ELEZIONI FEDERALI 2019

Sorteggi, proiezioni e soprese

Secondo la piattaforma ‘DeFacto’ agli Stati il leghista Battista Ghiggia sarebbe favorito rispetto all’uscente Filippo Lombardi

Da sinistra: Battista Ghiggia e Filippo Lombardi (Ti-Press)
20 agosto 2019
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A una settimana dal deposito delle liste per le elezioni federali di ottobre, il Consiglio di Stato ha proceduto al sorteggio dell’ordine di successione dei candidati al Consiglio degli Stati e delle liste per il Consiglio nazionale (vedi articolo sotto). Un momento, quello di ieri, atteso dalle forze politiche e che sancisce l’avvio a tutti gli effetti della campagna elettorale. La composizione delle liste, le congiunzioni e le relative sotto-congiunzioni a questo punto non sono più modificabili.

La corsa di quest’autunno per la Camera alta potrebbe però riservare delle sorprese. Stando a quanto pubblicato domenica dal settimanale zurighese ‘Sonntags Blick’, per quanto riguarda la presenza ticinese a Berna il seggio popolare democratico di Filippo Lombardi agli Stati sarebbe a rischio. Il giornale svizzero tedesco a questo proposito cita uno studio del professore dell’Università di Zurigo Oliver Strijbis uscito sulla piattaforma online DeFacto.expert. In pratica, secondo proiezioni sulle intenzioni di voto, il candidato della Lega Battista Ghiggia sarebbe vincente rispetto all’uscente Lombardi. Il probabile ticket per gli Stati che sceglierebbero i ticinesi sarebbe (ma il condizionale è d’obbligo, ndr) composto da Giovanni Merlini (Plr) e Ghiggia. Uno scenario che preoccupa il presidente del Ppd Fiorenzo Dadò. «Premesso che i sondaggi, a tre mesi dal voto, lasciano il tempo che trovano, come dimostrano le proiezioni errate per le cantonali dello scorso aprile, sappiamo bene che la corsa per la riconferma dei nostri tre seggi, due al Nazionale e uno agli Stati, non è scontata», afferma Dadò contattato dalla ‘Regione’. «Da qui a ottobre servirà quindi una forte mobilitazione della base popolare democratica», commenta Dadò.

Una cosa è certa, sostiene Michele Foletti, capogruppo della Lega in Gran Consiglio e portavoce del movimento di via Monte Boglia: «Noi per gli Stati corriamo per vincere, non per arrivare terzi». Per vincere, perché «siamo convinti che in Ticino c’è spazio per raccogliere i voti di chi alle votazioni federali si è sempre espresso contro l’Europa, di chi ha detto no al decreto sulle armi e alle imposizioni di Bruxelles». Se gli elettori di questo cantone, osserva Foletti, «sono coerenti, la candidatura agli Stati di una persona come Battista Ghiggia, che non è sicuramente un ‘euroturbo’ come lo è Lombardi, ha sicuramente un proprio spazio, in grado dunque di raccogliere un importante consenso. Che poi ciò avvenga a scapito di Lombardi o di Merlini, non sono in grado di dirlo». L’Europa non è comunque un tema nuovo... «Vero, ma sarà uno dei temi centrali della prossima legislatura federale – ribatte Foletti –. Parliamo infatti dell’accordo quadro con l’Ue, che ci obbligherebbe come Svizzera a recepire automaticamente il diritto comunitario, con tutte le conseguenze del caso. Si tratta di un dossier fondamentale per il futuro del nostro Paese». Come del resto i premi di cassa malati o l’Avs. «Indubbiamente. Ma anche qui se si fa ‘pulizia’ sulla questione europea, probabilmente non ci sarà più da versare il miliardo e passa di coesione, somma che potrebbe servire a finanziare l’Avs. Ecco perché – insiste il capogruppo leghista – la questione europea è centrale. Una volta risolta, potremo affrontare con efficacia le questioni interne: mercato del lavoro, finanziamento dell’Avs, finanziamento dei costi della salute, tanto per citarne alcune».

Bixio Caprara, presidente cantonale del Partito liberale radicale, è invece scettico sulla bontà di sondaggi e proiezioni, come quelle appena pubblicate. «Ai cittadini – rileva Caprara – interessa come verranno affrontati temi importanti quali, per esempio, il cambiamento climatico o l’aumento dei premi di cassa malati e in base a ciò faranno le proprie scelte, non certamente le polemiche ‘balneari’ su sondaggi pre-elettorali che non sappiamo come siano stati costruiti. La politica seria non si fa in questo modo».