Ticino

Gran Consiglio, dieci milioni per gli edifici dismessi

Approvati anche i conti di BancaStato, fra alcune lamentele per l'assenza di donne alla direzione dell'istituto. Difesi gli uffici postali.

(archivio Ti-Press)
20 gennaio 2020
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Nella sua prima seduta per il 2020, il Gran Consiglio ha approvato il credito di 10 milioni per rivitalizzare edifici dismessi ubicati nelle regioni periferiche. Con 78 sì, nessun no e solo 2 astenuti si è concluso un iter iniziato nel 2016 dal liberale radicale Nicola Pini, e già benedetto lo scorso dicembre dalla Commissione della gestione.

Si apre così una finestra quinquennale per rilanciare numerosi stabili – oltre cento solo quelli in zone industriali – prevalentemente in Leventina, Riviera e Basso Mendrisiotto. La relatrice Anna Biscossa (Ps) ha ricordato i termini del credito: andrà solo a progetti il cui interesse pubblico è confermato dagli Enti regionali per lo sviluppo; coprirà al massimo il 50% dell’importo, mentre almeno il 25% toccherà ai promotori (pubblici o in partenariato pubblico-privato); si rivolgerà a stabili dismessi da almeno cinque anni; per evitare speculazioni, gli eventuali privati coinvolti dovranno dimostrare di avere già provato la vendita senza successo, e che nessuna modifica al Piano regolatore ne ha aumentato il valore.

Quanto alla possibilità per il Cantone di entrare direttamente nella proprietà degli stabili più importanti esercitando un diritto di prelazione e di esproprio – eventualità sollecitata dai comunisti Lea Ferrari e Massimiliano Ay sul modello di Ginevra –, si dovranno invece attendere le future modifiche alla Legge sullo sviluppo territoriale.

BancaStato: tanti utili, poche donne

Approvati a larga maggioranza anche conto economico e bilancio 2018 di BancaStato, che con un utile di 50 milioni ne verserà 38,4 nelle casse cantonali (2,3 in più rispetto al 2017). Non sono mancati i mugugni per una gestione giudicata da alcuni insufficiente sul piano della parità di genere: nessuno dei consiglieri d’amministrazione e dei direttori dell’istituto è donna, e neppure se ne trovano fra i manager dei sette dipartimenti interni, come ha notato fra gli altri scontenti la liberale Natalia Ferrara.

Infine, il Gran Consiglio si è incaricato di ‘recapitare’ ai presidenti delle Camere federali una lettera in materia di uffici postali, per difendere la qualità della rete e dare più voce ai Comuni in fase di pianificazione. Anche in questo caso il consenso dell’aula è stato trasversale, sulla spinta del malcontento popolare per le paventate chiusure degli uffici di Savosa e Melide.