Il Ps si schiera sulle condizioni di lavoro imposte dalla Kering: “Da un lato profitti miliardari, dall'altro precarizzazione e traffico”. E rilancia controlli e salario minimo
Non si scappa, per il Partito Socialista sono urgenti “il potenziamento dei controlli dell’Ispettorato del lavoro e un salario minimo dignitoso in Ticino, superiore ai 20 franchi all’ora”. Il Ps questa volta anticipa sul tempo l'Mps di Matteo Pronzini e prende posizione riguardo le ultime rivelazioni della Rsi sulle condizioni di lavoro alla Luxury Good.
“Condizioni di lavoro inammissibili, sfruttamento della manodopera ed estrema precarizzazione. A 5 anni dalla denuncia sindacale per lo stesso genere di casi, le attuali testimonianze di lavoratori della Luxury Good indicano che non è cambiato nulla”. Così si legge in un comunicato odierno firmato da Igor Righini, presidente del Ps, che “si oppone con decisione a questo tipo di economia”.
Quanto rivelato ieri da Modem e Falò, attraverso le denuncie di alcuni ex dipendenti della Luxury Good, sarebbero dunque la conferma dei “gravi problemi” causati dalla presenza in Ticino del gruppo della multinazionale Kering, come già denunciato a livello sindacale da Unia ben 5 anni fa.
“Orari e luoghi di lavoro comunicati via messaggeria telefonica di giorno in giorno – si legge nel comunicato del Ps – ritmi di lavoro asfissianti, impossibilità di andare al bagno o di bere durante i turni, anche quando fa più caldo. Lavoro sotto videosorveglianza, magazzini gelidi d’inverno e lavoratori obbligati a portare uniformi non adeguate”. Insomma, “inammissibili condizioni di lavoro e sfruttamento che vanno combattuti con decisione”, perché “quest’attività logistica legata all’alta moda in Ticino continua a basarsi sullo sfruttamento della manodopera e sul dumping salariale”.
Un tipo di economia, secondo il Ps ticinese, “fondato su sistema opaco che sfrutta anche il territorio, come mostrato dalle inchieste per evasione fiscale contro Kering, e che permette alla multinazionale d’importare nel nostro Cantone un’altissima quantità di beni prodotti all’estero per poi distribuirli a livello mondiale con l’unico scopo di pagare meno imposte. A fine gennaio, il nucleo di polizia finanziaria di Milano ha contestato alla multinazionale della moda un’evasione fiscale di 1,4 miliardi di euro per dei ricavi non dichiarati per oltre 14 miliardi. Le conseguenze sono gravi, come dimostrato dai 150 posti di lavoro tagliati da Kering in Ticino lo scorso ottobre”.
Per concludere, qual è il quadro sella situazione? “Da un lato, i profitti miliardari della multinazionale; dall’altro condizioni di lavoro inammissibili, sfruttamento ed estrema precarizzazione della manodopera, enorme traffico di mezzi pesanti per un indotto cantonale che va riconsiderato. Non è questa l’economia che vogliamo per il Ticino. Non l’economia che sfrutta le persone e il territorio, facendo concorrenza sleale a imprenditori onesti che pagano correttamente i propri dipendenti”.