L'epidemia e il progetto 'Justitia 4.0', il presidente degli avvocati: se oggi fosse stato possibile lo scambio elettronico degli atti, avremmo evitato lo stop
L’epidemia, il telelavoro, la digitalizzazione... . Per esempio la digitalizzazione della giustizia. Ovvero ’Justitia 4.0', come si chiama l’ambizioso progetto nazionale, che coinvolge Confederazione e Cantoni, per lo scambio elettronico di dati e atti giudiziari fra le parti di un procedimento (civile, penale e amministrativo). «Purtroppo non sarà attuato a breve, si parla infatti del 2026: un orizzonte temporale, secondo me, inaccettabile considerando le esigenze di una giustizia moderna - dice il presidente dell’Ordine ticinese degli avvocati Gianluca Padlina -. Se nella situazione in cui ci troviamo a causa del coronavirus fosse stato possibile lo scambio elettronico (con firma digitale) di atti fra la magistratura, sia cantonale che federale, e noi legali, evitando così l’uso di carta e il ricorso ai servizi postali tradizionali, non sarebbe stato necessario rallentare la macchina giudiziaria svizzera. Ricordo che in Italia con la posta elettronica certificata gli avvocati possono già operare in remoto». E allora, continua Padlina, «superata la crisi sanitaria e confidando in un ritorno rapido alla normalità, è altamente auspicabile che Confederazione e Cantoni accelerino la realizzazione di ’Justitia 4.0', proprio per attutire l’impatto di eventi come quello in corso sul sistema giudiziario, il cui corretto ed efficace funzionamento è essenziale per il buon funzionamento dell’intera società».
Contenuti e obiettivi del progetto sono illustrati nel sito www.justitia40.ch. Un progetto, si legge, che "promuove la transizione digitale nel sistema giudiziario svizzero nell’ambito dei procedimenti penali, civili e amministrativi. Entro il 2026, tutte le parti coinvolte in una procedura giudiziaria potranno scambiarsi dati per via elettronica con i circa trecento tribunali, ministeri pubblici e autorità penitenziarie per mezzo di un portale centrale ad alto grado di sicurezza". Gli atti cartacei "saranno sostituiti da dossier elettronici, ottimizzando così l’ambiente di lavoro nel settore giudiziario e l’infrastruttura in uso". Al contempo "sotto l’egida dell’Ufficio federale di giustizia sarà creata una base legale per l’introduzione di un obbligo (fatte salve alcune eccezioni) per la comunicazione elettronica tra le parti coinvolte". Il varo ufficiale di ’Justitia 4.0' è avvenuto nel febbraio dello scorso anno all’Università di Lucerna, con un seminario al quale hanno preso parte magistrati, avvocati e politici provenienti dai diversi cantoni, Ticino compreso. ’Justitia 4.0', evidenziava per l’occasione il Dipartimento istituzioni, "è molto di più di un semplice progetto informatico. Con la digitalizzazione occorrerà giocoforza ottimizzare l’ambiente di lavoro dei funzionari coinvolti. I processi dovranno essere adeguati: dalla comunicazione elettronica all’esame dei dossier presso i ministeri pubblici e quindi nei tribunali, fino alla trasmissione dei dati alle autorità penitenziarie e infine ai servizi preposti all’archiviazione". Grazie a ’Justitia 4.0' “i cittadini beneficeranno di un accesso facilitato e più esteso alla giustizia”. I dati presenti nel sistema giudiziario “saranno in futuro disponibili in qualsiasi momento e da qualsiasi luogo: la magistratura diventerà più efficiente e le procedure saranno velocizzate”.
A rappresentare il Ticino nel Comitato di progetto è Frida Andreotti, direttrice in seno al Dipartimento istituzioni della Divisione giustizia. «Ci sono gruppi di lavoro che stanno vagliando i vari aspetti di ’Justizia 4.0', come quello, complesso, della sicurezza e ci sono dei test in atto - spiega Andreotti -. Rispetto all’obiettivo temporale, il 2026, si è oggettivamente in ritardo di sei mesi. È però un progetto per certi versi epocale per la giustizia svizzera e piuttosto rilevante finanziariamente: un centinaio di milioni di franchi. Una volta implementato non avremo più incarti giudiziari cartacei, la comunicazione tra le parti avverrà solo elettronicamente, tramite una app. Cosa che oggi avrebbe evitato, è vero, un rallentamento importante dell’amministrazione della giustizia».