Il Gran Consiglio boccia tre proposte di Nadia Ghisolfi (Ppd), tra cui il proibire il fumo nei parchi giochi. Auspicate dall'Aula più prevenzione e sensibilizzazione
Nessuna ulteriore limitazione per i fumatori. Lo ha sancito questo pomeriggio il Gran Consiglio, bocciando ad ampia maggioranza tre proposte della deputata popolare democratica Nadia Ghisolfi. Proposte che chiedevano di introdurre il divieto di fumare nei parchi giochi, presso le fermate e le stazioni dei mezzi pubblici, alle entrate dei locali chiusi.
Solo sulla prima – l'unica che ha visto Ghisolfi firmare un rapporto di minoranza – si è svolto un vero dibattito. Perché era una questione di concetto, riguardando i parchi giochi e di conseguenza i bambini. Una questione "importante, perché si tratta di salvaguardare la salute soprattutto dei bambini, ma anche di dare un segnale forte. Se si dicesse che è bene seguire l'esempio di alcuni Comuni già orientati verso questa scelta di divieto, farebbe un gesto importante". Niente da fare.
È Giovanna Viscardi (Plr), relatrice dei rapporti commissionali che invitavano a respingere le tre mozioni, a replicare a Ghisolfi, rilevando che "nessuno mette in discussione i danni provocati dal fumo, ma qui si parla di restrizione della libertà. E quando si decide per una restrizione della libertà, la giustificazione deve essere fondata". Ecco, per Viscardi no, non è fondata. Se "l'auspicio della mozionante è che si faccia qualcosa sull'aspetto diseducativo del fumare in un parco giochi e sulla prevenzione, a nostro avviso bisogna valutare se con queste proposte davvero si possono raggiungere gli scopi posti. Penso di no". Nel senso che, prosegue Viscardi, "lo si può vietare, ma se si guarda 2 metri più lontano l'effetto è lo stesso". Quindi "basta con divieti, e sì a una maggiore collaborazione tra Cantone e Comuni, che hanno la competenza in questo specifico ambito".
Sulla stessa lunghezza d'onda la leghista Amanda Rückert, secondo la quale "lo Stato deve investire in campagne di prevenzione, non eccedere in regole". Perché "oggi si parla del fumo, un domani potrebbe essere l'alcol. Il mondo, e penso in particolare a Canada e alcuni stati degli Stati Uniti, è pieno di esempi dove la psicosi dell'eccesso di regole non ha prodotto buoni risultati". Privilegiare, insomma, "la prevenzione e l'autoregolarsi. L'intervento dello Stato deve esserci solo laddove è necessario". Di maggiore prevenzione parla anche Marco Passalia a nome del Ppd, la cui maggioranza ha votato contro le proposte della collega di partito. Lo ha fatto perché "sono atti che non affrontano i veri problemi, e non sono rispettosi della libertà individuale". E alle volte, sottolinea Passalia, prima di passare ai divieti è sufficiente la buona educazione. È sufficiente, insomma, "chiedere a chi fuma di spostarsi, o se può spegnere la propria sigaretta".
Va invece sul filosofico il socialista Carlo Lepori, secondo cui "lo Spirito del tempo rende e renderà sempre più una cosa sgradevole avere accanto un fumatore". E fatta salva "la libertà individuale", ci vuole "ponderazione". Perché per il deputato del Ps "i danni del fumo passivo sono acclarati, e l'aspetto educativo è importante". Quindi è d'accordo con Ghisolfi che "dare un segnale potrebbe essere utile all'opinione pubblica". E con lui il Ps che, infatti, sul divieto di fumare nei parchi giochi ha votato il rapporto di minoranza della granconsigliera popolare democratica.
E se per l'Udc Tiziano Galeazzi "sul fumo all'aperto non ci sono studi che confermano come ci siano conseguenze gravi sulla salute di chi è vicino a un fumatore", e il rischio è che così facendo si "rischia un accanimento talebano contro le libertà individuali", per Tamara Merlo di Più donne "non è in discussione il concetto di libertà individuale, ma in un parco giochi non si può dare a un bambino l'onere di farsi valere e chiedere a qualche adulto di spegnere la sigaretta. La prevenzione consiste anche nel non far iniziare a fumare, non solo far smettere chi fuma già".
Contrario anche il Consiglio di Stato. "Cadrebbe il principio di proporzionalità", ha affermato Raffaele De Rosa, direttore del Dipartimento sanità e socialità. Quella proposta da Ghisolfi è "una misura sproporzionata, che faticherebbe a reggere anche dal punto di vista legislativo". Avrebbe aderito, "con il cuore". Ma poi ci sono studi, ricerca e varie valutazioni "svolte in queste settimane". E l'opinione di De Rosa è che "un ulteriore limite non sarebbe giustificato". Perché, aggiunge, "la via è la prevenzione, che già facciamo e faremo con sempre più attenzione. Non mettere altri divieti calati dall'alto. Occorre rafforzare l'azione di sensibilizzazione, soprattutto verso i giovani. Con i quali, davanti a un divieto, rischiamo di vedergli fare l'opposto".
Ad ogni modo, nuove campagne sono all'orizzonte. Ad esempio una di sensibilizzazione sul littering, "un tema che ci sta molto a cuore", conclude il direttore del Dss.