Il prezzo base dell’uva è stato fissato come nel 2018. Ma i produttori concedono qualcosa per conquistare clientela
Non c’è soltanto la concorrenza estera, cavalcata a suon di promozioni dalla grande distribuzione, a rendere complicato il mercato per i viticoltori ticinesi. Ci si mette pure la canicola a far rallentare le vendite, con le alte temperature che fanno preferire la birra fresca al merlot. E le bottiglie restano in cantina, a poche settimane dalla vendemmia.
Un contesto non semplice in cui ponderare gli interessi di tutti gli attori della filiera – da chi coltiva la vite fino al cliente che stappa – è operazione assai delicata. Lo conferma il fatto che anche per quest’anno – fa sapere l’interprofessionale della Vite e del Vino Ticinese (Ivvt) – si è deciso di mantenere lo stesso schema del 2018, confermando sia il prezzo base a 4,15 franchi al kg, sia la scala di calcolo del malus “in base al quantitativo di raccolto rapportato alla media decennale – si legge nella nota dell’Ivvt –. Come già avvenuto lo scorso anno, entrambe le parti hanno condiviso l’idea che anche la produzione debba seguire l’andamento del mercato”.
I viticoltori però avevano sollecitato una revisione del neonato sistema di fissazione del prezzo col bonus/malus (ne avevamo riferito l’11 maggio). Non se n’è fatto nulla? «Si è tornati a discuterne e ci sono delle proposte – spiega Andrea Conconi, direttore dell’Ivvt –. Come ad esempio quella di calibrare il calcolo in modo diverso per i vigneti di collina, oppure a seconda dei distretti. Per trovare la quadratura del cerchio però serve ancora tempo, perciò quest’anno è stato deciso di basarsi ancora sulla media decennale».
L’accordo sul prezzo delle uve di merlot è stato raggiunto da Federviti e Associazione ticinese negozianti di vino, con la Ivvt a fare da arbitro. “Che il mercato abbia bisogno di una spinta è stato ben recepito dalla produzione – prosegue il comunicato –, che ha quindi accettato una proposta dai trasformatori con un contributo al chilo”. In pratica l’uva viene ceduta a un prezzo leggermente inferiore, affinché si possa sostenere la vendita. «Così diamo la possibilità di applicare sconti a beneficio del consumatore finale – spiega Conconi –. Considerato il fatto che le azioni attirano ormai di più dell’etichetta dovrebbe esserci così più margine per sostenere le vendite del vino ticinese».