Il capogruppo uscente leghista, in vista delle trattative sulla lista con l'Udc, ricorda come ‘siamo uniti su molti temi, ma la nostra anima è più sociale’
Il terzo nome sulla lista della Lega dei Ticinesi per il Consiglio di Stato sarà quello di Daniele Caverzasio. O meglio, «ho dato la mia disponibilità – ci conferma il capogruppo uscente leghista –, ma per le decisioni ufficiali ci prendiamo ancora un po’ di tempo». Anche perché sono scelte che si faranno «quando decideremo se fare una lista unica con l’Udc».
Lista unica che, ascoltando le voci di palazzo e dei corridoi, non scalda più di tanto una parte della Lega.
Si può parlare di lista unica o di lavorare insieme sui temi, ma ricordiamo sempre una cosa: Lega e Udc non sono la stessa cosa. È chiaro che noi abbiamo un’anima più sociale, che può scontrarsi con quella più filo liberale e vicina al mondo economico dell’Udc. Lo dimostra anche il fatto che Quadri e Pantani in Consiglio nazionale risultino i più attenti alla socialità di tutto il gruppo democentrista. Per una buona parte di temi siamo allineati, per altri abbiamo visioni diverse.
Va da sé che una lista unica, qualora ce ne fosse bisogno, blinderebbe in cassaforte il vostro secondo seggio in Consiglio di Stato.
In realtà in politica difficilmente uno più uno fa due. Non è assolutamente una cosa certa, e dirò di più: mai dare nulla per scontato. Perché così si rischiano brutte sorprese. Bisogna essere consapevoli che la strada è sempre in salita e ogni voto va guadagnato. Detto questo, noi ci crediamo. Non abbiamo difficoltà a ribadire che vogliamo confermare i due seggi in governo, e che siamo pronti alla battaglia con o senza l’Udc. Ricordando, comunque, che Norman Gobbi è stato candidato al Consiglio federale dalla stessa Udc.
E su quali temi verterà la battaglia da lei evocata?
Principalmente su sicurezza, che sia sociale o finanziaria o di paese, e mercato del lavoro. Su questo tema è facile prevedere che qualcuno cercherà di mettere sotto al tappeto la polvere del passato. Magari troveremo a difendere i lavoratori ticinesi chi è filoeuropeista, chi ha sempre sostenuto gli Accordi bilaterali, chi vuole allentare le misure d’accompagnamento. Mi chiedo con quale credibilità lo faranno. Noi saremo coerenti come sempre, continuando sulla nostra strada.
Sì, ma con il 9 febbraio e ‘Prima i nostri’ l’applicazione ha dovuto fare i conti con il diritto superiore e gli Accordi bilaterali. E si sapeva.
Purtroppo non è stata applicata la volontà del popolo, ma c’è una soluzione: l’iniziativa per disdire l’Accordo di libera circolazione, per la quale abbiamo partecipato attivamente alla raccolta delle firme. Se verrà approvata, ci permetterà di riprendere il controllo del mercato del lavoro, e di smettere di dipendere da altre entità esterne.
Per alcuni, di questi tempi ‘sovranismo’ è una parolaccia. Per voi sembra essere una risposta.
Sgombriamo il campo. Il sovranismo è sempre stato un nostro cavallo di battaglia, molto prima che diventasse il vessillo di altri movimenti in Europa. Però attenzione, in Svizzera abbiamo un sistema diverso: la sovranità che noi difendiamo è quella popolare, è un concetto differente. Qualcuno, oggi, questa sovranità vorrebbe svenderla all’Unione europea tramite accordi che ci danneggiano e impediscono il pieno esercizio della democrazia diretta. Per noi l’espressione popolare è assolutamente sacrosanta e non dovrà essere mai messa in discussione. Questa è la base della nostra democrazia, e del nostro sovranismo.
Tornando alle prossime Cantonali, che obiettivi vi siete posti?
L’obiettivo realistico è confermare i 22 seggi ottenuti nell’ultima tornata elettorale, ma non abbiamo paura a dire che ci terremmo a guadagnare posizioni. Guardi cosa succede nell’intera Europa, dove la destra avanza e si avverte un forte bisogno di sicurezza e identità. Questi sono i nostri temi da sempre, siamo identitari. C’è un vento a favore, ma i bravi marinai devono anche saperlo gestire e sfruttare.