Ticino

Argo 1, tensione sulla fuga di notizie

Verbali pubblicati dal 'Caffè', la Commissione parlamentare d'inchiesta scrive al pg: siamo esterrefatti, alle parti resi accessibili anche i nostri atti!

13 novembre 2018
|

Commissione colabrodo? «Assolutamente no – taglia corto Michele Foletti –. Non siamo stati noi a dare quei verbali al giornale. E la loro pubblicazione ci preoccupa, non vorremmo che chi li ha passati tentasse di delegittimare il nostro lavoro». Per mesi nulla è trapelato dei contenuti delle audizioni svolte dalla Cpi, la Commissione parlamentare d’inchiesta, presieduta dal deputato leghista, chiamata a fare piena luce dal profilo amministrativo e da quello politico sul controverso mandato assegnato nel 2014 dal Dipartimento sanità e socialità all’agenzia di sicurezza Argo 1 per la sorveglianza di centri per asilanti. Per mesi nessuna indiscrezione a mezzo stampa sull’attività della Cpi. Nelle ultime tre domeniche invece qualcosa è emerso. Dalle colonne del ‘Caffè’. Che ha divulgato stralci dei verbali degli interrogatori condotti dalla commissione: quelli di Marco Sansonetti, all’epoca dei fatti responsabile operativo della ditta, e dell’ex agente della Argo 1 Mario Morini, che ha riferito di salari versati in nero. Il settimanale ha anche sentito lo stesso Sansonetti, il quale sostiene che non vi sia stata alcuna corruzione nella vicenda e, anzi, di essere vittima di un “complotto”. D’altronde ‘Il Caffè’ fa ciò che farebbe qualsiasi altro media che entra in possesso di documenti giornalisticamente rilevanti: li pubblica. Di questo Foletti è consapevole. Martedì 6 novembre tuttavia la Cpi ha scritto al procuratore generale Andrea Pagani, titolare del procedimento penale sugli eventuali risvolti istituzionali del dossier Argo 1. Una lettera dai toni duri in cui la commissione manifesta “grandissima preoccupazione” per l’uscita di quei verbali: sollecita così l’adozione da parte del pg di provvedimenti per evitare il ripetersi di fughe di notizie e “desidera” un incontro con Pagani “per un confronto”.

Perché questa missiva al magistrato, con copia all’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio? «Nella lettera abbiamo esposto i fatti così come li abbiamo potuti ricostruire noi», riprende Foletti. «Sia con il precedente procuratore generale (John Noseda, ndr), sia con l’attuale, abbiamo sempre collaborato, fin dall’inizio dei nostri accertamenti – rammenta il coordinatore della Cpi –. E anche Pagani ha acquisito agli atti dell’inchiesta penale i verbali degli interrogatori e altra documentazione della Commissione parlamentare. Il problema, dal nostro punto di vista, è che gli avvocati difensori delle parti coinvolte nei procedimenti avviati dalla magistratura hanno avuto accesso non solo agli atti penali, ma anche ai nostri, essendo stati loro trasmessi dal pg. E quindi il nostro sospetto è che a far uscire i verbali in questione sia stato uno dei legali. Fatto sta che questa situazione è francamente imbarazzante per la Cpi».

Pagani: ‘Mi sono attenuto al Codice di procedura’

Alla lettera della commissione ha nel frattempo risposto il procuratore generale. «Ho agito conformemente alle regole del Codice di procedura penale – afferma Pagani, interpellato dalla ‘Regione’ –. E mi sono mosso nel solco – condivisibile – tracciato dal mio predecessore (Noseda, ndr) in questa fattispecie. Aveva già dato l’accesso agli atti penali e io non potevo certo negarlo in dirittura d’arrivo dell’inchiesta che dirigo».

Il pg Pagani conta di chiudere a breve l’indagine, ereditata la scorsa estate da Noseda. Le ipotesi di reato sono corruzione attiva e passiva, concessione e accettazione di vantaggi, infedeltà nella gestione pubblica. Una volta note le conclusioni penali, la Commissione parlamentare d’inchiesta potrà terminare il proprio rapporto. E allestire le sue, particolarmente attese, conclusioni amministrative e politiche. Che verranno poi discusse dal Gran Consiglio.

La missiva: ‘Siamo esterrefatti’

La lettera della Cpi al procuratore generale è datata 6 novembre e prende spunto dalla pubblicazione sul ‘Caffè’ di domenica 4 di stralci del verbale dell’audizione dell’ex agente di Argo 1 Mario Morini davanti alla commissione il 5 giugno. “Come lei rammenterà, il 4.7.2018 le è stata consegnata, dal presidente della Cpi e dal segretario generale del Gran Consiglio, una pennetta con una serie di documenti, fra cui tutti i verbali della Cpi realizzati fino quel momento – scrive la commissione a Pagani –. Nella sua seduta odierna (6 novembre ndr), la Cpi ha appreso che lei ha riferito ieri sera al segretario generale del Gran Consiglio che copia di quella pennetta è stata consegnata (verosimilmente in ottobre) ai patrocinatori delle parti in procedimenti penali legati al ‘caso Argo 1’. La Cpi è esterrefatta. Essa ritiene, infatti, che vi fosse un palese e assoluto interesse pubblico al mantenimento del segreto, e quindi alla non divulgazione dei propri documenti, ai sensi dell’articolo 108 del Codice di procedura penale”. La Cpi “non riesce davvero a spiegarsi come i propri documenti – compresi i verbali d’interrogatorio – siano stati trasmessi ‘in toto’ ai patrocinatori delle parti. Lei capirà che purtroppo la situazione venutasi così a creare rischia di minare gravemente e irrimediabilmente i lavori e la credibilità della Cpi”. In attesa di un incontro, “la Cpi le chiede cortesemente di fare ordine a tutti coloro ai quali il Ministero pubblico ha trasmesso la pennetta di non divulgarne – anche solo parzialmente – il contenuto a terze persone».