Temperature, vento e tempeste solari... Parla l'astrofisico ticinese Renzo Ramelli
«Questa missione non solo è di notevole importanza scientifica, permettendoci, se tutto andrà come da programma, di capire meglio i processi fisici che governano la vita del Sole e di riflesso l’evoluzione delle stelle simili alla nostra. Ma rappresenta pure una grossa sfida tecnologica». Renzo Ramelli fa parte del team di astrofisici dell’Irsol, l’Istituto di ricerche solari situato sulla collina di Locarno. E anche dall’osservatorio ticinese, che in collaborazione con università svizzere e di altri Paesi studia ogni giorno, nuvole permettendo, l’astro diurno, si guarda evidentemente con estremo interesse, e un po’ di apprensione, al viaggio spaziale della sonda Parker Solar Probe della Nasa, lanciata domenica mattina da Cape Canaveral. «Quando nel dicembre 2024, secondo i calcoli, si troverà a 6 milioni di chilometri dall’astro, la distanza più piccola dalla nostra stella che una macchina costruita dall’uomo avrà mai raggiunto, la navicella verrà investita da una radiazione solare cinquecento volte più intensa di quella che arriva sulla Terra – rileva Ramelli –. La sonda subirà così un riscaldamento superiore ai mille gradi. Grazie però allo schermo termico altamente sofisticato che protegge la navicella, gli strumenti scientifici installati al suo interno dovrebbero lavorare nelle giuste condizioni, cioè a temperatura ambiente, intorno ai venti gradi centigradi. Dovrebbero. Una sfida tecnologica piuttosto impegnativa, per l’appunto».
Si prevede che la sonda Parker nel suo progressivo avvicinamento al Sole trasmetta i primi dati già verso la fine di quest’anno. Le aspettative degli astrofisici sono ovviamente tante. La missione dovrebbe chiarire alcuni meccanismi che regolano il vento solare, flusso di protoni, ioni pesanti ed elettroni. E che regolano la corona, lo strato più esterno dell’“atmosfera” del Sole. Sulla base dei dati che la sonda ci invierà dovremmo inoltre capire meglio l’origine delle tempeste solari, che sulla Terra possono causare disturbi alle telecomunicazioni, blackout elettrici e problemi ai satelliti.
Sapere come si generano le tempeste solari significa anche prevederle. Si tratta allora di affinare le nostre capacità predittive e prendere le necessarie misure per scongiurare o limitare al massimo i danni provocati da queste tempeste.
Le ipotesi sono diverse. Una è stata formulata dallo stesso Eugene Parker, l’astronomo statunitense da cui ha preso il nome la missione. Secondo Parker, il riscaldamento della corona sarebbe dovuto a microeruzioni che avvengono al suo interno e che trasformerebbero l’energia del campo magnetico in energia termica. Un’altra teoria attribuisce l’elevatissima temperatura al propagarsi nella corona di onde magnetoidrodinamiche provenienti dagli strati inferiori del Sole. I dati sperimentali raccolti dalla sonda dovrebbero dirci come stanno effettivamente le cose.
Le prime e la seconda sono complementari. Alle Hawaii gli americani stanno realizzando un telescopio per il Sole con uno specchio del diametro di quattro metri. Un telescopio di analoghe dimensioni lo si sta progettando a livello europeo e dovrebbe essere piazzato alle Canarie. A questo progetto partecipa anche l’Irsol, istituto specializzato nello sviluppo di metodi spettropolarimetrici per lo studio del campo magnetico solare. E poi osservare da terra costa meno che farlo dallo spazio...