Berna: 'Si potrà ricorrere a questo strumento per le udienze se le parti vi acconsentono'. Le nuove disposizioni valide da lunedì prossimo alla fine di settembre
Anche magistrati e avvocati, nell'ambito delle rispettive professioni, dovranno convivere per un po' di tempo con l'epidemia di coronavirus, tra misure sanitarie accresciute e distanza sociale. Il rischio di un importante rallentamento della macchina giudiziaria è pertanto elevato. Possibili rimedi? Per esempio la videoconferenza. Uno strumento cui in Svizzera – per le cause civili – giudici e patrocinatori potranno presto ricorrere: da lunedì 20 e fino al prossimo 30 settembre. È quanto prevede l’Ordinanza Covid-19 “sulla giustizia e il diritto procedurale” varata oggi dal Consiglio federale e alla quale ha accennato nel pomeriggio il capo del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi nell’incontro con la stampa indetto dal governo ticinese. Ordinanza secondo cui le udienze “possono svolgersi mediante videoconferenza, se le parti vi acconsentono o in presenza di motivi gravi, in particolare in caso d’urgenza”. Possono inoltre svolgersi mediante videoconferenza “gli esami testimoniali e la presentazione delle perizie da parte di periti”. Se si fa capo a videoconferenze o teleconferenze, stabiliscono ancora le nuove disposizioni, “occorre assicurarsi che il suono e, se del caso, l’immagine siano trasmessi contemporaneamente a tutti i partecipanti” e “che la protezione e la sicurezza dei dati siano garantite”. Questo e altro dicono i dieci articoli dei quali si compone l’Ordinanza federale.
Andreotti (Divisione giustizia): uno strumento che avevamo chiesto a Berna
L’uso della videoregistrazione, afferma Frida Andreotti, direttrice della Divisione giustizia (Dipartimento istituzioni), «era stato sollecitato anche da noi, dato che in Ticino non tutte le aule per le udienze civili permettono, anche per motivi di spazio, di rispettare le distanze sociali raccomandate». Come Divisione «abbiamo già interpellato le autorità giudiziarie che operano nel settore civile, dunque pretori e giudici del Tribunale d’appello, per sapere di quali dispositivi necessitano per un impiego corretto della videoconferenza». Uno strumento, continua Andreotti, «che di questi tempi agevolerà la trattazione delle vertenze civili. E so che già lunedì prossimo un giudice della Pretura di Lugano lo utilizzerà. Ricordo poi che la possibilità di far capo alla videoconferenza è contemplata dal progetto del Consiglio federale di revisione del Codice di procedura civile».
Critico il parere del presidente dell’Ordine ticinese degli avvocati Gianluca Padlina. «Queste nuove disposizioni sono il classico fulmine a ciel sereno. Non mi risulta infatti che il Consiglio federale abbia esperito preliminarmente una consultazione. Sorprende e delude il fatto che le disposizioni – prosegue Padlina – non siano accompagnate da direttive tecniche sulle modalità di applicazione di queste videoconferenze. Ad esempio: come si potrà sottoporre un documento a un testimone? Come si garantirà concretamente la protezione e la sicurezza dei dati? È comprensibile, in un momento come questo, che si metta a disposizione una tecnologia che consente di evitare spostamenti e contatti fisici. Tuttavia, questo sistema solleva molteplici interrogativi sull’effettiva possibilità di permettere un esercizio efficace dei diritti delle parti». Per il presidente dell'Ordine degli avvocati, «sarebbe stato meglio approfondire prima i vari aspetti pratici del sistema».