Ticino

Sorveglianza allievi anche prima e dopo le lezioni

Scuole comunali, il nuovo regolamento codifica quanto dice la legge e obbliga i docenti a vigilare sui ragazzi. Sisini (Decs): ‘In molti istituti era già così'

Ti-Press
20 ottobre 2018
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Non soltanto educazione, bensì anche vigilanza. È questo uno dei compiti centrali assunto dai docenti, per legge chiamati a sorvegliare i ragazzi durante la ricreazione ma non solo. I docenti titolari delle scuole comunali – asilo ed elementari – sono infatti “tenuti, di regola per non più di mezz’ora al giorno, a partecipare alla sorveglianza degli allievi che per motivi di forza maggiore giungono a scuola prima dell’orario d’ingresso o non possono rientrare a domicilio subito dopo la fine dell’attività scolastica secondo un piano organizzato dalla direzione di istituto”. Un compito messo nero su bianco nell’ultima versione del Regolamento sull’onere d’insegnamento dei docenti, approvato dal governo lo scorso mese di maggio. Si tratta di una novità? «Quanto inserito nel regolamento sull’onere del docente non fa altro che codificare quanto è previsto dalla legge e che veniva già fatto in molti istituti scolastici – risponde Rezio Sisini, capo della Sezione delle scuole comunali del Dipartimento dell’educazione (Decs) –. La vigilanza compete infatti alle direzioni degli istituti». Ciò premesso, per Sisini la mezz’ora di accoglienza a scuola prima della campanella così come quella dopo la fine delle lezioni non può dunque essere considerata un nuovo onere. «I compiti di sorveglianza degli allievi sono sempre spettati al docente titolare – precisa –. Quindi non si tratta di un aggravio». Tant’è che fra le direzioni scolastiche e nel corpo insegnanti l’introduzione del nuovo regolamento non ha suscitato malumori. «Per chi già aveva introdotto la sorveglianza da parte dei docenti non c’è stata alcuna reazione, mentre per gli altri si tratta di adeguarsi a quanto prevede la legge».

Resta da chiedersi se sia corretto che la scuola, in quanto istituzione pubblica, si debba assumere anche questo compito di “custodia” dei ragazzi. Nella pratica le nuove disposizioni si traducono in (almeno) un’ora in più al giorno durante la quale i ragazzi sono “in custodia”... «È corretto che la sorveglianza dei bambini spetti alla scuola – valuta il caposezione Sisini –. Va inoltre sottolineato che la direzione si occupa di organizzare un piano di sorveglianza settimanale, quindi il coinvolgimento del singolo docente non è di un’ora giornaliera, ma viene condiviso tra tutti i docenti titolari dell’istituto scolastico».

Il nuovo regolamento ha inoltre regolato un’altra questione, ossia quella del pagamento del docente contitolare che partecipa alle settimane organizzate fuori sede. «Finora solo alcuni Comuni procedevano al pagamento – conclude Sisini –, mentre ora tutti saranno tenuti a riconoscere finanziariamente questo onere».

Scuola dell’infanzia: a tre anni ‘troppe frequenze parziali’

Poco meno della metà degli allievi di tre anni iscritti nelle scuole dell’infanzia ticinesi frequenta l’asilo a tempo pieno. Un risultato “insoddisfacente”, ammette il governo, chiamato a tracciare un bilancio sulla frequenza dei bimbi che optano per seguire l’anno facoltativo. L’obiettivo, anche per i più piccoli, è quello di giungere progressivamente a una frequenza a tempo pieno, così come indica la direttiva del Dipartimento dell’educazione (Decs). Una mozione presentata da Nadia Ghisolfi (Ppd) e cofirmatari ha però espresso dubbi sulla messa in pratica di questa indicazione, e la verifica del Consiglio di Stato presentata nel suo recente rapporto lo porta a riconoscere che “i dati a livello cantonale e le differenze riscontrabili tra i circondari (si va dal 24 al 67%) stanno ad indicare che l’obiettivo della scolarizzazione a tempo pieno dei bambini di tre anni iscritti alla scuola dell’infanzia è lungi dall’essere raggiunto”. La scuola “deve farsi garante del fatto che ogni decisione sia presa nell’interesse del benessere del bambino”, e che non siano invece le “necessità organizzative della scuola o della famiglia” a prevalere. Il Decs intende dunque prendersi l’impegno “di rivedere la direttiva e la sua applicazione”.