Gli ex ‘ministri’ Gendotti e L. Pedrazzini: ‘Serve un centro forte, ma la cosa va spiegata bene agli elettorati’. Celio: ‘Importante per gli Stati’
«Tutti devono essere consapevoli del fatto che uno più uno non fa mai due, è una regola ferrea della politica, soprattutto davanti a scelte un po’ a sorpresa». È prudente Gabriele Gendotti, ex consigliere di Stato liberale radicale, nel commentare da noi interpellato la possibilità che il suo partito e il Ppd congiungano le proprie liste in vista delle elezioni federali (cfr. ‘laRegione’ di ieri). «Dietro un’operazione di questo tipo possono esserci anche dei rischi», continua. E puntualizza: «I partiti hanno una storia, e la storia non si può cambiare da un giorno all’altro con un colpo di spugna. Non ci si potrà mai dimenticare che per oltre un secolo Ppd e liberali sono stati qualcosa più che rivali». Ma queste sono le premesse – «doverose» –. Perché poi entra in campo la Realpolitik. E qui Gendotti rileva come «osservando il trend sia a livello svizzero sia internazionale, è chiaro che di fronte ai blocchi di sinistra e destra che con le rispettive congiunzioni si uniscono, anche il centro prima o poi deve inventarsi qualcosa, un denominatore comune per essere ancora forte per evitare spostamenti verso gli estremi». È un’ipotesi sul tavolo, le trattative vanno avanti. Già domani al Comitato cantonale del Plr (vedi articolo a lato) si saprà qualcosa in più. Forse. Ma Gendotti è convinto: «Se non è per adesso, la questione si porrà sicuramente in prospettiva futura». Però attenzione, il tutto per l’ex ‘ministro’ liberale radicale deve accompagnarsi con un’avvertenza. Meglio, una condizione: «Se si vuole rafforzare un centro per combattere la concorrenza di sinistra e destra, è chiaro che questo centro poi deve esserlo davvero. Per intenderci, non deve avere sbandamenti verso la Lega».
Una congiunzione che sarebbe «un passo nella giusta direzione», annota l’ex consigliere di Stato Ppd Luigi Pedrazzini. Ma, come l’ex collega in governo Gendotti, spiega netto: «Uno più uno non fa due. I partiti devono assumersi la responsabilità e il coraggio di questo passo. Devono però essere anche consapevoli che al loro rispettivo elettorato va spiegato molto bene, sennò rischia di venire percepito unicamente come una difesa del cadreghino». Insomma, con la dovuta chiarezza Pedrazzini verso questa possibilità è «aperto». Anche perché il fatto che si concretizzi questa alleanza «non significa necessariamente che si crei confusione circa l’identità dei partiti. Semmai, ci sarà una lettura comune delle sfide e la volontà di dare ancora più forza al centro. Questo credo e spero che verrà capito dai due elettorati». Ma siamo in Ticino, e quindi il pensiero di Pedrazzini è rivolto «anche alle componenti dei partiti che tradizionalmente sono piuttosto ostili nei confronti dell’altro partito, componenti ancora presenti che vanno rispettate. Con le quali bisogna discutere, sono importanti. Bisogna acquisire il loro consenso per un’operazione simile». Un’operazione quindi vista di buon occhio «nell’ottica di rafforzare il centro». Tornando al Plr, pure l’ex granconsigliere Franco Celio sostiene che «questa ipotesi non sia fuori posto, sebbene si debba fare molta attenzione e spiegare tutto all’elettorato per evitare pericolose incomprensioni. Le grandi discussioni che sono state soprattutto attorno al rapporto tra Stato e Chiesa, oggi non sono più così centrali». Ma la posta in gioco è alta: «Soprattutto al Consiglio degli Stati, dove Giovanni Merlini corre senza rete di protezione non ripresentandosi al Nazionale. Viceversa alla Camera del popolo è il Ppd a rischiare di più». Insomma, mutuo soccorso al centro? «Diciamo così».
Oggi il Plr alzerà il sipario sugli otto nomi che correranno per il Consiglio nazionale alle elezioni del 20 ottobre. Convocato per le 18 al Palazzo dei Congressi di Lugano, il ‘parlamentino’ del Plr sarà chiamato a ratificare le liste. Per gli Stati il nome è sicuro, ed è quello del consigliere nazionale uscente Giovanni Merlini, che non solleciterà un altro mandato alla Camera del popolo. Camera per cui, quindi, sarà in corsa un solo uscente: l’ex presidente cantonale Rocco Cattaneo. A correre al suo fianco hanno già dato la loro disponibilità Alex Farinelli, capogruppo in Gran Consiglio, e Natalia Ferrara, anche lei nel legislativo cantonale. Gli altri nomi dovrebbero essere: la capogruppo in Consiglio comunale a Lugano Karin Valenzano-Rossi, la vicepresidente delle donne Plrt Michela Pfyffer, il granconsigliere Marco Bertoli, il municipale di Ascona Stefano Steiger e l’ex presidente dei Glrt Alessandro Spano. Mina vagante, la possibilità che Simona Genini – disponibile ma infine non selezionata – proponga la propria candidatura. Sempre domani, l’Ufficio presidenziale chiederà una delega perché la direttiva (che si riunirà lunedì) tratti con il Ppd la possibilità della congiunzione delle liste. Verosimilmente, al termine delle trattative il risultato sarà sottoposto al ‘parlamentino’ il 1° agosto.