Fortissime prese di posizione dei gruppi parlamentari nella discussione sul rapporto della Cpi. Galusero: ‘Quadro desolante’, Caverzasio ‘cultura dell'omertà’
Resa dei conti doveva essere sull'affaire Argo 1, e resa dei conti è stata. La discussione relativa al rapporto della Commissione parlamentare d'inchiesta, che aveva il mandato di fare luce dal punto di vista amministrativo e delle responsabilità politiche dell'intera vicenda, è stata senza esclusione di colpi.
"Siamo rimasti di sasso", ha sentenziato per il Plr Giorgio Galusero, membro della Cpi assieme al coordinatore Michele Foletti (Lega), Claudio Franscella (Ppd), Carlo Lepori (Ps), Michela Delcò Petralli (Verdi) e Tiziano Galeazzi (Udc). "Siamo rimasti di sasso davanti a un quadro desolante, fatto di ritrattazioni, carente conoscenza delle leggi, responsabilità disattese e un'approssimazione e un'improvvisazione costanti". Nell'attribuire il mandato ad Argo 1, certo. Ma soprattutto "perché ancora il 4 febbraio, quindi pochi giorni fa, il Consiglio di Stato nella sua presa di posizione ha ribadito che si è agito in buona fede e ha riconfermato l'urgenza, l'emergenza della situazione". E qui il primo affondo a Paolo Beltraminelli, direttore del Dipartimento sanità e socialità: "La sua responsabilità è lampante, e come direttore del Dipartimento ne risponde. Scusi la mia franchezza, ma credo che a distanza di due anni lei non abbia ancora capito la portata di quanto successo nel suo ufficio, ed è grave".
Bordate sono arrivate anche, a nome della Lega, dal capogruppo Daniele Caverzasio. Secondo cui leggendo il rapporto della Cpi si avverte come "aleggia una sorta di cultura dell’omertà, della necessità di proteggersi l'un l'altro, cercando la protezione del partito, convinti che i partiti storici abbiano il potere di una volta e riescano a insabbiare. Una cultura ben radicata nell'amministrazione". Ma ne ha per tutti, Caverzasio. Per il capogruppo liberale radicale Alex Farinelli che, "quando era coordinatore della sottocommissione che ha preceduto la Cpi, non ha dato comunicazione per una settimana di una importante e-mail di Renato Scheurer ai suoi colleghi, asserendo che pensava fosse una comunicazione privata. Quando invece al procuratore generale l'ha segnalata subito". E per il Ppd riguardo alla cena di Bormio, e al soggiorno offerto da Marco Sansonetti al presidente popolare democratico Fiorenzo Dadò e alla funzionaria, e sua compagna, Carmela Fiorini. Cena "di cui tutti sapevano, ma di cui Beltraminelli è stato informato solo tanto, troppo tempo dopo".
Maurizio Agustoni, a nome del Ppd, ricorda invece come nel decreto d'abbandono del pg Andrea Pagani figuri scritto che non ci sono stati casi di corruzione, e che "l'accusa più forte che viene fatta a Paolo Beltraminelli è quella di essersi fidato troppo dei suoi funzionari". Funzionari che "non erano passanti, avevano una comprovata esperienza" rimarca Agustoni, "ed è normale che un consigliere di Stato si fidi di loro". Anzi, per il capogruppo popolare democratico "la colpa di Beltraminelli è essersi comportato più da uomo di Stato che da uomo di partito, perché non ha scaricato le responsabilità su funzionari magari di altri partiti, ma si è preso la responsabilità di magagne anche non sue".
Improntato a "trarre insegnamento" dalla vicenda è invece l'intervento per il Ps di Ivo Durisch. "Il contenimento dei costi e la rincorsa al prezzo più basso non garantisce il corretto funzionamento delle cose, e neanche la legalità e il rispetto delle regole" per il capogruppo socialista. E va inoltre potenziato il ruolo del Controllo cantonale delle finanze, "il quale più volte scrisse che c'era qualcosa che non andava, che mancava documentazione, che c'era qualcosa di opaco. Ma non ha gli strumenti per intervenire direttamente, gli vanno dati". Ad ogni modo per Durisch "siamo convinti che la responsabilità politica del direttore del Dss (Beltraminelli, ndr) sia chiara".
La verde Michela Delcò Petralli ha rimarcato come "un direttore di Dipartimento non deve essere temuto, ma rispettato sì. E Beltraminelli non si è reso conto che alcuni funzionari hanno agito come se sopra di lui non ci fosse nessuno. Lei ha firmato ad occhi chiusi il contratto con Argo1 senza sapere neanche che ditta fosse, senza risoluzione governativa, senza controlli in seguito". Ed è "grave" che "la Sezione delle finanze abbia pagato fatture milionarie (sono 7 i milioni) senza i necessari giustificativi".
"Mi auguro che il Consiglio di Stato e il Diparimento sanità e socialità abbiano la forza di chiedere scusa a tutti i cittadini ticinesi", ha esclamato per l'Udc Gabriele Pinoja. Scuse perché il rapporto "mi ha scioccato, e ha ammutolito tutta l'aula". Pinoja ricorda che sì, "dal punto di vista penale sembra non ci sia niente". Ma "speriamo", ha aggiunto, sibillino.
Matteo Pronzini (Movimento per il socialismo), dal canto suo chiede "le dimissioni di tutto il Consiglio di Stato. È chiaro che quando dei funzionari vedono cinque persone sopra di loro che non rispettano le leggi – mi riferisco a rimborsi e pensioni del governo – anche loro si sentono autorizzati a non seguirle". Frasi, queste, che hanno suscitato la reazione indignata, dai banchi del governo, del presidente del Consiglio di Stato Claudio Zali il quale, però, nella sua replica non ha accennato a nulla di quanto detto (e chiesto) da Pronzini: "Il governo ripete quanto detto alla Cpi, non è mai venuta meno la fiducia nei confronti del Direttore del Dss e poniamo l'accento su tutti i correttivi già messi in atto, di cui abbiamo informato la Commissione parlamentare d'inchiesta".