Ticino

Auto importate, i consigli di Upsa e Acsi

Proseguono intanto le indagini, innescate dalla segnalazione di un privato, sul Gruppo Cadei. I quattro fermati respingerebbero gli addebiti

Le indagini di magistratura e polizia sul Gruppo Cadei concerne l'importazione e vendita di veicoli non conformi alla legislazione svizzera. Sul caso abbiamo interpellato Roberto Bonfanti, presidente della sezione ticinese dell’Upsa (Unione professionale svizzera dell’automobile). Bonfanti ricorda che quando si acquista un’automobile a ‘chilometro zero’ importata dall’estero, «questa in realtà è già stata immatricolata mesi o addirittura anni prima: ciò significa che la garanzia fornita dalla marca, per esempio, è probabilmente in via di esaurimento o già scaduta. All’acquirente di un’auto di questo tipo bisognerebbe dire tali cose in modo che faccia un acquisto consapevole», aggiunge Bonfanti, precisando che la sua associazione ha fatto tempo addietro una campagna di informazione in questo senso rivolta proprio agli acquirenti. Sta dicendo che è meglio passare per un concessionario o agente autorizzato? «In questo modo si eviterebbero tanti problemi. Anche i concessionari monomarca o plurimarca autorizzati mettono in commercio auto a ‘chilometro zero’ quindi scontate. La differenza sta nel fatto che sono auto immatricolate in Svizzera e ciò risulta dalla documentazione». Laura Regazzoni Meli, segretaria generale dell’Associazione consumatrici e consumatori della Svizzera italiana (Acsi), si esprime in termini generali: «Come in tutti gli acquisti, davanti a un prezzo particolarmente attraente bisogna essere più prudenti del solito: controllare e ottenere dai venditori il maggior numero di informazioni possibili, magari dopo essersi fatti consigliare da un esperto esterno. Quella per l’acquisto di un’auto, poi, rappresenta in ogni caso una spesa tutt’altro che indifferente».

I primi sviluppi dell'inchiesta

Perquisizioni, sequestro di parecchia documentazione, interrogatori. E fermi. L’inchiesta su importazione e vendita di veicoli, ritenuti dagli inquirenti non conformi alla legislazione elvetica, da parte del Gruppo Cadei, da anni attivo in Ticino nello smercio di vetture di più marche, registra anche le prime misure restrittive. I fermati sono quattro: il direttore e altre tre persone con ruoli dirigenziali all’interno del gruppo. Si tratta, indica un comunicato diramato stamattina da Ministero pubblico e Polizia cantonale, “di un 62enne e di una 24enne, cittadini italiani residenti nel Mendrisiotto, di un 35enne cittadino svizzero residente nel Luganese e di una 35enne della provincia di Como, la cui posizione è al vaglio degli inquirenti”. Le ipotesi di reato formulate dalla procuratrice pubblica Raffaella Rigamonti, che coordina le indagini, sono quelle “di truffa (per mestiere, subordinatamente semplice), di falsità in documenti nonché di abuso delle targhe e delle licenze”. Ulteriori accertamenti, scrivono ancora gli inquirenti, “saranno eseguiti nel corso dei prossimi giorni, considerato che gli atti sinora esperiti hanno permesso di evidenziare numerosi casi sospetti”. Da nostre informazioni, sarebbero diverse centinaia i veicoli oggetto delle presunte irregolarità.
Presunte irregolarità di cui riferiscono gli inquirenti nella nota diffusa all’indomani del blitz degli agenti della Cantonale, in particolare di quelli della Polizia giudiziaria, nelle tre filiali del gruppo: a Cadenazzo, a Grancia e a Mendrisio. Partiti in seguito alla segnalazione di un privato, gli accertamenti, svolti in collaborazione con la Sezione della circolazione, “riguardano in particolare l’attività di commercializzazione di numerosi veicoli già immatricolati all’estero e importati in Svizzera per poi essere rivenduti: in base a quanto finora emerso – prosegue il comunicato – gli indagati, con diversi gradi di responsabilità, avrebbero in particolare omesso di riportare nella necessaria documentazione la data della prima immatricolazione all’estero delle auto, facendo così figurare informazioni non corrispondenti al vero sulla licenza di circolazione e omettendo di informare correttamente il cliente al momento dell’acquisto”. Un agire “che ha avuto conseguenze sui tempi delle garanzie di fabbrica (non più in essere al momento dell’acquisto), sul deprezzamento dei mezzi e sui controlli di sicurezza”. Il gruppo importava veicoli da diversi Paesi europei, senza essere un importatore ufficiale, incaricato cioè dalla marca o dalla casa madre della vettura. Erano veicoli cosiddetti a chilometro zero: immatricolati appena usciti dalla fabbrica, non avevano mai circolato. L’assenza di informazioni corrette sulla licenza di circolazione, sempre secondo la ricostruzione degli inquirenti, non permetteva all’acquirente, attratto da un prezzo interessante, di risalire alla data di produzione della vettura.
Stando a quanto da noi appreso, le persone fermate respingerebbero gli addebiti. Nelle prossime ore si saprà se i fermi si tradurranno o meno in richieste, da parte della pp Rigamonti, di carcerazione preventiva da sottoporre al giudice dei provvedimenti coerciutivi.

 Helpline della polizia: numerose le chiamate

Polizia cantonale e Sezione della circolazione hanno intanto attivato una helpline per dare le necessarie indicazioni a coloro che hanno comprato vetture nelle sedi del gruppo: “I veicoli che entrano in considerazione riportano al punto 24 della licenza di circolazione (carta grigia) una ‘approvazione del tipo’ che inizia con: 1X… o 2X… o 3X… o 6X… (ad esempio 1XS679) – spiegano gli inquirenti –. Tutti coloro che ritengono di essere stati danneggiati possono contattare (da lunedì a venerdì e fino al 7 febbraio, 07.00-20.00) il numero 0840 117 112”. E già nella giornata ieri, quando la helpline è stata divulgata dai media online, sono state numerose le chiamate, giunte praticamente da tutto il Ticino. Cosa che dovrebbe consentire anche di capire da quanto durava il presunto agire illecito.

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