alto, ma non credo – e non mi auspico – che il rincaro sia eccessivo. Non è il periodo giusto per aumentare i prezzi, ma capisco se qualcuno lo farà viste le maggiori spese da sostenere in questa fase», commenta Merlo.
Per qualcuno dover rispettare le misure di protezione risulta poi troppo oneroso rispetto ai potenziali incassi. In tutto il cantone si stima circa il 10-15% dei ristoratori oggi non riaprirà perché i guadagni non sarebbero comunque sufficienti a pagare le spese. «Alcuni sicuramente aspetteranno l'avvio di una stagione estiva vera, magari per poter sfruttare appieno la terrazza», precisa il presidente di GastroMendrisiotto. «Domani (oggi per chi legge, ndr) molti saranno aperti, ma alcuni attenderanno giorni o settimana per valutare meglio la situazione», aggiunge il presidente di Gastro Lago Maggiore e Valli, Nunzio Longhitano.
Una decisione, quella di non aprire pur potendo farlo, che sino a venerdì rischiava di costare a questi esercizi pubblici i contributi per lavoro ridotto. Il sospiro di sollievo è giunto in extremis a fine settimana, con la conferma da parte di Berna che la misura sarà mantenuta anche in futuro per quelle strutture cui la riapertura con le attuali restrizioni causerebbe danni economici.
Intanto quella appena trascorsa in Ticino è stata anche la prima settimana con gli alberghi di nuovo in grado di accogliere turisti e ospiti non impegnati al fronte nella lotta contro il Covid-19. «Le prenotazioni sono state minime nel corso della settimana e praticamente inesistenti nel weekend – rileva Lorenzo Pianezzi, presidente di HotellerieSuisse Ticino –. Qualche turista si è affacciato, ma chi è venuto ha trovato un cantone fermo, con i parchi chiusi e senza attività. Anche per questa settimana le prenotazioni rimangono molto basse, ma possiamo essere cautamente ottimisti per il futuro». Il settore attende intanto segnali da Berna per quanto riguarda dei contributi a fondo preso: «Le fideiussioni hanno permesso di pagare le fatture, ma sono comunque debiti da restituire e per ora non si vede all'orizzonte una ripresa massiccia dell'attività».
La differenza di percezione dell'emergenza tra nord e sul delle Alpi intanto si fanno notare anche alle reception: «Chi provengono da oltre Gottardo, di fronte a un dipendente con la mascherina, si sente spaesato. Molti ci hanno chiesto se dovessero indossarla anche loro. Gli ospiti ticinesi, invece, ritengono molto importante che i collaboratori indossino la mascherina. Sono differenze di cui dovremo tenere conto per mettere il più possibile a loro agio i clienti», precisa Pianezzi.