Avanzo di 137 milioni di franchi nel Consuntivo 2018. Minori uscite e consistenti entrate. Attesa per oggi una comunicazione del Consiglio di Stato
Un avanzo stellare, se paragonato ai dati di preventivo (7,5 milioni). Si parla infatti di un importo di 137 milioni di franchi, stando a quanto appreso dalla ‘Regione’. È l’avanzo d’esercizio del Consuntivo 2018 del Cantone. Consuntivo approdato al tavolo del Consiglio di Stato. Da Palazzo delle Orsoline maggiori informazioni sui conti potrebbero uscire oggi. Non si esclude infatti un comunicato da parte del governo.
Cifre nere, insomma. Anzi nerissime. Per trovare conti così in attivo, al netto degli investimenti, bisogna tornare alla fine degli anni Ottanta, per la precisione al 1989 quando si sfiorarono i 150 milioni di avanzo. Risultato, peraltro, conseguito già nel 1988. Dal 1991 sino al 1995 i conti del Cantone hanno navigato attorno alla linea del pareggio del bilancio per poi entrare in una lunga fase burrascosa, durata 22 anni, in cui – eccezion fatta per 7 anni, di cui solo cinque consecutivi tra il 1999 e il 2001, e tra il 2008 e il 2009 – i conti hanno navigato nel rosso. A volte rosso profondo, come nel 2004, quando si sfiorarono i 300 milioni di deficit. Un record.
Record come per il 2018, ma con segno positivo stavolta. Al risultato straordinario conseguito lo scorso anno, che suona come un’ulteriore conferma dell’avvenuto risanamento delle finanze cantonali, avrebbero contribuito più fattori. Il miglioramento di 130 milioni rispetto al preventivo è dovuto a minori uscite per 25 milioni e a un incremento considerevole delle entrate: maggiori ricavi per 105 milioni.
Il consistente avanzo è ovviamente anche figlio della manovra proposta nell’aprile 2016 dal Consiglio di Stato e approvata dalla maggioranza del parlamento nel settembre di quell’anno. Sul fronte delle uscite era stata decisa in particolare una riduzione dei sussidi di cassa malati e degli assegni familiari integrativi e di quelli di prima infanzia. Un taglio degli Afi e degli Api, ma anche del numero dei giudici dei provvedimenti coercitivi (un’unità in meno: da quattro a tre magistrati), che dopo il referendum lanciato dalla sinistra e dai sindacati venne confermato nel febbraio 2017 dal voto popolare. I cittadini avevano invece respinto la misura concernente le cure a domicilio, quella che prevedeva di far passare alla cassa i pazienti: no dunque a una partecipazione finanziaria degli utenti. Ma con la manovra si agì anche sulle entrate, con misure soprattutto di competenza del Consiglio di Stato: per esempio con il ritocco verso l’alto delle stime immobiliari e dei balzelli legati alla circolazione stradale, rivedendo il sistema di calcolo degli ecoincentivi con una diminuzione del numero di beneficiari del bonus. Operazione quest’ultima tradottasi in aumenti non indifferenti delle imposte 2017. Che la Camera di diritto tributario del Tribunale d’appello aveva poi ridimensionato di molto accogliendo parzialmente tre ricorsi inoltrati da altrettanti conducenti rappresentati dal Fronte automobilisti ticino.