Per GastroTicino si tratta di un atto da prendere in considerazione per tutelare la popolazione. Intanto l'affluenza si è già ridotta fra 80 e 100%.
A questo punto è meglio prendere in seria considerazione l'ipotesi di chiudere bottega. Questo il senso del messaggio diramato da GastroTicino ai suoi associati. Nella consapevolezza che nei ristoranti è difficile la tutela delle precauzioni speciali di questi giorni, in particolare il rispetto delle distanze dei due metri che "nella realtà è quasi impossibile da far rispettare": "La promiscuità tra personale di servizio e cliente, e tra i clienti stessi, è impossibile da evitare in modo completo, anche disponendo i tavoli alla distanza raccomandata".
I ristoratori sono dunque chiamati a sacrificarsi per evitare situazioni di rischio. Nel frattempo, d'altronde, la clientela si è ridotta "fra l'80 e il 100%, un crollo drastico", come ci conferma Massimo Suter, presidente dell'associazione cappello dei ristoratori ticinesi e vicepresidente GastroSuisse. E allora, se non una chiusura totale, si potrebbero almeno riconsiderare gli orari di apertura.
Suter, così non si va più avanti?
Il nostro invito non è dovuto tanto alla questione economica, che ciascuno di noi può vedere e valutare. L'invito a soppesare pro e contro della chiusura viene anche dalla decisione del Consiglio di Stato di chiudere le scuole. Anche bar e ristoranti sono luoghi aperti e quindi vulnerabili al contagio. Il nostro è un richiamo al senso di responsabilità. Come categoria siamo pronti a dare il nostro contributo affinché questa crisi si risolva il prima possibile e con danni il più possibile limitati.
E a camerieri, cuochi e altri impiegati cosa capiterà?
Intanto si dovrà trovare un accordo, eventualmente in modo che prendano ferie o recuperino ore straordinarie. Per mandarli in disoccupazione vi sarebbe comunque l'obbligo del mese di preavviso, a meno che lo Stato non decida misure d'emergenza per correre in aiuto a tutti, elaborando un piano cantonale di supporto al personale che l'imprenditore deve lasciare a casa suo malgrado. Ma questo può deciderlo solo il Governo.