Il progetto per estendere la rete ultraveloce è ora entrato nella fase politica. Previsti investimenti teorici per circa 600 milioni di franchi
Connettere tutti gli immobili situati sul territorio cantonale, anche quelli in zone periferiche, alla rete a banda ultralarga. È questo l’imperativo che le autorità ticinesi si sono date e che intendono raggiungere entro i prossimi 10-15 anni. Ieri sono stati presentati i dettagli tecnici di quello che si prospetta essere un investimento infrastrutturale di circa 600 milioni di franchi. Solo una parte di questi – una novantina di milioni – sarebbero a carico del Cantone e solo se la politica intenderà portare avanti il progetto. Ma ricapitoliamo.
Nel marzo del 2016 il Gran Consiglio ha approvato la mozione ‘Fibra ottica a domicilio, non perdiamo tempo!’ presentata nel dicembre del 2013. Il parlamento ha quindi investito il Consiglio di Stato di negoziare con le parti interessate (distributori e fornitori di servizi) la realizzazione di una rete di telecomunicazione a banda ultralarga capillare su tutto il territorio ticinese. Nel mese di marzo del 2018 si è dato avvio a lavori di approfondimento tecnico accompagnati da un consulente esterno, per l’elaborazione di un piano strategico volto a raggiungere questo obiettivo, ovvero di una copertura di almeno l’85% degli edifici situati in zona edificabile entro dieci anni e di almeno il 95% entro 15 anni.
E ieri è stata presentata una prima conclusione di questi lavori preparatori.La sua elaborazione è stata suddivisa in tre fasi: una prima strategica e una seconda decisionale, che si sono già concluse, e una terza di concretizzazione, che seguirà una volta conclusosi il processo di discussione politica del Consiglio di Stato e del Gran Consiglio.
«La proposta di connettere tutto il territori cantonale alla rete a banda ultralarga non è comunque in contrasto con i piani di investimento delle società telecom classiche», spiega Christian Vitta. «L’obiettivo prioritario è quello di dare anche alle zone più discoste del territorio la possibilità di cogliere le occasioni offerte dal processo di digitaliazzazione in atto», continua Vitta. Come farlo? La risposta l’ha offerta Maurizio Togni, direttore di Tm Results Sa, il consulente che ha coordinato gli attori coinvolti: 18 aziende di distribuzione elettrica e i principali provider di servizi internet nazionali e cantonali.
Unire centri e periferie
L’articolo 4 del Decreto legislativo approvato dal Gran Consiglio, in fondo parla chiaro: “Il Consiglio di Stato è autorizzato a negoziare con le parti interessate (distributori e fornitori di servizi la realizzazione di una rete di telecomunicazione a banda ultra larga capillare in tecnologie Ftth (Fiber to the home) o Next generation access a fili e senza fili, per raggiunge in 10 anni almeno l’85% e i 15 almento il 95% degli edifici situali in zona edificabile in Ticino. Previa verifica dell’esistenza di altri finanziamenti, l’accordo di di finanziamento, sulla base di un modello da definire, deve prevedere che l’intervento cantonale sia finalizzato a favorire la realizzazione dell’infrastruttura entro i termini di cui sopra”.
«Non si tratta in nessun modo di incentivare la costruzione di antenne della tecnologia 5G in zone discoste o di finanziare investimenti già decisi da altri attori economici. L’obiettivo ultimo è quello di connettere gli edifici ovunque si trovino, soprattutto nelle valli, con soluzioni puntuali», spiega Giovanni Bernasconi. Anche il Cantone dei Grigioni, del resto si sta muovendo in questa direzione. «È giusto che si creino le basi per il futuro balzo tecnologico. E i Cantoni che si muoveranno per primi potranno godere di vantaggi competitivi per quanto riguarda il processo di digitalizzazione», precisa Vitta. Processo – quello della digitalizzazione – che non richiede alle aziende o alle persone di essere localizzati per forza in un centro urbano per beneficiare delle opportunità di business. In pratica questa rivoluzione tecnologica contribuirà ad accorciare le distanze geografiche tra città e campagna.