Gli inquirenti hanno perquisito in mattinata le tre filiali di un gruppo attivo da svariati anni nella vendita di vetture. Diversi gli interrogatori
ll sospetto è che siano stati importati e venduti veicoli non conformi alle disposizioni legislative svizzere in materia di circolazione stradale. Un sospetto, da verificare, che grava su un gruppo attivo da svariati anni in Ticino nella vendita di veicoli multimarca. E che oggi ha portato gli inquirenti a effettuare una serie di perquisizioni nelle tre filiali del gruppo, perquisizioni sfociate nel sequestro di materiale, anche cartaceo.
Il blitz delle forze dell’ordine è scattato in mattinata ed è avvenuto contemporaneamente nelle tre sedi della società: a Cadenazzo, a Grancia e a Mendrisio. Sul posto agenti della Gendarmeria e della Polizia giudiziaria. L’operazione, fanno sapere in un comunicato il Ministero pubblico e la Polizia cantonale, è stata effettuata in collaborazione con i funzionari della Sezione della circolazione. Nel pomeriggio si sono tenuti gli interrogatori, protrattisi per ore. Del resto sono state diverse le persone sentite dagli investigatori. Per il momento non è stato adottato alcun provvedimento restrittivo nei confronti di responsabili e dipendenti del gruppo.
Gli accertamenti, indicano ancora Procura e Polcantonale, “sono finalizzati a comprendere se sussistano i presupposti di reati di natura penale ed eventuali violazioni delle disposizioni legali in materia di circolazione”. Accertamenti che si concentrano sull'attività di importazione di veicoli da parte del gruppo e che mirano a stabilire se tutto è avvenuto conformemente alla legge svizzera. Tuttavia, si afferma nella nota stampa, “il dispositivo ha già permesso di evidenziare possibili anomalie che saranno ora oggetto di approfondimenti”.
L’ampia documentazione, soprattutto cartacea acquisita nelle perquisizioni, è adesso al vaglio degli inquirenti. Ulteriori atti istruttori, affermano Ministero pubblico e Polizia cantonale, “verranno valutati nei prossimi giorni in base anche all’esito delle verifiche odierne”. L'inchiesta è coordinata dalla procuratrice pubblica Raffaella Rigamonti.