Ticino

Giornata del malato, ‘sapere ci rende forti’

Athos Pedrioli, presidente dell'Associazione: ‘Più un paziente è informato sulla malattia, più affronta con forza e convinzione la degenza’

3 marzo 2019
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Parlare con i pazienti, informarli sulla loro malattia, spiegare il più possibile quanto è loro successo. Creare un rapporto medico-malato franco, trasparente. Dare un nome alle cose. Perché sì, anche quando si parla di degenze “Il sapere ci rende forti”. E questo è il tema, scelto a livello federale, che ha accompagnato, ieri, la Giornata del malato 2019.

«Le malattie e le disabilità possono essere meglio comprese, meglio vissute da parte dei pazienti se la conoscenza e il sapere attorno ad esse si sviluppa nel modo più aperto possibile», spiega da noi raggiunto Athos Pedrioli, presidente dell’Associazione giornate del malato della Svizzera italiana. È fondamentale, insomma, «da parte del personale medico e paramedico informare l’ammalato, o ad esempio in una casa anziani l’ospite, affinché questa persona, comprendendo bene tutto quello che sta succedendo, possa provare a migliorare il suo stato di salute in un tempo minore».

E ci sono testimonianze dirette sul fatto che una miglior comunicazione porti benefici? Certo, risponde Pedrioli: «Presentando la Giornata del malato 2019, abbiamo avuto la testimonianza di una signora che aveva una grave affezione polmonare, aggravatasi poi anche a livello cardiologico e che ha dovuto subire un intervento chirurgico». Ebbene, venendo informata di tutto passo a passo, con dettagliate spiegazioni su quanto stesse succedendo, «la signora grazie al personale medico l’ha vissuta meglio, e ha recuperato in un tempo minore rispetto a quanto sarebbe potuto succedere nel caso in cui non avesse bene chiaro a che cosa stesse andando incontro».

Senza mai dimenticare, però, la delicatezza della questione. Una questione che si fa psicologica, oltreché clinica. Come parlare con i malati? Come affrontare il discorso nel modo migliore? «È chiaro che ci vuole molta delicatezza – risponde Pedrioli – e bisogna sempre tenere conto del fatto che il paziente possa chiedere espressamente di non sapere nulla. Un suo diritto che non bisogna prevaricare». Ad ogni modo, «anche quando si parla di malattie molto gravi, ho visto che i medici cercano di instaurare un rapporto il più possibile improntato sulla comunicazione, perché a livello psicologico si possono innescare meccanismi che portano il malato ad affrontare con più forza, più volontà la malattia».

La Giornata del malato 2019 si è svolta inizialmente all’ospedale regionale ‘La Carità’ di Locarno, per poi spostarsi a Brissago alla Casa anziani San Giorgio (in Ticino la Giornata si svolge anche in queste particolari strutture) e alla Clinica Hildebrand. Interpellato dalla ‘Regione’ Paolo Beltraminelli, direttore del Dipartimento sanità e socialità, annota come «il tema scelto quest’anno è sicuramente impegnativo». Nel senso che sì, certo, il sapere ci rende forti: «È sicuramente vero». Ma ciò «implica un dialogo con il malato molto intenso. Per tanto tempo, soprattutto i malati con malattie serie e gravi, non sempre erano informati su tutto, non sempre si scendeva nei dettagli». Per Beltraminelli invece, oggi, «è molto importante affrontnare la malattia con i malati. Ma anche con i parenti, instaurando un dialogo trasparente, corretto e consapevole». Rimarcando, magari, il fatto che «il progresso scientifico e della ricerca ha portato molte malattie ad essere più guaribili, affrontabili rispetto a una volta». Tenendo però presente che «se il dialogo deve essere franco e bisogna dare speranza, bisogna essere sempre attenti a non alimentarne di false».