Chiuse le scuole post-obbligatorie, vietati gli assembramenti con più di 50 persone. Merlani: ‘I numeri che stiamo vedendo sono un po’ troppo rapidi’
Il Ticino è stato decretato lo stato di necessità sino al 29 marzo. Da mezzanotte saranno vietati gli assembramenti con più di 50 persone, mentre le scuole pubbliche e private post obbligatorie rimarranno chiuse. I luoghi come cinema, teatri, musei, centri giovanili, piscine, centri wellness, discoteche, impianti pubblici e non solo devono rimanere chiusi. Vietati gli eventi sportivi di ogni genere e categoria, mentre è consentita la pratica sportiva individuale. Il presidente del Consiglio di Stato Christian Vitta ha ribadito che la decisione è stata «unanime» e rientra in una strategia «coesa e condivisa». È anche per questo motivo che alla conferenza stampa odierna era presente il Consiglio di Stato in corpore.
«Da tempo avevamo detto che il virus si sarebbe sviluppato. Possiamo farci poco: dobbiamo attendere che tutta la popolazione sviluppi un’immunità. Quello che dobbiamo fare è rallentare questa evoluzione», ha fatto notare il medico cantonale Giorgio Merlani. «I numeri che stiamo vedendo sono un po’ troppo rapidi rispetto a quelli che vorremmo vedere: 128 persone contagiate alle 9 di mattina con 27 ricoveri in ospedale e 11 in cure intensiva» sono tante. E ha poi aggiunto: «Di questo passo si raggiunge il limite e si rischia di superarlo».
«La Confederazione ha raccomandato di lasciare aperto le scuole obbligatorie perché non vogliamo mescolare le generazioni, ma le vogliamo separare», ha rilevato Daniel Koch, aggiungendo: «Non vi nascondo che la situazione in Italia è davvero preoccupante e che non vogliamo vedere la situazione degli ospedali italiani in Svizzera. Per farlo dobbiamo separare il più possibile le fasce più deboli». Koch ha pure chiarito che «qui si parla di tutta la Svizzera e non solo del Ticino. Non ci sarà mai un’isolamento di una regione Svizzera».
L’obiettivo «è non perdere anni scolastici o di formazione», ha rilevato il direttore del Dipartimento educazione e cultura Manuele Bertoli. «Gli esami previsti in queste settimane verranno comunque tenuti: riguardano comunque poche persone». E a chi invoca la chiusura di tutti gli istituti, Bertoli ha aggiunto: «Invito i genitori a pensare agli ospedali: le scuole dell’obbligo rimangono aperte per evitare il contagio intergenerazionale. I Municipi non prendano decisioni diverse: chi apre il fronte contro il Coronavirus, si assuma anche a responsabilità del contagio».
Alla popolazione è fortemente raccomandato di rispettare le misure igieniche e il distanziamento sociale in particolare verso chi ha 65 anni. Per chi li ha compiuti e per i gruppi vulnerabili esposti a rischio vita è sconsigliato di accudire minorenni, partecipare a manifestazioni, usare il mezzo pubblico, frequentare gli esercizi pubblici.
Gi esercizi alberghieri e ristorazione che dispongono a sale con 50 persone o più possono esercitare a patto di non accogliere più di 50 persone, garantire norme igieniche accresciute e di distanza sociale necessaria.
Tutte le altre attività commerciali aperte al pubblico devono garantire la distanza sociale.
«La solidarietà e l’altruismo permetteranno di tutelare la comunità», ha chiosato il direttore del Dipartimento sanità e socialità Raffaele De Rosa, che ha poi rivolto un appello ai giovani e ai giovani adulti: «Aiutateci evitando gli assembramenti e mantenendo le distanze. Per combattere questa epidemia abbiamo bisogno l’aiuto di tutti. Siamo sicuri di poter contare sul senso di altruismo e sulla responsabilità di tutti».
Alle frontiere «la situazione è evoluta velocemente», ha fatto notare il direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi. «La variante di chiusura totale della frontiera non è stata accettata da Berna ed è per questo che il Consiglio di Stato ha chiesto al Consiglio federale di attuare la verifica dello stato di salute di tutte le persone in entrata e in uscita».