Ticino

Il Dt valuta se rendere cantonale lo sgombero neve

‘Stiamo stufi della litigiosità di alcuni concorrenti’, spiega il direttore Claudio Zali. L’ammissione sulle delibere del 2016: ‘Abbiamo pasticciato’

8 marzo 2019
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«Stiamo iniziando delle riflessioni per capire innanzitutto quanto costerebbe e quante risorse umane sarebbero necessarie». Le valutazioni sono ancora nella fase embrionale, ma il Dipartimento del territorio (Dt) sta pensando di cambiare l’impostazione del servizio di sgombero neve sulle strade cantonali, che attualmente viene esternalizzato a ditte private su quasi tutto il territorio ticinese. È quanto conferma in un’intervista alla ‘Regione’ il direttore del Dt Claudio Zali, spiegando che l’intenzione è di internalizzare il servizio, analogamente a quanto avviene nel Canton Grigioni. «Sarebbe dispendioso assumere del personale appositamente per questa funzione, essendo le precipitazioni un evento non prevedibile. Valuteremo pertanto delle soluzioni flessibili da adottare nel contesto della gestione dei servizi già esistenti», spiega il consigliere di Stato.

Il desiderio di cercare un nuovo sistema, aggiunge Zali, è stato generato dall’alta litigiosità con cui il Dt si trova confrontato nell’ambito dei concorsi per le assegnazioni dei mandati. «Se per esternalizzare il lavoro ci dobbiamo sobbarcare contenziosi spiacevoli, allora per la buona pace di tutti tanto vale che il Cantone internalizzi il servizio. A meno che ciò non costi un occhio della testa», aggiunge il direttore del Dt. Attualmente il Cantone dispone di un paio di frese che vengono utilizzate principalmente per la pulizia del Passo della Novena. Oltre all’impiego delle risorse umane, il Dt dovrà dunque valutare quanto possa costare ampliare il parco mezzi. In ogni caso gli attuali contratti verranno mantenuti almeno fino alla scadenza prevista nel 2022.

Quando parla di contenziosi spiacevoli, Claudio Zali fa riferimento in particolare ai ricorsi al Tribunale amministrativo: durante l’ultima assegnazione dei mandati per carico/fresa neve, su 5 lotti del valore complessivo di 750mila franchi, sono stati presentati 3 ricorsi, tutti parzialmente accolti dal Tram. Ma tra i grattacapi che il Dt incontra nell’ambito fresa neve, figura però anche un procedimento penale aperto nei confronti di un partecipante al concorso per il lotto dell’alta Valle di Blenio (un ex municipale), come da noi anticipato lo scorso dicembre. Come emerge dall’inchiesta in corso da parte della procuratrice pubblica Raffaella Rigamonti i reati che si prospettano per lui sono di truffa in documenti e truffa processuale (probabilmente tentata) per aver cercato di camuffare l’età di un mezzo applicando una targhetta falsa (il concorso prevedeva che gli autoveicoli non potessero essere immatricolati prima del 1995). Nella presa di posizione del Dt che aveva fatto seguito al nostro articolo, veniva spiegato che la Divisione delle costruzioni aveva rescisso tutti i contratti con la ditta in questione dopo aver saputo dell’apertura dell’inchiesta. Di fatto però la ditta risulta essere ancora attiva nel servizio callaneve dall’abitato di Olivone a Campra nonché sulla strada del Passo del Lucomagno (fresa e calla). Perché? «Nel primo caso la ditta in questione lavora in consorzio con un’altra ditta e rescindendo anche questo contratto ci saremmo esposti a richieste di risarcimento da parte di terzi – risponde Zali –. L’appalto relativo al passo è invece attribuito dalla Pro Lucomagno e non è quindi di un lotto cantonale».

Nel comunicato stampa del Dt veniva sottolineato anche il corretto operato dei funzionari. Cosa risponde Zali invece a proposito di possibili favoritismi intercorsi tra il concorrente indagato e il capo delle Divisione delle costruzioni – che siedono nello stesso Cda di una società della Valle di Blenio – in particolare durante la preparazione del concorso da parte del Cantone? «Il capodivisione ammette uno scambio di informazioni con l’ex municipale, ma solo relative a questioni tecniche, non con l’intento di arrangiare commesse o favorire mandati e in ogni caso successive all’assegnazione del mandato del 2016», assicura Zali. Giovanni Simona, a capo dell’Ufficio dei servizi di manutenzione stradale (EMma), aggiunge: «L’appalto del 2016 è stato costruito da me e dal mio servizio con i miei collaboratori e il capodivisione non ci ha mai messo il naso. I dati tecnici messi in appalto li ho giudicati e approvati personalmente». In quell’occasione, ammette Simona, «abbiamo peccato di un po’ di inesperienza». Era infatti la prima volta che l’EMma si occupava di stilare un appalto pubblico per il servizio fresa neve, avendo il Dt fino ad allora proceduto tramite mandati diretti visto che gli importi lo permettevano. «Abbiamo ristretto troppo la paletta dei possibili partecipanti al concorso e proprio questo aspetto ha causato i ricorsi al Tram che poi abbiamo perso», continua Simona. Lo ammette anche Zali: «Ci abbiamo pasticciato; ne è la prova il fatto che abbiamo perso più ricorsi in quest’ambito rispetto ad altri settori relativi alla pulizia delle strade dalla neve». Perciò i nuovi appalti preparati nel 2017 hanno incluso dei correttivi che semplificavano i criteri di partecipazione, permettendo di allargare la paletta dei possibili concorrenti. «Inoltre abbiamo standardizzato l’appalto per tutti i quattro lotti dati a concorso nel 2018», continua Simona.

Il direttore del Dt rende attenti sulla trasparenza che contraddistingue l’attuale sistema: «Non facciamo le cose sottobanco. Tutto quello che facciamo è suscettibile di ricorso e può essere impugnato. Se ci danno torto, com’è successo in alcuni casi, significa che abbiamo torto». Ma perché in certi casi il Tram dà torto al Dt e quest’ultimo, dopo aver annullato il concorso, assegna comunque un mandato diretto allo stesso vincitore? «In un paio di casi, in Valle di Blenio e in Leventina, dopo l’annullamento del concorso abbiamo deciso di dividere i lotti e proporli ai due contendenti», risponde Giovanni Simona. Nel caso della Valle di Blenio, il funzionario precisa che è stato proposto il lotto dell’alta valle all’indagato e la Media al ricorrente: quest’ultimo non ha però accettato essendo interessato all’altro lotto per il quale si era detto disponibile a ricevere un mandato diretto. Ma il Cantone ha scelto l’altro. «A posteriori è difficile spiegare i motivi interni che hanno portato alla scelta dell’uno invece che dell’altro – aggiunge Zali –. Sta di fatto che il mandato diretto contiene un elemento di discrezionalità e il committente può quindi decidere di testa sua». La decisione presa a inizio 2018 è però di fatto caduta qualche settimana più tardi, quando il Dt è venuto a sapere dell’inchiesta.

Lavizzara: ‘Controllo carente, abbiamo riposto eccessiva fiducia’

Un controllo carente; una fiducia eccessiva riposta dai funzionari incaricati nei vertici della ditta valmaggese aggiudicatasi l’appalto; un intervento drastico – ma forse tardivo – da parte del Dipartimento. E un provvedimento penale che non è scattato in quanto la violazione è avvenuta nell’ambito della gestione contrattuale e non al momento della delibera. La vicenda delle fresatrici “fantasma” della Lavizzara presenti (ma solo sulla carta o, meglio, sulla fattura comprovante l’acquisto del macchinario) non lascia adito a dubbi: le verifiche hanno fatto cilecca, la procedura seguita “è stata carente” per ammissione degli stessi funzionari del Dt. In pratica si sarebbe dovuto attendere l’arrivo degli automezzi mancanti nel parco veicoli prima di procedere all’assegnazione del lotto. Il caso ha voluto che quell’inverno 2017 nelle valli dell’Alto Ticino di neve ne sia caduta poca. «Fosse nevicato copiosamente, ecco che ci saremmo accorti che le frese indicate nel bando di concorso non erano presenti e a disposizione della ditta entro i termini previsti dal bando» – afferma Giovanni Simona. Resta da chiedersi se l’annullamento del concorso, dopo la segnalazione di irregolarità da parte di terzi, non avrebbe dovuto portare, come conseguenza, anche all’avvio di una procedura penale dei confronti di chi non ha rispettato gli accordi. «Abbiamo ritenuto che la cosa non fosse così grave. Si è trattato di una violazione nell’ambito della gestione contrattuale. In pratica l’imprenditore non si è attenuto, a priori, ai termini di aggiudicazione del servizio. Non abbiamo tuttavia potuto dimostrare che al momento dell’assegnazione dell’appalto il titolare della ditta ci avesse dichiarato il falso. Il rivenditore ci aveva confermato, per iscritto, che la fresa mancante era stata acquistata dall’interessato, previo pagamento di un acconto. L’annullamento del bando è stato originato dalla sostituzione di un’altra macchina a nostra insaputa. Quest’ultima non era conforme. Va comunque evidenziato che il Cantone, in tutta questa faccenda, non ci ha smenato il becco di un quattrino. E nemmeno la ditta concorrente, perché era risultata scartata già al momento della verifica degli atti di concorso».

Un solo concorrente? ‘Pronti ad accettare anche strappi alla regola’ 

Cosa succede nel caso non si presentino almeno due ditte in lotta per aggiudicarsi questo importante servizio invernale? La domanda è d’obbligo dal momento che ben 22 lotti sui 46 pubblicati presentavano un solo concorrente in gara. Il Cantone deve accettare che nei bandi con un solo concorrente ci possano essere delle leggere difformità alle condizioni di concorso. Questo modo di agire non suona come una “beffa” per le ditte che investono capitali ingenti, perché non avendo partecipato alla gara di appalto non hanno diritto di ricevere l’incarico. Discorso che non vale unicamente per le frese, bensì anche per i veicoli callaneve. «In un lotto con due concorrenti in gara, solitamente quello non conforme (o con l’offerta più cara) viene escluso e il mandato se lo aggiudica il rivale» – osserva Simona. Nel caso si faccia avanti un solo partecipante, come si procede? «Fino al 2015 il Cantone metteva in concorso 114 lotti. Questo stava a significare 114 delibere e altrettanti contratti. In molti casi faticavamo a trovare la ditta in grado di assicurarci il servizio. Come Dipartimento abbiamo il dovere di avere sempre qualcuno sotto contratto che ci assicuri la pulizia delle strade. Con la riorganizzazione abbiamo dunque ridotto il numero di lotti, raggruppandoli e cercando di renderli più “interessanti” per avere più partecipanti. Così abbiamo anche incrementato la concorrenza. Il maggior riscontro, però, in alcuni casi non basta ancora. Negli atti d’appalto figurano delle condizioni di partecipazione ben precise (relative a macchinari, personale ecc…), nelle quali sta scritto, nero su bianco, che il Cantone può soprassedere a queste disposizioni qualora ci fosse un solo concorrente». Discorso che vale per una decina di casi con incarichi assegnati in deroga, in passato. «Vi sono delle difformità che abbiamo ritenuto di poter accettare. Ma è chiaro che se questi strappi alla regola erano tali da non poter essere tollerati, veniva annullato il lotto». E in seguito dato per mandato diretto a un’altra impresa in modo da garantire strade pulite in inverno. La legge prevede comunque un importo finanziario massimo oltre al quale non si può andare. Anche in questo caso, dunque, nessun danno alle casse cantonali.