Ticino

‘Indizi di reato? Subito dal pp’

Il pg Andrea Pagani parla agli agenti affiliati alla Fsfp sulle previste indagini di polizia preventive in incognito e mascherate

Andrea Pagani / Ivano Bodino
1 dicembre 2018
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Il testo normativo elaborato dal Consiglio di Stato, e che la maggioranza della commissione parlamentare della Legislazione avalla, seppur con qualche ritocco, «ha dignità giuridica e un suo spazio nella legislazione svizzera: il mio auspicio come procuratore generale è che in caso di approvazione di questa riforma da parte del Gran Consiglio venga poi allestito un regolamento d’applicazione con disposizioni semplici e soprattutto chiare». Disposizioni chiare «per evitare che il lavoro delle forze dell’ordine non possa essere successivamente utilizzato nel procedimento penale». E allora «quando dalle indagini di polizia preventive, in incognito o mascherate, dovessero emergere sufficienti indizi di reato, consumato o anche solo tentato, gli agenti avvertano il pp. Suonino subito il campanello del Ministero pubblico, l’autorità preposta ad aprire il procedimento». Parlando alla sezione ticinese della Federazione svizzera funzionari di polizia, in assemblea ieri a Sementina, il pg Andrea Pagani torna sulla revisione della Legge cantonale di polizia. Ovvero sulle modifiche normative proposte dal governo per introdurre lo strumento della custodia di polizia e in particolare per conferire base legale alle indagini appunto preventive nonché segrete. Ed è con riferimento a queste che Pagani, nel suo discorso davanti agli agenti affiliati alla Fsfp, confida nella stesura, da parte dei competenti organi politici, di «chiare regole d’attuazione».

La riforma, oggetto anche di critiche, tra cui quelle mosse dall’Ordine degli avvocati, figurava nella lista dei temi in votazione nella seduta parlamentare del 19 novembre. È però finita nuovamente sotto la lente della commissione a causa dei diversi emendamenti avanzati ‘all’ultimo momento’ dalle deputate Sabrina Gendotti (Ppd), Giovanna Viscardi (Plr) e Michela Delcò Petralli (Verdi). I correttivi suggeriti sono stati nel frattempo bocciati dalla maggioranza della Legislazione. Di questa maggioranza è relatore, con la leghista Amanda Rückert, il liberale radicale Giorgio Galusero, che all’assemblea della Federazione difende il progetto di revisione normativa sul quale il Gran Consiglio si pronuncerà nella sessione al via lunedì 10. Con la nuova legge, dice l’ex ufficiale della Polcantonale, già alla testa della Fsfp, «la polizia potrà fra le altre cose ‘pattugliare’ il web ricorrendo a identità fittizie, per scoprire ad esempio pedofili. Questo oggi – nel 2018! – non lo può fare ed è assurdo». La riforma, ricorda a sua volta il capo del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi, mira a «rafforzare operatività e mezzi investigativi della polizia, a beneficio della sicurezza di tutti, sfruttando il margine di manovra concesso ai Cantoni dal Codice di procedura penale federale». L’operatività passa anche da un’adeguata formazione continua degli agenti. Che si intende, pure questa, «rafforzare», indica il comandante della Cantonale Matteo Cocchi, evidenziando inoltre come le recenti riorganizzazioni interne al corpo di polizia abbiano «migliorato il nostro presidio del territorio».

Nella sua relazione in veste di presidente della sezione cantonale della Federazione, Ivano Bodino ribadisce la necessità della «modifica» dell’articolo 285 del Codice penale, quello che punisce le aggressioni fisiche e verbali nei confronti dei pubblici funzionari, poliziotti compresi. Occorre «renderlo più incisivo». Ancora troppi gli episodi di violenza a danno degli agenti: «Vanno posti dei paletti e uno di questi è certamente la revisione del 285», insiste Bodino. A Berna comunque qualcosa si muove, rileva Michele Sussigan, che ha guidato la Fsfp prima di cederne il timone a Bodino: «L’iniziativa parlamentare per la modifica del 285 andrà ora davanti al plenum» del parlamento federale. Agenti bersaglio non solo di violenza, ma anche di denunce. «Vi è una oggettiva difficoltà nel capire il lavoro dell’agente di polizia», sostiene il consulente legale della Federazione, l’avvocato Andrea Bersani, patrocinatore di poliziotti coinvolti in procedimenti penali. E senza risparmiare qualche frecciata alla magistratura per le modalità di conduzione di qualcuno di questi procedimenti, osserva: «È un momento preoccupante per chi crede nell’operato delle forze dell’ordine».