Parla il presidente dell'Agmsi Athos Pedrioli. La pandemia, il motto scelto per quest'anno ('vulnerabili ma resilienti') e la campagna vaccinazioni
«A causa della pandemia abbiamo dovuto rinunciare alle visite nelle strutture sanitarie, ma tramite i canali social eravamo comunque presenti con una serie di messaggi per sottolineare questa giornata e la rispondenza è al momento molto buona». È soddisfatto Athos Pedrioli, presidente dell'Associazione giornate del malato della Svizzera italiana, l'Agmsi (www.agmsi.ch). Oggi si è celebrata in Svizzera la Giornata del malato edizione 2021 (è stata istituita nel 1939), che per via della pandemia, e per il secondo anno consecutivo, in Ticino non ha potuto essere caratterizzata dalle consuete visite di una delegazione ufficiale dell'associazione in ospedali e case di cura. Tuttavia per ricordare pazienti, utenti e operatori sanitari che in questi ultimi dodici mesi sono stati confrontati con la malattia, l'Agmsi ha preparato un filmato che è stato trasmesso alla e dalla rete sanitaria cantonale e dai canali social Agmsi.
Si tratta di una serie di testimonianze legate al tema 'vulnerabili ma resilienti', accompagnate dalle riflessioni del direttore del Dipartimento sanità e socialità Raffaele De Rosa, del presidente dell'Ente ospedaliero cantonale Paolo Sanvido, del presidente delle Cliniche private Giancarlo Dillena e dello stesso Pedrioli, spiega l'associazione in una nota. L’obiettivo è "di mostrare che sebbene le malattie e la disabilità ci possono limitare fisicamente e psichicamente, così come rafforziamo il sistema immunitario del nostro corpo, possiamo farlo anche con la nostra psiche e diventare più resistenti - sottolinea l'Agmsi -. Superare una malattia o conviverci, ma soprattutto integrarla nel proprio vissuto ci rendono resilienti e più forti".
La Giornata del malato "è l'occasione per il presidente della Confederazione di invitare la popolazione a non dimenticare le persone la cui salute è compromessa: tuttavia il contesto quest'anno è diverso e la pandemia ha mietuto numerose vittime ripercuotendosi in modo pesante sulle nostre vite. Un tale flagello non lascia nessuno veramente indenne", ha dichiarato il capo del Dipartimento federale dell'economia, della formazione e della ricerca Guy Parmelin. "Da quando, un anno fa, abbiamo avuto in Svizzera il primo defunto per Covid-19, la pandemia - ha ancora ricordato il presidente della Confederazione - ha mietuto nel nostro Paese oltre novemila vittime. Molti piangono un parente o un caro amico. A queste persone va il mio più sincero cordoglio". Per la Svizzera e per molti altri Paesi la pandemia ha rappresentato la maggiore sfida dalla Seconda Guerra mondiale, ha rilevato Parmelin. Si è quindi rivolto alle persone a rischio costrette a proteggersi più delle altre e anche ai giovani, "cui stiamo chiedendo notevoli sforzi". Il consigliere federale ha avuto anche un pensiero particolare per tutto il personale sanitario. La Giornata del malato quest' anno ha adottato il motto 'Vulnerabile ma resiliente'. E "la pandemia ci mostra fino a che punto la nostra società può essere vulnerabile". Il Consiglio federale "fa tutto il necessario perché la nostra società resti solida. Quello di cui abbiamo bisogno in dosi elevate è la resilienza! Dobbiamo mantenere il nostro ottimismo, restare disponibili e dare prova di responsabilità. Nessuno di questi rimedi può essere prescritto, dobbiamo attingere alle nostre risorse dato che, come ha affermato il filosofo inglese Bernard Williams, l'uomo non ha mai reso alcun materiale tanto temprato quanto lo spirito umano", ha evidenziato il presidente della Confederazione.
Ora si guarda con speranza e fiducia alla vaccinazione, considerata l'unica arma efficace contro il virus. «Come Svizzera abbiamo però perso un po' il treno - osserva Pedrioli -. Siamo anche il Paese dell'industria farmaceutica, siamo tra le nazioni più ricche, tuttavia, secondo me, si poteva fare di più, se oltretutto teniamo conto che la nostra popolazione è numericamente paragonabile a quella di Israele, dove la vaccinazione sta andando alla grande. Ci si augura ora che anche in Svizzera la campagna proceda celermente, non solo per gli over 65 ma anche per i giovani, affinché a partire dai 16, dai 18 anni di età chi lo desidera possa essere vaccinato al più presto». Aggiunge il presidente dell'Agmsi: «Devo invece complimentarmi con il Consiglio di Stato ticinese per come ha gestito la prima e per come sta gestendo la seconda ondata pandemica, nonostante le non poche e gravi difficoltà».